Adriano Celentano si era già espresso su Fabrizio Corona. Ora scrive una nuova lettera in sua difesa, dove al di là dei reati e delle simpatie personali, sottolinea come ci sia una discrasia nella giustizia.
E quello è innegabile.
A poche ore dalla notizia che Kabobo, reo di aver fatto a pezzi persone incontrate per caso in strada avrà uno sconto di pena sui suoi – appena- vent’anni di reclusione.
Invece su Corona, che in fondo nessuno ha ucciso, ci si accanisce come fosse il peggiore dei criminali.
Di contro c’è chi dice che Fabrizio su questo marcia da anni, e che le sue sono solo messinscene per scampare alla galera.
La lettera di Celentano
“Cari giudici di Corona. Con un tipo un tantino esuberante come Fabrizio forse anch’io, nei vostri panni, avrei perso la pazienza… Ma poi non avrei dimenticato che sono un Giudice… E un giudice non può essere schiavo delle proprie antipatie personali“
Così il Molleggiato in una lettera pubblicata sui suoi profili social, indirizzata ai giudici che stanno seguendo il caso.
” Mi rendo conto che non è facile separare certi sentimenti. Però, non fino al punto da non tener conto degli stati d’animo di un condannato. Specie se questi riguardano aspetti gravi della sua salute. Un comportamento il vostro, che nel sentire comune degli italiani, risulta come un vero e proprio accanimento su una persona alquanto DISPERATA e tremendamente indebolita per le sue condizioni instabili. Senza poi dimenticare che l’ACCANITO, ridendo e scherzando, ha già scontato 8 anni di carcere. Capite che tutto ciò, stride VIOLENTEMENTE con una giustizia dove purtroppo non si contano i casi in cui al posto di un sano ERGASTOLO, si lasciano liberi individui che fanno a PEZZI le persone”.
Onestamente difficile dare torto ad Adriano, ma ricordiamoci che la giustizia, lenta ed inesorabile, ha già graziato Corona con la concessione degli arresti domiciliari, da lui puntualmente violati.
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