Ferragosto è da abolire, dimenticare, cancellare: per lo stantio spirito nostalgico che lo pervade.
Lanciamo questo allarme a cent’anni dalla Marcia su Roma. Che non resti inascoltato.
Troppa inerzia nelle sentinelle della Costituzione che in queste ore paiono aver abbassato la guardia della Democrazia. Rimpugneranno le armi dell’antiregime domani, ma sarà troppo tardi per una presa di coscienza.
La grigliata del 15, oltre ad essere antiecologica, inquinante, climalterante per il suo causare i cambiamenti climatici ed ammiccare ad un machista consumo di carne rossa arrostita, è apologetica.
Il silenzio di oggi di Letta e Compagni è sorprendente. Di fronte al serpeggiare del ritorno mussoliniano in ogni Tg che celebra tronfio la gita ed il barbecue agostano, colpevolmente non si leva alcuna critica.
Ci saremmo aspettati una levata di scudi.
Ma come? Chi salverà il nostro vivere democratico dalla costina bruciacchiata e dalla salsiccia fumante? Dalla autarchica gita fuori porta?
La gita di regime
Sì perché il 15 non era veramente il Ferragosto che festeggiamo oggi, prima del Fascismo.
Ferragosto, come termine, è di origine latina e deriva da feriae Augusti (riposo di Augusto) termine che indicava una festività istituita, per l’appunto, dall’Imperatore Augusto nel 18 a.C. per celebrare i raccolti e la fine dei principali lavori agricoli.
Una festa che collegasse le altre feste agostane come i Vinalia rustica o i Consualia.
Questo lo sanno tutti.
Ma si ignora che una volta salito al potere, il regime fascista decise di organizzare, attraverso le associazioni dopolavoristiche delle varie corporazioni, centinaia di gite popolari.
Gite con i Treni Speciali Celeri per Servizi Festivi Popolari, più noti come Treni popolari o Treni popolari di Ferragosto che erano un servizio delle Ferrovie dello Stato, attivati tra il 2 agosto 1931 e il 3 settembre 1939.
Treni popolari e scontati di Ferragosto, che arrivavano ignobilmente sempre in orario, permisero anche alle classi sociali meno abbienti di visitare le città italiane o di raggiungere le località marine o montane.
L’offerta era limitata al periodo tra il 13-15 agosto. Poteva essere acquistata in due formule: la gita di un giorno, nel raggio di circa 50-100 km. E la gita dei tre giorni a 100–200 km di distanza massima.
Sorgevano gli stabilimenti balneari in stile razionalista, i costumi si rimpicciolivano, era l’inizio del deteriorarsi di essi costumi?
Di lì iniziava la tradizione della gita ferragostana, della festa all’aperto, meglio se al mare o in pineta.
Il divertimento diveniva alla portata del popolo, che ovvove.
Un populismo inaccettabile. Come l’autarchia strisciante dei commentatori soddisfatti nel sottolineare come gli Italiani scelgano sempre più mete nazionali.
Che la sinistra si risvegli e denunci questa apologia ferragostana.
Suvvia, Signori ne va della nostra libertà.
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