A me gli occhi di tigre, please…Tra le immagini che troviamo nella vetrina di questa pre – campagna elettorale una delle più gettonate è quella che ha portato alla ribalta gli “occhi di tigre”.
Ma il copyright non è certo di Enrico Letta. In cristallografia il riferimento è ad una pietra appartenente alla famiglia dei quarzi, che, in ambito del misticismo orientale, infonde tenacia e coraggio a chi la indossa.
Se parliamo poi della settima arte, ovvero il cinema, gli stessi occhi di tigre li troviamo nel famoso dialogo tra Rocky Balboa ed Apollo Creed in Rocky 3.
Non siamo a conoscenza delle motivazioni mediatiche che hanno portato il segretario del PD ad utilizzare in modo reiterato questa metafora. Lo saprà lui e forse il guru che lo assiste.
A noi il compito di discutere sulla sua efficacia politica.
Primo riferimento alla pietra. Ci permettiamo di rilevare che, se tenacia e coraggio dipendono dal “contributo” di poteri esterni, superiori e straordinari, la debolezza dei candidati e delle candidate PD nella competizione elettorale è ipso facto conclamata.
Secondo riferimento a Rocky. Al riguardo ci preme procedere con la citazione testuale:
”Quando combattevamo noi, tu avevi gli occhi di una tigre, eri feroce! E devi farteli tornare quegli occhi e per farteli tornare bisogna ricominciare da capo! Capisci cosa voglio dire? E con me potresti riprenderti anche il titolo. Gli occhi da tigre, amico!”.
Riflessione ulteriore: i verbi al tempo imperfetto di questa citazione si adattano bene al clima che si respira nel PD a trazione Letta. “Occhi da tigre” ed attuale stato politico del PD si configurano come un autentico ossimoro.
Come spesso accade, ha ragione il grande Manzoni per bocca di Don Abbondio:
”Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.
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