Anche sulla Multiutility i dolori del PD non finiscono mai

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Anche sulla Multiutility i dolori del PD non finiscono mai

Una delle “frontiere” delle prossime regionali

Che cos’è la Multiutility? Termine da imparare rapidamente e bene da parte dei toscani, visto che si tratta di una delle “frontiere”nell’ambito dei servizi al cittadino.

Con la relativa fusione di numerose aziende pre-esistenti partecipate da più di 60 Comuni toscani (principalmente della parte centrale della regione) si è creata un’azienda unica dei servizi pubblici in relazione ad ambiente, ciclo idrico integrato ed energia. L’idea quella di estenderla a tutto il territorio regionale.

Il PD piazza la “golden share” politica

Ma il percorso non è certo dei più agevoli, sia per la complessità del problema in se stesso che per l’ingombrante presenza, come sempre, della cariatide PD. Lo si capisce dall ‘impostazione che fin dall’inizio Emiliano Fossi, Segretario toscano del PD, fa emergere dal quartiere generale Democratico di via Forlanini «un partito, a cui dobbiamo abituarci, che agisce come un soggetto, attivo e proattivo, nell’interesse del buon fine dei processi”. Assunzione di responsabilità nello specifico che sembra nascondere l’intenzione di piazzare sull’intero percorso una pesante golden share politica.

Le spine nel fianco

Di recente si è svolto un’importante incontro tra gli azionisti pubblici per determinare le linee future del progetto. Ma le trattative per un documento all’unanimità sono andate a vuoto. Gli undici Comuni ’contro’ (Sesto, Cantagallo, Calenzano, Campi Bisenzio, Carmignano, Vaiano, Agliana, Vicchio, Rufina, Borgo San Lorenzo, Castelfranco Pian di Scò) hanno votato no. Perché vogliono che il timbro negativo sull’entrata in Borsa sia netto e vogliono che l’acqua “bene comune” sia interamente pubblica. Si tratta di quasi tutti Comuni in cui la presenza della “sinistra” e degli ambientalisti è pesante e fortemente condizionante. Quindi il PD ha una prima grossa spina nel fianco.

A seguire ne nasce un’altra: l’Assessore regionale all’ambiente Monni (non una figura qualsiasi) avrebbe voluto una «proroga tecnica» sul nodo dell’affidamento ad un partner privato del 30%di Publiacqua, che il documento di maggioranza non ha consentito, tanto che è dovuto intervenire in veste di pompiere lo stesso Giani.

Per dare un senso intelligente alla Multiutility

Al di là di queste schermaglie, sempre più fitte, ci piace chiudere alla ricerca di un senso intelligente per questa operazione della Multiutility, che, immaginiamo, sarà uno dei cavalli di battaglia delle prossime elezioni regionali.

Partiamo da un primo e cubitale NO: da evitare come pre-condizione i vecchi modelli di condizionamento della politica (che le dichiarazioni sopra riportate lasciano purtroppo presagire)

A seguire diciamo SI’ ad una gestione realmente industriale della Multiutility, che coniughi allo stesso tempo efficienza operativo – gestionale e visione orientata verso il bene comune. Ad esempio, ci sembra possibile sperimentare una diretta corresponsabilizzazione dei lavoratori all’impresa, seguendo quanto avanzato a livello nazionale da un’interessante ed innovativa proposta di legge CISL sulla partecipazione (già in Commissione parlamentare). La “partecipazione” dei lavoratori alle scelte aziendali sarebbe la miglior forma di pungolo e garanzia, anche in riferimento ai cittadini, che non possono essere considerati solo utenti, ma anche attori civici.

E proprio al riguardo, rimane fondamentale considerare come pilastro della Multiutility la “scelta” di tutelare l’utenza entro un doppio binario di “risparmio”, sia quello legato alle tariffe che al bene ambientale. Interessante in tale contesto la proposta del Sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, di instaurare con i cittadini – utenti un confronto propositivo attraverso l’apertura di un “tavolo” sugli standard e la qualità dei servizi.

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