Philippe Daverio, Mulhouse (Francia) 17 ottobre 1949. Gallerista. Critico d’arte. Docente universitario (Politecnico di Milano, Iulm, Università di Palermo). Membro della Giuria dei Letterati del premio Campiello. Direttore di Art & Dossier. Conduttore tv (Passepartout, Raitre). Nel 2008 nominato da Vittorio Sgarbi «bibliotecario» di Salemi (99.100 volumi). «Arrivato a diciott’anni ho smesso la cravatta e son passato al papillon. È più pratico: non casca nel brodo. Adesso, però, lo confesso, è diventato una mania».
- Quarto di sei figli, papà italiano che si chiamava Napoleone e faceva il costruttore, e mamma alsaziana, Aurelia Hauss. Educazione ottocentesca dentro austeri collegi francesi. Trasferitosi con la famiglia al Sud (era Varese, per loro profondo Sud) si iscrisse a Economia e commercio alla Bocconi di Milano. Completò tutti gli esami, ma niente tesi perché «i sessantottini di ferro non potevano laurearsi».
- Cominciò quasi per caso a fare il mercante d’arte moderna e negli anni Ottanta aprì una galleria a Milano e una a New York. Dal 1993 al 1997 fu assessore alla Cultura e all’educazione del Comune di Milano.
- «Era l’esatto contrario del bocconiano tipico: triste, serio, ingessato. Lui era allegro, esuberante e già allora il suo guardaroba non conosceva il grigio. Il suo guardaroba è una festa di colori, le sue cravatte, a farfalla, un arcobaleno. La galleria d’arte divenne a Milano la galleria d’arte per antonomasia. Indimenticabili i suoi vernissage, a farne un avvenimento non era solo la qualità dell’artista ma la qualità del pubblico che vi accorreva» (Lina Sotis).
- «Gli fu proposto di diventare assessore, con un bel mazzetto di incarichi, della giunta milanese retta da Marco Formentini. Avrebbe gestito, tra un incarico e l’altro, il 52 per cento del bilancio. Solo che a bilancio non c’era molto, solo che Formentini niente temeva di più di essere accusato di sprechi e di favoritismi. A Milano si vide qualcosa che non si era mai vista. Daverio aveva molti amici. Pochi si tirarono indietro quando si trattò di dargli una mano a organizzare manifestazioni che non dovevano costare nulla» (Sandro Fusina).
- Dal 1999 fa programmi tv, con Passepartout ha ribaltato i canoni tradizionali: «Inquadriamo dettagli come la bocca o il naso. Il montaggio poi è velocissimo».
- Ha ripercorso in nove tappe la storia del seno nelle raffigurazioni artistiche. (Il primo topless, rappresentato da Carpaccio nel secondo Quattrocento, rispecchia la spinta libertaria dell’Umanesimo. Nel Rinascimento, con Michelangelo i seni sono possenti, per diventare barocchi con Rubens. Il Settecento francese lancia i corpetti: Watteau e Fragonard sono gli interpreti della libertà sessuale dell’epoca. L’Ottocento invece registra una svolta: in David e Canova il seno è libero e proporzionato, mentre all’inizio del Novecento torna piccolo nelle incisioni di Aubrey Beardsley. Nel dopoguerra è burroso, come nei celebri disegni di Alberto Vargas. Negli anni Settanta, la modella inglese, seno minuscolo, è l’icona delle ragazze che bruciano in piazza il reggiseno. Alla fine del secolo scorso, il trionfo del seno, esaltato dal push-up e ingrandito dai chirurghi) (Monica Bogliardi e Veronica Russo).
- Dal 1972 vive al fianco di Elena Gregori, bisnipote del fondatore del Gazzettino, dalla quale ebbe un figlio, Sebastiano. Per «colpa sua» si rimise a sciare e suonare il pianoforte. «Sono fermamente convinto che i figli vadano sfruttati, cioè ti possono servire a sfruttare vecchie passioni» (ad Anna Maria Salviati).
Fuma il sigaro. Dichiara di bere tutto il bevibile, di farsi rifare colli e polsini delle camicie «così durano almeno vent’anni», di spendere volentieri i soldi per l’affitto di case spaziosissime dove poter camminare in lungo e in largo e far stare comodi i cani.
- Consulente artistico del progetto «Genus Bononiae» della Fondazione Carisbo nel 2011. Nello stesso anno fonda il movimento d’opinione «Save Italy», nato per sensibilizzare i cittadini alla conservazione dell’eredità culturale del Paese.
- Si dichiara un fan di San Valentino: «Noi over sessanta siamo un po’ fuori tempo massimo per San Valentino e tutto il suo corollario, soprattutto se si tratta di un festeggiamento frugale, che per meccanismo compensativo prevede forti ricadute erotiche. Approfitto e lancio un appello: se uscite per San Valentino fatevi dare una delega da chi lo snobba e festeggiate anche per loro» (a Michela Proietti) [13/2/2013].
- Gli piace moltissimo consultare Wikipedia «È come interrogare la Sibilla. Tanto più che io lo faccio nelle mie cinque lingue, e scoprire ognuna tratti lo stesso argomento in modo diverso è fantastico. Sono un wikipedista convinto. Meglio della Treccani» (ad Alberto Mattioli) [Ttl-Sta 22/11/2014].
- In un’intervista al programma Otto e mezzo ha dichiarato riguardo il MoVimento 5 Stelle: «Continua il percorso inarrestabile verso la trashologia. Grillo già un po’ mi spaventa, per un certo verso» [Huf 2/2/2014]. Per questo si è aggiudicato un pezzo sulla rubrica dissacrante Il giornalista del giorno, all’interno del blog di Beppe Grillo, che l’ha definito: «Uno squallido analista politico» [L43 2/2/2014].
- Ultimi libri: Il secolo lungo della modernità (2012), Guardar lontano veder vicino (2013) e Il secolo spezzato delle avanguardie (2014), tutti pubblicati da Rizzoli.
Biografia di Philippe Daverio da https://www.cinquantamila.it/, il sito a cura di Giorgio Dell’Arti
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