A volte ritornano. Greta, l’abbiamo sentita arrivare
“Basta genocidio in Medio Oriente – ha detto a migliaia di giovani – tutti gli attivisti per il futuro ambientale devono impegnarsi per la liberazione della Palestina e per la fine del colonialismo e dell’oppressione nel mondo”.
Un calderone , un pasticcio di idee tenute insieme dai collettivi studenteschi a Fridays for future al corteo di Milano , in contemporanea con tante altre città contro il governo Meloni, l’ecocidio, il genocidio in Palestina.
E chi si nota in testa alla galassia del «No Meloni day» ?
Spinta da odio puro contro tutto e tutti coloro che non la pensano come lei e non la sostengono, avanza ergendosi a paladina, l’attivista svedese che ha partecipato alla manifestazione con la kefiah attorno al collo. La Greta climatica ha infatti aggiunto alle sue farneticazioni ambientaliste, lo pseudo genocidio in Palestina.
Non le è mancato di arringare da un camioncino i presenti: «non ci si può definire attivista del clima se si ignora la sofferenza dei popoli colonizzati ed emarginati: il silenzio significa complicità con il genocidio».
Ecco, finalmente la rivediamo, la piccola povera ragazzina cresciutella affetta dal morbo di Asperger, la sindrome di Asperger, forma lieve di autismo, considerata, talvolta, un super potere
Lei stessa, aveva declamato, come suo costume e consuetudine , sempre in prima linea, qualche anno fa quando è assurta agli onori della cronaca:
«Ho la sindrome di Asperger e questo vuol dire che qualche volta sono un po’ diversa dalla norma. E, nelle giuste circostanze, essere diversa è un superpotere».
Appunto, nelle giuste circostanze
Certo, non in quelle in cui lei ha scelto di esporsi e manifestarsi. Al grido di “intifada fino alla vittoria, from the River to the Sea», che coincide con la negazione dell’esistenza dello Stato di Israele. Sul profilo Instagram di Fridays for Future Italia è comparsa una storia con scritto «Noi sappiamo da che parte stare! Palestina libera dal fiume fino al mare».
Secondo la Gretina , e non solo,i palestinesi sarebbero stati per decenni sotto l’oppressione soffocante di un regime di apartheid e nell’ultimo anno, con il genocidio in diretta streaming di Israele, il mondo avrebbe ha nuovamente abbandonato la Palestina.
Dunque, ” Palestina libera!”
Ipse dixit, inoltre, «non ci si può definire attivista del clima se si ignora la sofferenza dei popoli colonizzati ed emarginati: il silenzio significa complicità con il genocidio».
L’asperger ha colpito ancora, dato che la gente equilibrata, con un minimo di gnegnero, (termine tipicamente fiorentino ndr), cioè di intelletto, facoltà di intendere e di volere, si sta chiedendo cosa c’entrino questi temi con lo «sciopero per il clima»
Del resto chi meglio della Thumberg poteva rappresentare questo gauazzabuglio di idee distorte, questa confusione ideologica?
Secondo il giornalista d’ inchiesta svedese Andreas Henriksson dietro a Greta c’è un esperto di pubbliche relazioni, Ingmar Rentzhog, fondatore della start up We Don’ t Have Time, che ha lo scopo di «creare una piattaforma sociale sulla più grande sfida dei nostri tempi: il clima».
Nella manifestazione, in contemporanea con altre mobilitazioni in molte altre città, la ragazza-simbolo dell’ambientalismo mondiale è salita su un palchetto improvvisato
“Basta genocidio in Medio Oriente – ha detto a migliaia di giovani – tutti gli attivisti per il futuro ambientale devono impegnarsi per la liberazione della Palestina e per la fine del colonialismo e dell’oppressione nel mondo”, è stato il suo appello, in cattedra.. anzi, in piedi sul furgone che guidava il corteo.
Quella che inizialmente era una semplice denuncia dei crimini commessi contro l’ambiente, con l’intensificarsi delle guerre sembra ora essersi trasformata in una protesta politica in contrasto all’«imperialismo» e alla «colonizzazione» del mondo Occidentale. Sempre secondo la ormai 21 enne .
Era infatti il 20 agosto 2018 quando la sedicenne svedese, smise di andare a scuola per manifestare da sola fuori dal parlamento di Stoccolma
Rimase lì seduta, durante le ore scolastiche, fino alle elezioni legislative del 9 settembre 2018. Il suo slogan Skolstrejk för klimatet (Sciopero della scuola per il clima, ndr) aveva un obiettivo preciso: far sì che il governo svedese riducesse le emissioni di anidride carbonica come previsto dall’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Dopo quel 20 agosto il gesto di Greta ha generato una vera onda. Non solo nel suo Paese, la Svezia. Ma in tutto il mondo. Il 15 marzo 2019, al primo sciopero mondiale per il futuro, hanno partecipato studenti di 1.700 città in oltre cento Paesi del mondo.
“Abbiamo solo 11 anni per salvare la nostra specie. Il pianeta sta bruciando”
Movimento Friday for Future
Evidentemente una persona può cambiare il flusso degli eventi con una singola azione , tipo stare seduta da sola con un manifesto in mano, e innescare un movimento che tocca tutti: «Se lo ha fatto lei, posso dare il mio contributo anch’io». Quella di Greta è stata una chiamata pubblica che ha ricevuto tantissime risposte. E quella dei giovani italiani non è stata da meno. Basti pensare che ad oggi sono attivi 137 gruppi locali in altrettante città.
Il nostro Paese, allo sciopero globale dello scorso 15 marzo ha fatto il record di presenze a livello mondiale
E il 27 settembre, al secondo sciopero, solo in Italia scendeva in piazza oltre 1 milione di persone. Una vera onda verde che ha invaso tutte le città: da Bolzano a Palermo, da Bari a Torino.
A Milano, dopo una serie di interventi dalla testa del corteo, tocca a lei esternare “la qualunque”
Prende il microfono e cala un silenzio di attesa e di curiosità. La ragazzina che stava appostata fuori dal parlamento svedese ora è diventata una donna e sta per sproloquiare a ruota libera come di consueto. «Viviamo in un’epoca di sfruttamento, violenze ed oppressioni. Genocidi, ecocidi, carestie, guerre, colonialismo, aumento di disuguaglianze e una crescente crisi climatica: sono tutte crisi interconnesse che si rafforzano a vicenda e portano sofferenze inimmaginabili», attacca la giovane rappresentazione simbolica, icona dell’attivismo mondiale.
Quella che inizialmente era una semplice denuncia dei crimini commessi contro l’ambiente, con l’intensificarsi delle guerre sembra ora essersi trasformata in una protesta politica in contrasto all’«imperialismo» e alla «colonizzazione» del mondo Occidentale
«Ogni singolo giorno , specialmente nell’ultimo anno con quello che sta succedendo in Palestina, il mondo ha mostrato la sua vera natura. I palestinesi hanno vissuto per decenni sotto l’oppressione soffocante di un regime di apartheid e nell’ultimo anno con il genocidio in diretta streaming di Israele il mondo ha nuovamente abbandonato la Palestina».
La posizione del movimento è chiarissima: non c’è giustizia climatica senza la liberazione dei popoli oppressi. Come non chiedersi quale similitudune collega i due temi?
Ma lei ci delucida
«La lotta per la giustizia climatica è una lotta contro le lobby delle combustibili fossili così come è una lotta contro le industrie delle armi e l’estrattivismo delle risorse naturali delle comunità nelle aree più colpite. Il movimento per la giustizia climatica è un movimento de-coloniale, contro il genocidio, contro l’ecocidio che chiede la liberazione e giustizia per tutti e un sistema che metta le persone prima dei profitti».
Mentre a Roma, i manifestanti sono arrivati al il ministero dell’Istruzione, con fumogeni e cori adeguati, mentre un cordone di agenti della polizia si scontra con i collettivi autonomi e le organizzazioni studentesche.
Tensioni, spintoni e megafoni tolti dalle mani. Con oltre 30 agenti feriti. Guai se i feriti fossero stati i manifestanti
Il sollevamento di popolo della sinistra e le lamentazioni si sarebbe ro sentite dalle Alpi a Capo Passero.
Tanti i flash mob messi in scena.
Al Fridays for Future milanese, in occasione del 12 ottobre, anniversario del 1492, c’è chi si è si è arrampicato coprendo la targa ufficiale della toponomastica con “via della Resistenza indigena”. “A scuola ci insegnano che Colombo ha scoperto l’America.
Ma ha dato vita a secoli di schiavitù e sfruttamento. Al progresso costruito sulla pelle dei popoli”
E non sono mancate le iniziative contro le aziende accusate dai manifestanti di sostenere militarmente Israele: “Il pianeta brucia e non lo si può fermare con le armi”.
In corteo a Milano: “Le crisi interconnesse sono il problema”. “Attivisti del clima lottino anche per Palestina”. Ohibò.
A Torino insieme ai ragazzi ci sono anche nonni e sindacati, con lo striscione: ‘Nonni insieme per il clima’.
Corteo degli studenti a Roma “per il clima e contro il governo” . Se non ci mettono qualcosa contro il governo non sono soddisfatti.
A Firenze il flashmob con le immagini dei disastri
Alcune decine di ragazzi si sono ritrovati in piazza Santissima Annunziata . Nel grande striscione, appeso a una balaustra della piazza, si legge “la nostra rabbia è energia rinnovabile” e un altro recita “Il profitto uccide la salute”.
E, a sorpresa, la Gretina arriva nella fabbrica di Campi Bisenzio, occupata dagli operai ex GKN. Non pervenuta l’accoglienza.
Un centinaio in corteo ad Aosta ha sfilato nelle vie del centro storico della città
“Ci parlano di sostenibilità e poi raddoppiare il traforo del Monte Bianco. L’autostrada è una funivia per turisti ricchi”. “Le alluvioni di Cogne e Cervinia non sono conseguenza del maltempo ma del riscaldamento climatico”. “Salviamo la terra dall’effetto serra!” e la richiesta di “treni”. ‘Non si scia sulla pioggia’, ‘Stop funivie’, ‘Meno parole più azioni’, ‘Non guadagnerete niente su un pianeta morto.
E, appunto, come quanto detto sopra , il tema cambia senza alcuna successione di pensiero e somiglianza logica, con i riferimenti ai conflitti in corso, con ‘Cease fire’ (cessate il fuoco) e un richiamo alla bandiera palestinese.
In coda anche l’associazione ambientalista ‘Valle virtuosa’ e alcuni esponenti politici locali, esponenti di spicco del Pd
“Siamo in un momento in cui gli studenti subiscono il caro vita, tra affitti alle stelle e il rincaro delle mense”, con “le aule sovraffollate, la crisi ambientale, la complicità dei nostri atenei con le aziende inquinanti e con il genocidio”. Qualcuno sottolinea come in questa giornata, ci sia “la necessità di parlare anche di altro, oltre che del tema ambientale”.
“Ogni giorno è no Meloni day”, ribadiscono I ragazzi , sventolando anche diverse bandiere della Palestina
Archiviata la marionetta Greta, ecco i miliardari americani che ora finanziano chi imbratta i monumenti in nome del green.
Al suo posto, sul proscenio mediatico, oggi ci sono giovani che sporcano con ogni liquido sporco e non raffinato, i quadri nei musei, imbrattano i monumenti e le fontane storiche, oppure bloccano le autostrade con i sit-in.
Come Greta, dicono di battersi contro i combustibili fossili per salvare il mondo
Ma, come Greta, sono burattini manovrati da finanziatori miliardari, con epicentro negli Usa, che se ne servono per ottenere dai governi provvedimenti green indispensabili per nuove e lucrose speculazioni finanziarie.(Italia Oggi).
Strana la parabola di questa ragazza
Sfruttata come simbolo surreale della protesta per il clima, poi abbandonata dai media, ora con tentativo di riciclo in chiave pro pal.
Ora, non si capisce se la crisi climatica è stata risolta o se si tratta solo di un cambio di assetto ai box.
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