Si è spento a settantasette anni Angelo Licheri, l’eroe che quarant’anni fa cercò disperatamente di salvare la vita del piccolo Alfredino Rampi.
Il bimbo era caduto alcuni giorni prima accidentalmente in un pozzo artesiano.
Una vicenda che tenne con il fiato sospeso tutta Italia, anche e soprattutto per la diretta televisiva andata avanti ad oltranza.
Angelo rimase subito colpito dall’accaduto ascoltando i fatti proprio alla televisione e si recò a Vermicino.
Proprio nel momento in cui, dopo aver scavato un tunnel parallelo, i soccorritori si resero conto che il bambino era scivolato a causa delle vibrazioni del terreno ancora più in basso e c’era la necessità che qualcuno si calasse nel pozzo per recuperarlo.
Angelo Licheri aveva un corporatura snella, e riuscì ad essere selezionato per scendere nel pozzo.
Il cunicolo era particolarmente stretto e per sua stessa richiesta venne più volte issato e lasciato ricadere al fine di rompere con il proprio peso gli ostacoli.
Questa coraggiosa decisione gli avrebbe procurato ferite profonde. I cui segni sarebbero rimasti indelebilmente impressi sul su corpo.
Ma probabilmente la ferita più grande Angelo Licheri se la portò dentro per tutta la vita. Con il grande rimpianto di non aver potuto tirare fuori il bambino da quella trappola mortale.
Anche se nessuno avrebbe mai potuto rimproverarlo, avendo messo la sua stessa vita a rischio. Essendo rimasto appeso a testa in giù tre volte più del tempo massimo di sicurezza.
Dovette egli stesso essere trasportato urgentemente in ospedale
L’eccessiva presenza di fango, l’imbragatura che non si dimostrò adatta ad agganciare efficacemente il bambino e la posizione stessa di Alfredino che era incastrato con le ginocchia contro il petto, impedirono la riuscita di un’impresa che sarebbe stata portata a compimento quasi solo ed esclusivamente grazie al suo eroismo.
Era da tempo ricoverato presso una clinica a Nettuno in provincia di Roma, ed aveva subito l’amputazione di una gamba a causa del diabete.
Un uomo estremamente umile che non volle mai essere definito un eroe. Amava invece ripetere di aver fatto semplicemente un gesto di altruismo verso un bambino.
Tutti lo ricordano per l’estremo coraggio dimostrato in quel frangente e per aver rappresentato l’ultima speranza di salvare Alfredino alla fine di quella tragedia che tenne tutta l’Italia col fiato sospeso.
Angelo fu anche l’ultima persona a riuscire a parlare con il bambino ed a vederlo vivo.
Ora vogliamo sperare che abbiano potuto incontrarsi nuovamente e che finalmente siano ambedue liberi di poter vedere quel lieto fine in cui al tempo tutti avevamo sperato, ma non ci fu, e che soprattutto loro due avrebbero meritato.
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