“La musica: una pompa per gonfiare l’anima”
(Milan Kundera)
Tamburi parlanti: “●●●●● ●●●●● ●●●●●”. I Papuani della Nuova Guinea richiamano la propria moglie a casa con cinque colpi di tamburi ripetuti tre volte, udibili da tre a dieci chilometri di distanza, che significano: “Sono tornato, puoi rientrare a casa?”. Seguono altri colpi che identificano il mittente del messaggio.
A cosa serve la musica? Ognuno di noi risponderà a questa domanda in modo diverso: si ascolta o si pratica la musica per comunicare (così forse risponderebbe il Papuano), provare e trasmettere emozioni, propagandare, guadagnare, celebrare, intrattenere, ballare, ricordare, rilassarsi, pregare, dormire, studiare, evadere, curare, pensare, lavorare, copulare, consumare, pubblicizzare, agire, consolare, narcotizzare, digerire, ecc…
Da quanto sopra esposto sembra che la musica venga più consumata che compresa (o almeno ascoltata), come un oggetto da usare e talvolta anche di cui abusare, regalato dagli sponsor ai propri clienti, dai pubblicitari per vendere auto, salumi e cellulari. D’altra parte la musica, fin dalle sue origini, accompagna e circonda la nostra vita ed è associata a molteplici attività ed esperienze umane e non sarebbe giusto confinare la cosiddetta musica di consumo in una sottospecie di musica. Inoltre molti capolavori musicali sono nati su commissione per scopi utilitaristici: le [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””]http://www.adhocnews.it furono scritte da J. S. Bach per intrattenere le notti insonni dell’ambasciatore russo H.K. von Keyserlingk diventando poi una delle opere più importanti di tutta la letteratura clavicembalistica.
Progetti musicali
Le principali funzioni, o scopi, della musica, possono essere raggruppate in quattro categorie fondamentali: religiosità, movimento, narrazione ed espressione.
Religiosità o spiritualità
Fin dalla preistoria la musica è associata alla ricerca spirituale degli esseri umani aiutandoli nella riflessione e nella preghiera sia per mezzo del canto che della musica strumentale. Il canto in modo particolare svolge una funzione importante nei vari riti religiosi, con pratiche differenti a seconda del culto, durante i quali la musica è spesso associata alla preghiera.
Movimento
Nel rapporto musica-movimento la musica stimola e aiuta il coordinamento corporeo accompagnando e guidando attività quali il ballo, le marce militari, i canti di lavoro agricolo e marinaio, le processioni religiose, ecc…I worksong degli schiavi africani impiegati nelle piantagioni di tabacco e cotone nel sud degli Stati Uniti, i canti delle mondine che lavoravano nelle risaie del nord Italia, sono due esempi di canti che ritmavano i movimenti e alleggerivano – almeno in parte – la fatica del lavoro.
Narrazione
Nella narrazione la musica svolge il compito di raccontare delle storie, delle immagini o delle situazioni. Il testo, se presente, può aiutare nella comprensione del messaggio sonoro ma anche la musica strumentale da sola è in grado di svolgere questa funzione narrativa. Un esempio è [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””] http://www.adhocnews.it, scherzo sinfonico del compositore francese Paul Dukas, che narra con i soli suoni l’antica ballata di Johann Wolfang von Goethe.
Espressione
La funzione espressiva della musica, viene realizzata attraverso la combinazione delle caratteristiche proprie del linguaggio musicale (come il timbro, il ritmo, la melodia, l’armonia), riflesso delle idee, dei sentimenti e delle emozioni del compositore. I titoli extra-musicali dei brani, ci suggeriscono eventi, luoghi, viaggi, aiutandoci a capire, almeno in parte, le intenzioni del compositore, come nel caso delle [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””]http://www.adhocnews.it di Vivaldi, uno dei primi esempi di musica descrittiva (e anche, in parte, della [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””] http://www.adhocnews.it – detta Pastorale – di Beethoven).
Musica strumentale
La musica strumentale si può dividere a sua volta in tre gruppi: descrittiva, a programma e assoluta. Nella musica descrittiva, per mezzo delle onomatopee musicali (imitazione di suoni e rumori con il canto e gli strumenti), si descrivono eventi naturali e atmosferici, battaglie, versi di animali, ecc…I primi esempi risalgono al Medioevo ma è solo nel Settecento che questo genere si definisce (vedi i sopra citati Vivaldi e Beethoven). La “musica a programma” si propone di rappresentare qualcosa senza necessariamente ricorrere all’onomatopea. Essa può includere idee, sentimenti, luoghi, personaggi, eventi autobiografici e si riconosce dal titolo extra-musicale con il quale il compositore aiuta ad orientare l’ascolto, anche per mezzo di didascalie (un esempio è il brano [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””] http://www.adhocnews.it dove i Pink Floyd raccontano di un viaggio nello spazio). Il [icon name=”video-camera” class=”” unprefixed_class=””] http://www.adhocnews.it (poesia di suoni) è una composizione per orchestra e la principale forma di musica a programma che si affermerà nel 1800 grazie al genio di Franz Liszt. Sinfonia, concerto, studio, quartetto, sonata e via dicendo, sono titoli formali che rimandano direttamente a forme e a gruppi musicali. Essi rientrano nella cosiddetta musica assoluta, o fine a se stessa (cioè senza uno scopo o funzione precisa), dove il compositore esprime se stesso e all’ascoltatore non rimane che affidarsi al proprio orecchio per coglierne le intenzioni espressive.