Altro che “Muro del Pianto”

Il presidente del Senato Ignazio La Russa al Muro del Pianto, 06 marzo 2023. ANSA/ THE WESTERN WALL HERITAGE FOUNDATION +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++ NPK +++

Altro che “Muro del Pianto”

Un documento dal nome in codice “Muro di Gerico”, preparato dai funzionari israeliani, descriveva con dovizia di particolari l’attacco effettuato dai terroristi di Hamas il 7 Ottobre.

Questo è quanto ha riferito il Times, quotidiano britannico, con sede a Londra e che si colloca nell’area moderata, secondo il quale l’intelligence israeliana era a conoscenza del piano terroristico, ma aveva ritenuto l’attacco troppo difficile da attuare.

Notizia avvalorata ancor di più dal quotidiano israeliano Haaretz, il quale riportava sulle proprie pagine la notizia secondo la quale l’intelligence israeliana aveva informazioni dettagliatissime su un possibile attacco di Hamas.

In un primo momento si era parlato di un fallimento dei famosissimi servizi segreti israeliani (Aman, proposto alla raccolta di informazioni in ambito militare, lo Shin Bet che si occupa della sicurezza interna e dei territori palestinesi e il Mossad incaricato delle operazioni all’estero e …) considerati i più efficienti al mondo, soprattutto dal punto di vista della prevenzione e l’eccessiva dipendenza dagli strumenti di sorveglianza del confine, il cosiddetto sistema early warning, facilmente disattivato da Hamas, spianando, a tal guisa, la strada all’incursione.

Queste circostanze si sono rivelate fatali

Ricordiamo, per gli smemorati (non solo quelli di Collegno), che l’attacco di Hamas del 7 Ottobre ha preso di mira, in maniera simultanea, città e villaggi israeliani, in maniera specifica la città di Sderot, una ventina di villaggi del Sud del paese, due installazioni militari e un festival della musica. Il bilancio del tragico episodio è stato di circa 1400 morti tra civili e militari, così da essere definita la “Pearl Harbor israeliana”. In risposta all’attentato, nei giorni seguenti c’è stata una gigantesca controffensiva israeliana, chiamata in codice “operazione Spade di Ferro” contro Gaza: il bilancio è stato di oltre 10000 morti, per la maggior parte minori e donne.

La domanda che mi pongo e che tutti dovrebbero porsi è la seguente: perché tutto questo?

Chi ha interesse a rendere incandescente una situazione che già prima del 7 ottobre era estremamente delicata, che si reggeva su un equilibrio precario, come un funambolo che cerca di destreggiarsi sulla corda per non cadere giù?

La discussione sui motivi, a prescindere dalla parte presso cui schierarsi, è molto aspra e spesso non trova una giustificazione rispetto a quella che dovrebbe essere la logica che dovrebbe guidare il buon senso. Gli interrogativi sono tanti e solo il tempo ci restituirà la verità, ma una cosa è certa: nessuno restituirà ai propri cari la scia di morti che questo tragico episodio ha determinato.

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