Abbiamo riso con Berlusconi, riso di gusto.
Berlusconi è morto qualche settimana fa, non ricordo la data, sono certa, che resterà com’è rimasto il 5 maggio del Manzoni.
Vi sembrerà di percepire una sottile ironia nelle mie parole, è quella che ha cateterizzato il berlusconismo.
Nelle peggiori tragedie, Berlusconi ha sempre saputo sottendere una sottile ironia verso i nemici. Non c’era mai un filo di odio nella sua critica alla sinistra. Si rideva spesso e di gusto.
La vita alla fine è una sciocchezza che dura anni e come puoi sopravvivere se non riesci a tener viva l’ironia.
I soldi, l’eredità politica, la tv, la ricchezza materiale, quella interessa a chi non ha capito che Berlusconi, forse, amava i suoi soldi solo perché gli hanno consentito di vivere come uno sciocco, sbagliare, provare, amare, far felici gli altri, e vivere senza mai dover sopravvivere. Era sicuro che chi vive con i soldi degli altri non può che sperare di sopravvive.
Devi vivere con i tuoi soldi e difenderli, attraverso quello sarai libero.
Questo è il lascito di Berlusconi, il lascito politico e ha il sapore liberale della scuola Chicago, quello di Milton Friedman, è terribilmente differente dal pensiero di sinistra.
Ora che il pensiero di sinistra è in profonda crisi e alla falce e martello ha sostituito l’arcobaleno. Ora che Berlusconi non c’è più e che nessun liberale si intravede sulla Arena politica, che fare
C’è solo una cosa da fare: non dimenticarsi di chi per 40 anni ha difeso le idee democratiche e liberali.
Politicamente Berlusconi è e sarà colui che ha portato il dibattito italiano fuori dalla guerra fredda e lo ha ricondotto alla dimensione nazionale, come scontro politico più che ideologico. Passando dall’ideologia alla politica c’è stato poco da dire a sinistra. Poco, davvero tanto poco.
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