“Oggi 5 maggio, alle ore 16, alla testa delle truppe vittoriose, sono entrato in Addis Abeba”; recitava il telegramma inviato da Badoglio a Mussolini, che non ripeteva in tono teatrale ed altisonante alla proclamazione dell’impero. Correva l’anno 1936.
All’inizio di aprile del 1941, a meno di un anno dall’entrata in guerra italiana e di cinque dalla proclamazione dell’Impero, era il sogno imperiale italiano stesso ad andare in pezzi.
Dove i tedeschi non potevano soccorrere efficacemente l’alleato italiano, ossia in Africa orientale, tutta l’inadeguatezza italiana veniva a galla nelle sue vere proporzioni.
Dove i tedeschi potevano venire in soccorso la situazione era nettamente diversa, in nordafrica le cose prendevano un corso più favorevole alle potenze dell’asse e la Grecia era costretta alla capitolazione.
il 5maggio e l’Etiopia
Il 5 maggio 1941, in pompa magna e con grande valore simbolico veniva restaurata la millenaria monarchia etiope, con l’imperatore Hailé Selassié che tornava a sedere sul suo trono. Due settimane dopo, a seguito di una resistenza eroica sul Monte Amba Alagi, Amedeo di Savoia-Aosta Duca d’Aosta fu costretto alla capitolazione. Uno degli episodi più eroici della guerra, a seguito del quale fu tributato l’onore delle armi ai soldati italiani per il valore dimostrato.
Poco dopo l’Italia, grazie alle vittorie tedesche sarebbe riuscita ad annettere anche la Dalmazia. Ma niente era più esplicativo della situazione.
L’impero creato dalle armi italiane poco prima si era dissolto, e tutte le nuove acquisizioni territoriali e le vittorie avevano addosso il marchio tedesco. L’Italia avanzava solo grazie alla Germania. Mussolini non poteva dimostrare molto ad Hitler.
Tutte le volte che tentava di farlo dimostrava solo la grandezza del bisogno di supporto da parte degli alleati.
Nonostante l’eroica resistenza italiana in Africa Orientale, il paese era vittima della propria impreparazione al conflitto agli occhi del mondo intero.
Era stato conquistato un Impero, ma non era stato consolidato.
Il paese non era soltanto impreparato ad una ambiziosa guerra di espansione, non era neppure in grado di difendersi efficacemente.
Ogni speranza passava necessariamente per l’alleato.
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