“Firenze l’ è piccina, e vista da ì piazzale, la pare una bambina, vestita a carnevale, Firenze l’ è un po’ stretta e un ci si pò atterrare, Peretola è un giochino e non si può allargare..“, Queste le Parole che cantava Leonardo Pieraccioni tanti anni fa e che, purtroppo, continuano ad essere attuali anche nel 2018.
Ci stiamo apprestando ad entrare in un nuovo anno elettorale, con la battaglia per Palazzo Vecchio che si annuncia campale, e che fagociterà le molte tensioni e contestazioni che continuano a limitare lo sviluppo socio-economico di Firenze e dell’indotto Toscano.
Molto è cambiato dal 1910, quando i primi aerei atterrarono a nord del Cupolone (zona Campo di Marte), e solo durante il fascismo si ebbe un piano di sviluppo strutturato che ha reso la zona di Peretola-Castello un polo dell’ aviazione commerciale/militare. Da allora, il mondo è cambiato. Firenze è fra le mete principali del turismo mondiale, e la crescita del villaggio globale apre sempre nuove rotte e tratte, imponendoci di dover fronteggiare la necessità di capire che – per continuare a competere ai vertici – anche Firenze si deve adeguare alle sfide del proprio presente. Non dimentichiamoci che, anche a suo tempo, il Rinascimento è stato una Rivoluzione. Se i Medici, oltre alle famiglie patrizie della Repubblica, non avessero preso in mano il proprio destino per adeguare Firenze ai bisogni del futuro (già nel 1400, ndr) – oggi la Città del Giglio non sarebbe certo quella che è.
Come sempre, abbiamo vissuto di rendita per secoli, grazie al genio e alla lungimiranza di chi ci ha preceduti (virtù quasi estinta). Continuiamo a farlo, nonostante la mala-gestione delle più basilari tematiche urbane, ed il perpetuo in-decisionismo di un PD che nell’ultima sacca di resistenza Rossa (Prato-Firenze), sembra vivere una sorta di balcanizzazione interna, con la sfida all’ultimo ricorso fra la frangia massimalista dei Comuni satellite, su cui spicca quello di Sesto Fiorentino (già soprannominato Sestograd), e la posizione apparentemente progressista della giunta di Palazzo Vecchio.
Anche Prato sembra aver girato le spalle alla Torre di Arnolfo.
Ciò Nonostante, il potenziale inespresso di Peterola, del Made in Florence, e del Made in Tuscany, hanno permesso di attrarre un grande investitore privato come Corporacion America, guidato da Eurnekian – il cui business acumen maturato nel settore è senz’altro superiore a quello dei papabili gestori nostrani. Oltretutto, per prevenire le solite faide campanilistiche, gli Eurnekian si sono assicurati il controllo, oltre che di AdF – Peretola, anche della SAT, e dunque dello scalo Galilei di Pisa; tanto caro al Governatore Rossi.
Chi ha la memoria lunga, ricorderà che gli Eurnekian non sono certo i primi magnati ad interessarsi della questione Vespucci. Già l’Aga khan (proprietario dell’allora Meridiana) aveva visto in Peretola, e Firenze, il potenziale ideale per creare una piccola Perla del Lusso nel cuore delle valli del Chianti (L’Aga Kan possedeva, all’epoca, la CIGA che includeva due dei più grandi 5-stelle sui Lungarni, ndr). L’ippodromo delle Cascine sarebbe diventata una nuova Ascot continentale (sulle Cascine, seguiranno articoli..), e le vie del centro pedonalizzate avrebbero costituito uno scrigno dell’ alta moda da far impallidire Londra, Milano, Parigi e New York. Per chi non se ne fosse accorto, il progetto non è andato in porto. Ma rimane una romantica leggenda metropolitana su ciò che poteva essere, ma non è stato.
Oggi, a differenza di allora, l’amministrazione deve essere in grado di incoraggiare, ed assistere, chi è disposto ad investire nel territorio. Tuttavia, la resistenza ad oltranza ed il ‘no al cambiamento‘ sembrano essere sempre un salvagente troppo comodo per poter mettere a repentaglio la carriera politica del singolo, a scapito della collettività. Ci vuole coraggio, è innegabile.
Nel periodo di massima acclamazione di Matteo Renzi, la mossa di nominare Marco Carrai alla Presidenza ella neonata AdT (SAT + AdF) poteva essere vista come un endorsement al tanto sospirato progetto di sviluppo per lo scalo fiorentino. La caduta di Renzi, e la paura di generare scontento elettorale ha portato al sostanziale silenzio stampa che ci ha traghettato fino ad oggi. Il tema tornerà inesorabilmente alla carica all’apertura della prossima campagna elettorale.
La fuoriuscita dal controllo azionario delle partecipazioni pubbliche, e l’ingresso di un attore specializzato nel settore dello sviluppo aeroportuale, costituiscono un occasione imperdibile, e forse irripetibile. Per noi, ma anche per le generazioni future che vorranno fare di Firenze il luogo ove costruire i propri ricordi, e realizzare i propri sogni.
Può sembrare esagerato legare aspirazioni così grandi ad una singola opera infrastrutturale; ma purtroppo è così. Firenze sopravvive spingendo al limite uno scalo che era già anacronistico di per se. Il fatto che questo progetto di sviluppo potrà avvenire in concerto con quello di Pisa, rende ancor più importante sfruttare questi anni per fare ciò che in decenni è stato promesso ma mai realizzato.
Abbiamo visto come il Sindaco Nardella, dopo anni di sostanziale silenzio mediatico, si sia messo sulle barricate per dire sì all ‘ aeroporto, ‘ammiccando’ al fatto che un cambio di bandiera in Palazzo Vecchio potrebbe rimettere tutto in discussione (Una posizione politicamente pragmatica, ma non certo costruttiva). In 5 anni di amministrazione Nardella, il Comune non si è certo dannato a favore del progetto come invece ci saremmo aspettati alla vigilia della vittoria del 2014.
Dall’altro canto c’è il rischio che le opposizioni identifichino nell’Aeroporto un motivo di facile contestazione a priori, e per evitare fraintendimenti, innalzare cortine di fumo al fine di non prendere una posizione. Basti pensare ai temibili ‘rapporti costi-benefici‘, od altre valutazioni di sorta.
A questo, si aggiunge la solita guerra fratricida nel PD, con i Comuni della Piana che potrebbero vedere l’affossamento del progetto come l’ ennesima spallata alla corrente Renziana. Anche la presa di posizione del Sindaco di Prato Biffoni sembra confermare il fatto che lo spirito di autoconservazione prevale sempre, specie nel PD.
Inutile ricordare la fatica richiesta per smantellare gli ostacoli ‘folli‘ come il progetto del ‘Parco della Piana‘, o la preservazione dell’ ecosistema delle Salamandra di Peretola. Specie in questi casi, la domanda nasce spontanea: Con tutti i luoghi che abbiamo da tutelare in Toscana, come si fa ad accampare pretese su una presunta riserva faunistica in una zona ai limiti dell’hinterland industriale, inquinate dalle fabbriche, vicino a discariche, tagliuzzata dalla A1, e con zero interesse o possibilità di fruizione cittadina? Lasciamo al lettore la non ardua sentenza.
In conclusione, è possibile esprimere solo una speranza per il bene della Città. Le forze politiche che si scontreranno alle prossime elezioni Comunali del 2019 dovranno impegnarsi a compiere, collaborando con il governo centrale, quelle opere pubbliche che determineranno lo sviluppo della città per i prossimi 30 anni.
Se si vuole elevare il turismo cittadino da quello del ‘panino mordi e fuggi‘, bisogna che la Città si attrezzi affinché Firenze possa essere raggiunta via aereo; e non solo con faticose traversate sui Pullman Monstre che vediamo invadere la Città.
Di pari passo, se l’indotto manifatturiero vuole continuare ad essere ai vertici dei loro settori di riferimento, è chiaro che la Toscana (Firenze e/o Pisa che sia), dovranno prendere le iniziative giuste per essere presenti su quei mercati dove la crescita economica è più forte e dove le richieste ed i tempi di consegna sono sempre più stringenti.
L’aeroporto deve diventare un simbolo di unità per la crescita del territorio, non uno spauracchio elettorale. Ma affrettiamoci, perché la spia “Gate Closing”, lampeggia già da un po…..