Terminato l’incontro Governo-Regioni, sembra che agli italiani pioveranno addosso un’altra incredibile serie di stupidaggini, alcune anche pericolose.
I presidenti delle Regioni hanno chiesto al governo nella videoconferenza in vista del prossimo Dpcm di valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti da sci. L’obiettivo dei governatori sarebbe evitare così la concorrenza degli Stati europei che invece dovessero permettere le vacanze sulla neve. In poche parole si stringeranno ancora di più le maglie della repressione, pur in assenza di esigenze sanitarie, si ipotizza un’interdizione alla mobilità delle persone per timore che si rechino a sciare. Un vero e proprio capolavoro da dittatura africana.
Il governo conferma dunque che di riapertura degli impianti si potrà parlare soltanto dopo le feste di Natale. “Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l’epidemia si sarà raffreddata. Speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo. I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire”. E’ quanto avrebbe detto il ministro Boccia alle Regioni, secondo quanto si apprende.
“La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto. Dobbiamo chiudere questa seconda ondata evitando la terza e mantenendo la convivenza con il virus con il massimo della sicurezza – ha aggiunto Boccia-. Anche in Germania si è scelta la linea della massima prudenza, nella consapevolezza che -ha detto oggi il ministro Helge Braun- ‘davanti a noi ci sono mesi invernali difficili, e questo vale fino a marzo’. Poco importa che lo sci sia uno di quegli sport in cui il contingentamento, volendo organizzare bene, può essere assolutamente garantito agli impianti.
Ma il culmine della follia lo si raggiunge quando Boccia dice di voler spostare la data della nascita di Gesù, si avete capito bene.
“Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre”. E’ quanto ha detto il ministro Boccia alla videoconferenza con gli Enti locali, secondo quanto si apprende. “Questa è eresia non facciamo i sepolcri imbiancati – ha aggiunto l’esponente Pd -. Papa Francesco ha dato un esempio bellissimo a tutti nella scorsa Pasqua, a partire dalla Via Crucis. Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede”.
Chi scrive, a differenza di Boccia, non si professa cattolico, ma una cretinata del genere è inaccettabile per chiunque sia capace di comprendere dimensioni spirituali. Una Nazione non può essere guidata da gente incapace di comprendere il Sacro e il valore dei riti, perché questa grave deficienza si rifletterà anche sulla liturgia della Patria. Sull’appartenenza religiosa, allora, speriamo che abbia torto il sottoscritto e ragione il Ministro: tornasse Gesù sulla terra, infatti, Conte e Boccia sarebbero tra i primi ad essere cacciati dal tempio.
Il premier Conte lo dice chiaramente: “Altri sacrifici? E’ necessario, non possiamo abbassare la guardia. Gli italiani sono consapevoli che sarà un Natale diverso o ci esponiamo a una terza ondata a gennaio, con il rischio di un alto numero di decessi”. Concetto ribadito da Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: “passare un natale ordinario con il cenone è piuttosto azzardato”. Insomma, come abbiamo sempre detto, le tradizioni sono sotto attacco e la nostra identità subisce tentativi di decostruzione. Il virus, dunque, si dimostra ancora una volta il perfetto alleato dei globalisti.
Altro punto all’ordine del giorno dell’incontro tra governo e regioni la scuola.
“Le regioni unanimamente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza”. Lo ha detto nel punto stampa quotidiano sul covid il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in merito alla riunione tra i ministri Boccia, Speranza e la conferenza regioni, l’Anci con Decaro e le province italiane. “Tutte le regioni hanno unanimamente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole – ha detto Toti – in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata”.
Restano diversi altri punti da definire per il Dpcm di Natale.
Uno è quello degli orari di apertura delle attività commerciali per lo shopping dei regali e di quelle di ristorazione. L’altro quello degli spostamenti tra regioni per raggiungere i parenti: anche su questo l’orientamento prevalente del governo sarebbe rigoroso, con il divieto totale, a prescindere dalle colorazioni, eventualmente con qualche deroga. Oggi torneranno a riunirsi i capi delegazione di maggioranza, e potrebbero esserci anche Cts e Istituto superiore di sanità.
A giorni, forse prima, saranno riconvocate le Regioni. Il nuovo dpcm sulle misure anti contagio dovrebbe confermare l’impianto del decreto attuale, con la divisione delle Regioni in tre fasce, e introdurre specifiche restrizioni per il Natale. È l’orientamento che emerge da più fonti di governo. Dovrebbero restare in particolare gli automatismi, legati al monitoraggio, che prevedono il passaggio progressivo da zona gialla ad arancione o rossa o viceversa (senza “salti” di due da rossa a gialla). Ma è ancora aperta nel governo la discussione sulle misure per il Natale – che dovrebbero confluire con le altre in un unico dpcm – e non si sarebbe discusso, nel vertice a Palazzo Chigi di oggi, neanche del tema scuola. Domani si faranno nuove valutazioni, dopo il confronto con Cts e Iss, anche alla luce dei dati del nuovo monitoraggio.
Intanto la Lombardia resta rossa fino al 3 dicembre e la nostra economia continua ad andare a picco.
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