C’è una data del disonore – l’8 settembre del 1943 – in cui si manifesta “l’incompetenza, il rifiuto di assumere le proprie responsabilità, il doppiogiochismo di coloro che rappresentano lo Stato, che ne sono la viva immagine quotidiana”. Così commenta Galli della Loggia in “La morte della patria” l’operazione di Badoglio, della massoneria e dei circoli di corte Savoia. Nel suo saggio, denuncia “la manipolazione della realtà da parte dell’Italia antifascista”, con “il massiccio fenomeno di trasformismo e di servilismo a favore dell’antifascismo e del nuovo regime”.
Il Governo fantoccio scappato a gambe levate firma la vergognosa resa senza condizionii. Un comportamento disprezzato dalle forze anglo-americane tanto che il generale Alexander coniò il verbo famoso to badogliate, tradire con malignità, con inganno, per meschini motivi.
Passano i decenni, ma l’istinto della vigliaccheria, del sotterfugio, del tradimento della parola data, dell’interesse personale non allenta la presa sui nuovi governanti di questo umiliato paese.
In questo caso non c’è una data precisa, ma un tempo, quello sì definito.
Gli ultimi anni della gestione della cosa pubblica da parte del PD, 5S ed altri borseggiatori di voti anno uno spessore di molto inferiore a quello della disfatta settembrina.
Alle proclamazioni di onestà, pulizia, rigore e senso dello Stato si sono sostituiti contorsioni politicanti di indecenza, immoralità, ipocrisia e vergogne istituzionali.
Il Badoglio in sedicesima dell’attualità ha dalla sua un linguaggio tramutato in povere sonorità prive di contenuto e di dignità.
Mentre il tradimento della Patria trovava false, ma quanto meno smussate giustificazioni, ora, la liquidazione della repubblica – del tradimento mi dispiace della liquidazione no – trova scappatoie di bassezza plebea e di miserabili cavilli.
Responsabilità? No: semplice trasformismo
Il trasformismo passa per responsabilità, i voltagabbana per costruttori, il mercato delle vacche per concertazione ragionevole.
Dopo aver truffato il popolo con ingannevoli promesse, averlo illuso con fraudolente manipolazioni e averlo soggiogato con truffaldine paure di morte, i tenutari del potere politico e mediatico adesso si inquadrano senza orrore di se stessi a difesa delle loro postazioni di privilegio.
Qui e adesso c’è solo l’imbarazzo della scelta. A conferma di quanto scrisse Ernst Jünger: “L’aspetto irritante di questo spettacolo è il legame tra una statura così modesta e un potere funzionale così enorme”.
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