Addio a Diego Armando Maradona

Muore a 60 anni Maradona

Maradona

LA PLATA, ARGENTINA - SEPTEMBER 08: Diego Armando Maradona greets the fans during his presentation as new coach of Gimnasia y Esgrima La Plata at Juan Carmelo Zerillo stadium on September 8, 2019 in La Plata, Argentina. (Photo by Marcelo Endelli/Getty Images)

Arriva dal sito argentino Clarin la notizia della morte di Diego Armando Maradona.

L’ex campione argentino avrebbe avuto una crisi cardiorespiratoria nella sua abitazione vicino a Buenos Aires.

60 anni compiuti da meno di un mese El Diez era reduce da un intervento al cervello da cui sembrava essersi ripreso.

Una storia calcistica, quella di Maradona, lunghissima che lo ha portato ad essere ritenuto il miglior calciatore della storia.

Eccessivo, amico personale di Fidel Castro, aveva cominciato a giocare a calcio nel 1970 nelle giovanili del l’argentino Juniors.

Poi il Boca, il Barcellona e il Napoli, dove rimase fino al 1991, e dove la sua leggenda cominciò.

La morte

La notizia è stata data dal ‘Clarin’ riferisce che sarebbe morto per un arresto cardiorespiratorio mentre si trovava nella casa di Tigres, zona alla periferia Di Buenos Aires dove si era trasferito dopo essere stato dimesso dalla clinica dov’era stato operato al cervello. Sul posto sono poi sopraggiunte tre ambulanze.

Parrebbe da alcune indiscrezioni che sia stata fatale una caduta, non si sa se per le ancora precarie condizioni di salute che lo vedevano convalescente per l’operazione al cervello appena subita.

La biografia

Impossibile riassumere in poche righe la sua vita.

Maradona nasce il 30 ottobre 1960 nel quartiere disagiato di Villa Fiorito, nella periferia di Buenos Aires. Il calcio sin da bambino è il suo pane quotidiano: come tutti i ragazzini poveri della sua città passa gran parte del tempo per strada giocando a pallone o facendosi le ossa in campetti disastrati.

A soli sedici anni è già precettato per giocare nella nazionale Argentina, bruciando in questo modo fulmineamente tutte le tappe.

Menotti però, commissario tecnico argentino d’allora, non lo convoca per i mondiali del 1978 ritenendolo comunque troppo giovane per un’esperienza forte e importante come quella.

Dopo fulminanti prove in campionato, vola per i mondiali di Spagna 1982 dove dona luce ad una non eccezionale Argentina con due gol, anche se nei momenti chiave delle partite con Brasile e Italia, non riesce a brillare come dovrebbe, facendosi pure espellere.

Successivamente l’ingaggio-record con il quale il Barcellona lo convince a lasciare il Boca Juniors è di sette miliardi di lire dell’epoca.

Purtroppo però con la squadra spagnola gioca solamente trentasei partite in due anni, a causa di un bruttissimo infortunio, il piú grave della sua carriera.

Andoni Goicoechea, difensore dell’Athletic Bilbao, gli frattura la caviglia sinistra e gli rompe il legamento.

Maradona a Napoli

L’avventura successiva è forse quella più importante della sua vita (mondiale a parte, si capisce): dopo numerose trattative approda alla città che lo eleggerà a suo portabandiera, che lo innalzerà a idolo e santo intoccabile: Napoli. Lo stesso Pibe de oro ha più volte affermato che quella è diventata la sua seconda patria dopo l’Argentina.

 

 

Il sacrificio della società fu notevole, non c’è che dire (una cifra colossale per l’epoca: tredici miliardi di lire), ma sarà uno sforzo ben ripagato dalle performance di Diego, capace di portare per ben due volte la squadra allo scudetto.

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