Gentile grande figura da non dimenticare
Ho letto svariati articoli su Gentile, tra cui uno veramente interessante di M. Veneziani su “La Verità” di stamani (18 aprile 2025).
Straordinario come persista tuttora una damnatio memoriae sull’ultimo filosofo prodotto dal nostro Paese. Gentile fu fascista? Ebbene sì. Organico al regime? Certo! Fu una colpa?
No. Fu coerente con una sua scelta e riflessione. Fu una conseguenza del suo sistema e ideale filosofico, del resto originalissimo nel dibattito europeo. L’Attualismo rimane un criterio filosofico ed una prassi ancora da studiare e sviluppare, se non fosse per la cappa imposta sul pensiero italiano dall’oscurantismo marxista.
Perché dunque ancora perseguire e colpire una figura così importante non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa stessa, vista la profondità del suo pensiero?
Una possibile risposta può essere quell’egemonia propagandata paradossalmente dal suo più fervido seguace: Antonio Gramsci. L’egemonia culturale marxista imposta dal PCI e dai suoi eredi a partire dal dopoguerra continua tutt’oggi ingessando qualsiasi discussione al di fuori dalla loro ortodossia.
Un’altra possibile risposta è il conformismo italiano pronto per indole sempre al compromesso politico, sociale e culturale. Comunque sia, oggi all’azione politica dobbiamo necessariamente associare un’azione culturale rigorosa e coerente capace di scardinare la vulgata marxista; riappropriarsi del pensiero gentiliano significa anche rinnovare il costume italiano se, come pensa lo stesso Gentile, la filosofia è la regina delle scienze
Dunque, Gentile stigmatizzato perché fascista, ma noi, come detto, dobbiamo cogliere quello che c’è di fecondo nel suo pensiero. Di cosa parla esattamente la sua filosofia? Dell’atto: la realtà e la storia sono creati dall’atto, dal pensiero che si costruisce in azione.
Riprende in chiave del tutto originale la filosofia hegeliana, ma in parte anche la traduzione in prassi del pensiero di Marx in una sintesi innovativa. La storia è dunque un atto prodotto dall’azione umana.
Gramsci, che fu gentiliano, scrive: “L’uomo è un processo e precisamente il processo dei suoi atti.” Si nota come l’impianto sia senza dubbio debitore del pensatore siciliano. In realtà, la stessa prassi politica del sardo anche successivamente è fortemente influenzata da Gentile, nonostante la forte angolatura leninista
Per Gentile, lo stato è compimento e fine delle singole prassi individuali. Nel fascismo il filosofo individuava quella prassi e ideologia politica in grado di dare sostanza allo spirito inteso come volontà collettiva.
Dunque cosa c’è di così pericoloso in questo itinerario umano e filosofico?
Assolutamente niente. Quello che continua a persistere è la grettezza e l’incapacità faziosa dei suoi nemici di cogliere il valore di una delle più grandi personalità italiane.
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