Addio a Papa Francesco, il Pontefice degli ultimi
Con la morte di Papa Francesco si chiude un capitolo profondo e complesso della storia della Chiesa cattolica.
Jorge Mario Bergoglio, primo papa gesuita e primo pontefice proveniente dal continente americano, ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei fedeli e nei corridoi della diplomazia mondiale
Salito al soglio pontificio nel 2013, dopo la storica abdicazione di Papa Benedetto XVI – un teologo raffinato e spesso considerato intellettualmente superiore a lui – Papa Francesco ha scelto un cammino diverso: meno dottrinale, più pastorale. Non si è mai proposto come grande pensatore sistematico, ma piuttosto come un pastore vicino al popolo, incarnando in modo radicale il Vangelo della misericordia.
Durante il suo pontificato, non sono mancate critiche, soprattutto da parte dei tradizionalisti. Le sue aperture, i toni spesso concilianti e la volontà di portare la Chiesa “in uscita”, come amava dire, hanno suscitato resistenze interne
Eppure, è proprio in questa tensione che si è manifestata la sua forza: nel voler rendere la Chiesa più umile, più povera, più vicina agli ultimi.
Fu celebre, in questo senso, la scelta di far portare la croce della Via Crucis, al Colosseo, a una donna russa e una donna ucraina, nel pieno della guerra tra i due popoli. Un gesto simbolico, fortemente criticato da alcuni, ma profondamente coerente con il suo essere uomo di pace. Un uomo che ha cercato, fino all’ultimo, di ricucire le ferite del mondo, dialogando con tutti, senza paura e senza calcoli politici.
Con Papa Francesco se ne va una figura che ha saputo interpretare il suo tempo con coraggio, umiltà e una fede viva, spesso scomoda, sempre autentica
Il mondo lo ricorderà come il Papa che ha lavato i piedi ai carcerati, che ha stretto la mano ai migranti, che ha preferito l’abito semplice e la casa di Santa Marta ai fasti del Palazzo Apostolico. Un uomo che ha mostrato, con ogni gesto, che il potere del Vangelo sta nella tenerezza e nel servizio.
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