Le piccole e medie imprese sono sempre più schiacciate dalla crisi economica generata dallo schizofrenico susseguirsi di Dpcm restrittivi. Gli ultimi dati allarmanti sulle attività imprenditoriali sono arrivati dallo studio Barometro Censis-commercialisti. Secondo l’analisi, svolta in collaborazione con gli studi commercialisti che gestiscono i conti delle attività commerciali e produttive, il 2021 potrebbe essere un autentico disastro: 460.000 PMI potrebbero chiudere per sempre.
I NUMERI PARLANO CHIARO
Le imprese con un numero di addetti inferiore a 10 e con un fatturato minore di 500.000 euro sono seriamente minacciate dal lockdown, in particolare dalle condizioni attualmente previste per le zone arancioni e rosse. Se il Governo continuerà con questa linea, saranno centinaia di migliaia le chiusure definitive già dall’anno 2021. Una perdita enorme per la nostra econonomia nazionale: 80 miliardi di euro di giro d’affari e almeno 1 milione di posti di lavoro.
Dinanzi alle gravi crisi piccoli sono i primi a soccombere, con poche forze e strumenti per poter davvero sfidare le difficoltà. Ovviamente le grandi multinazionali non aspettano altro che veder passare i cadaveri, così da cannibalizzare fette di mercato globale sempre più ampie. I dati ci dicono infatti che mentre le nostre attività del territorio vanno smembrandosi, i grandi colossi grazie al Covid stanno facendo affari d’oro… Amazon ad esempio ha incrementato i propri incassi del 75%, mentre l’11,5% delle piccole e medie imprese italiane starebbe già sull’orlo del fallimento, con prospettive davvero buie per il prossimo anno.
Nonostante la situazione sanitaria sia molto meno grave di quella dello scorso marzo, Conte continua a tenere chiuse moltissime attività, mentre i media mainestream non smettono di fare terrorismo psicologico alla popolazione. Comportamenti che stanno minando nel profondo la capacità di resistere della nostra economia reale, motore di una lunga tradizione che ora rischia di essere cancellata per sempre, anche a causa della totale assenza di provvedimenti di sostegno concreti.
Incassi fermi o bloccati e alti costi di gestione da sostenere rischiano di risultare fatali per molte microimprese. Per il 95% dei commercialisti coinvolti i ricavi delle PMI hanno subito una contrazione di oltre 50%, nell’ultimo anno.
LE RICHIESTE
Manca liquidità e molti imprenditori non trovano ancore di salvezza. Le misure messe in campo dal Governo risultano inefficaci. Per favorire davvero le PMI ed evitare il loro fallimento, i professionisti hanno elencato una serie di suggerimenti.
- più chiarezza nei testi normativi;
- tempestività nei chiarimenti sulle prassi amministrative;
- meno adempimenti;
- migliore distribuzione delle risorse pubbliche tra i beneficiari;
- combinazione delle misure adottate più efficace;
- taglio dei tempi necessari per l’effettiva erogazione;
- stanziamenti economici più consistenti (come hanno fatto, a fondo perduto, le Nazioni con moneta sovrana)
Il monito è “agire in fretta”. Il rischio di veder annegare milioni di famiglie in un bango di sangue è più che concreto. Il problema è che le ultime chiusure, dati alla mano, sembrano andare ben oltre le esigenze strettamente sanitarie. L’impressione che sulla crisi, per qualcuno, si siano innescate dinamiche profittevoli ormai divenute preminenti per le decisioni dell’esecutivo è sempre più forte.
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