Aborto: la Francia non è la locomotiva della storia
Grandeur e medagliette
Non sono mai stato dalla parte di chi ha sempre visto la Francia come avanguardia dell’umanità a prescindere.
Da storico non dimentico, ad esempio, la parabola della rivoluzione francese, nata per liberare l’uomo in nome della luce universale e razionale del diritto e conclusa con la ghigliottina di Robespierre, definito giustamente il periodo del “Terrore”. Lo stesso Napoleone, annunciato come liberatore, muore Imperatore.
Non mi meraviglia dunque che la Francia, agli occhi del mondo intero, sia di nuovo considerata la fiaccola della libertà che torna ad illuminare il genere umano. L’inserimento in Costituzione del diritto all’aborto è l’ennesima luccicante medaglietta che la grandeur francese si mette al petto, accendendo i riflettori dei cinque continenti su un fatto che molti definisco epocale per il diritto alla libertà di scelta.
Ignorata la filosofia naturale del diritto
Per me quella medaglietta ha il risvolto del lutto, dell’ anti-umanesimo, dell’assoluta cecità rispetto al massimo dei valori che è la vita, ignorando perfino uno dei più grandi capisaldi della filosofia naturale del diritto, che considera la vita non una concessione ma uno status indisponibile.
Alcune riflessioni sono imprescindibili, anche come ricaduta politica.
La prima: un’autentica maggioranza bulgara ha sostenuto nel parlamento francese questa posizione. Un abbraccio ha congiunto l’incongiungibile, andando dall’estrema sinistra (Melenchon) alla destra più vigorosa (Le Pen), con la grande soddisfazione del maestro di cerimonie Macron. Soltanto poche decine di solisti si sono opposti ed anche lo schieramento LR (Republicains) e quello UDI (Unione Democratici ed Indipendenti) si è spaccato. L’opposizione più netta è arrivata dall’estrema destra.
Quel vuoto nel parlamento francese interpella anche noi
Ciò dimostra che questo “esito francese” è monito anche per noi di quanti danni produca non avere in parlamento una forza politica dalla chiara identità e dalla forte ispirazione cristiana.
Seconda riflessione: ha fatto bene il Vaticano, tramite la Pontificia Accademia per la vita, a prendere una posizione netta e dura: “Nell’epoca dei diritti umani universali non può esserci un diritto a sopprimere una vita umana”. Rimane però un problema che definirei di tempestività: le gerarchie ecclesiastiche dovrebbero sapere e capire che flirtare con certa cultura laica non produce apertura alcuna, anzi porta quasi sempre alla moltiplicazione dei principi laicisti, anche come dilatazione nella politica. Il vero investimento risiede nel favorire la costruzione di una solida cultura cristiana, finalizzata senza infingimenti alla costituzione di movimenti politici non confessionali, ma fortemente ispirati all’antropologia cristiana.
Europee: attenzione alla marmellata post voto
Terza ed ultima: le prossime elezioni europee diventano sempre più importanti. Attenzione dunque alla marmellata post-voto. Maggioranze multi-colore solo per gestire il potere sono da respingere.
Sta ad elettrici ed elettori leggere questa novità francese come paradigma dell’Europa che non vogliamo. Il PPE, che disporrà di sicuro della maggioranza relativa, non si svenda imbarcando alleati dal dubbio profilo ideale e progettuale, definendo meglio di quanto abbia fatto nell’ultima legislatura la propria piattaforma valoriale e politica. La miglior cartina di tornasole potrebbe essere quella di impegnarsi per la prossima legislatura su due punti forti e dirimenti: un’ inequivocabile politica in difesa della vita e l’inserimento nella carta fondante dell’EU di un esplicito riferimento alla radici cristiane.
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