Andrea del Verrocchio: notissimo sconosciuto ed eroe nascosto

Andrea del Verrocchio, Dama dal mazzolino, 1475 circa, Firenze, Museo Nazionale del Bargello

Una grande mostra sul maestro dei maestri, su Andrea del Verrocchio visitabile a Palazzo Strozzi e al Museo del Bargello. La mostra si articola in 11 sezioni che indagano le relazioni dell’artista con maestri e allievi a lui contemporanei.

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Le prime nove sono a Palazzo Strozzi e le ultime due al Museo del Bargello.

Verrocchio è stato infatti il maestro di Leonardo da Vinci ma anche di Domenico del Ghirlandaio, maestro di Michelangelo, e di Perugino, maestro di Raffaello. Così tiene a sottolineare Arturo Galansino, il direttore generale di Palazzo Strozzi.

Perché allora Verrocchio ha subito, come dire, una “sfortuna critica”? A detta del curatore Francesco Caglioti Verrocchio è “un maestro di pari peso specifico di Leonardo”.

La sfortuna critica del Verrocchio pare iniziare con quel che ha tramandato su di lui Giorgio Vasari nella Vita: “Andrea del Verrocchio, fiorentino, fu ne’ tempi suoi orefice, prospettivo, scultore, intagliatore, pittore e musico; ma invero ne l’arte della scultura e pittura ebbe la maniera alquanto dura e crudetta; come quello che con infinito studio se la guadagnò, più che col benefizio o facilità della natura; la qual facilità se ben li fussi tanto mancata, quanto gli avanzò studio e diligenza, sarebbe stato in queste arti eccellentissimo, le quali a una somma perfezione vorrebbono congiunto studio e natura; e dove l’un de’ due manca rade volte si perviene al colmo, se ben lo studio ne porta seco la maggior parte; il quale perché fu in Andrea, quanto in alcuno altro mai grandissimo, si mette fra i rari et eccellenti artefici dell’arte nostra“.

 

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La presentazione che ne fa Giorgio Vasari nel trattato pubblicato per la prima volta nel 1550 e poi in edizione riveduta, corretta e ampliata nel 1568, è stata capace di conferire un giudizio non positivo all’artista.

 

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Leggete: Verrocchio orefice, scultore, capace nella prospettiva, intagliatore, pittore e musico, ed è qui che trovate l’insegnamento del maestro all’allievo Leonardo ovvero la pluridisciplinarità, la visione della rappresentazione del reale e dell’immaginato direi olistica, ma quando Vasari ne scrive riguardo allo scultore e al pittore usa la frase “maniera alquanto dura e crudetta” come se in Verrocchio prevalesse il sommo studio e l’applicazione piuttosto che “natura” ovvero Verrocchio che raggiunge in arte certi risultati non li ottiene perché è portato ma perché “secchione”.

Ecco, sta proprio qui il punto critico di questa mostra.

I suoi curatori Francesco Caglioti e Andrea De Marchi hanno compiuto studi attenti e scrupolosi e per realizzare questo evento monumentale nelle due sedi prestigiose – definite da Paola D’Agostino, direttrice del Museo del Bargello, una forza centripeta, capace di attrazione – non hanno tralasciato niente: uno studio matto e disperatissimo durato ben quattro anni ma anche di più se pensiamo che i due professori sono esperti di arte medievale e rinascimentale e hanno pubblicato numerosi contributi sul Rinascimento fiorentino.

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Ed è proprio qui lo snodo.

Verrocchio muore nel 1488 ma ciò che fa dire “Firenze culla del Rinascimento” è vero, lo dobbiamo all’artista dalla “maniera alquanto dura e crudetta” secondo Vasari, così capace ed eccellente, in realtà, in varie arti ma, forse, soprattutto, ed è un dato finora trascurato, in quella dell’insegnamento, con la straordinaria capacità di tirar fuori il meglio da ciascun allievo.

 

Andrea del Verrocchio, Madonna col Bambino (dettaglio), 1470 o 1475 circa © Staatliche Museen zu Berlin, Gemäldegalerie/Christoph Schmidt

Ma ci si astenga per piacere da commettere l’errore di leggere questa mostra con lo sguardo rivolto a Leonardo da Vinci!

Non sarebbe utile: se ne perderebbe il portato culturale e scientifico tanto da vanificare gli studi dei due illustri professori!

Ma forse io credo pesi assai più come macigno sulla reputazione di Verrocchio quando, e questa volta nella vita di Leonardo, Vasari scrive: “Acconciossi dunque, come è detto, per via di ser Piero, nella sua fanciullezza a l’arte con Andrea del Verrocchio, il quale, faccendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d’Andrea stava l’Angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch’Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui“.

Per farsene una propria idea si vada a visitare e contemplare, l’assenza di effetti scenografici particolari nell’allestimento fa risaltare le opere, troppe invero talvolta nel piccolo spazio di una sala, la bella mostra a Palazzo Strozzi e al Museo del Bargello, per vedere e capire chi fosse, sia stato ed è Andrea del Verrocchio, per conferire a Lui, finalmente, il giusto valore e per rompere quella sorta di “incantesimo vasariano” che lo ha relegato un passo indietro rispetto all’allievo.

Non è una mostra su Leonardo anche se nel sottotitolo se ne fa il nome, del resto come tacerlo per i suoi 500 anni dalla morte, è una mostra su Verrocchio e, semmai, si sottolinea la sua importanza come maestro a capo di una famosa bottega. Questo il senso principale.

E grande ne è il valore scientifico culturale e di tutela: per le scoperte inedite, per i restauri che grazie a questa mostra sono stati possibili, per lo studio, sì, il valore dello studio e della ricerca. Un lavoro di grande formazione: nel catalogo hanno scritto appunto studiosi esperti del Verrocchio, una mostra che è dunque anche un modello didattico ed educativo.

Francesco Caglioti tiene a sottolineare Verrocchio come genio universale, tale la sua abilità in tutte le arti. E su un giovanissimo Verrocchio, afferma Andrea De Marchi, scommettono i Medici che si confermano non solo eccellenti committenti ma anche sensibilissimi “talent scout”.

Dunque un artista che è un ossimoro è “notissimo sconosciuto” grazie alle parole del Vasari che lo ritrae “vittima del troppo studio, catturato da un eccesso di attenzione alla forma” incapace di catturare la vita vera finanche geloso del suo allievo Leonardo.

Andrea del Verrocchio, Incredulità di san Tommaso, 1467-1483, bronzo con dorature, Firenze, Chiesa e Museo di Orsanmichele, Musei del Bargello Firenze, su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali
E in tempi di dilagante superficialità o surfismo, come amo definire quest’epoca, tra un viaggiare veloce sulla superficie delle cose, portati dal vento del narcismo (surfismo e serlfismo insieme dunque), in questi tempi (mala tempora!) di pressapochismo, ecco giungere una mostra che è fierezza delle sfide inumane e impossibili (prestiti delle opere d’arte difficili da ottenere e altre complicazioni in itinere tipiche di un colossal progetto) che racconta principalmente di un eroe nascosto, e quindi protagonista di un’avventura quanto mai affascinante, tal Verrocchio, e di un’epoca intorno al 1470 quando, Lorenzo il Magnifico regnante, Firenze è al centro del mondo come ricorda Benedetto Dei nella sua cronaca.

 

Info mostra
ORGANIZZATA DA: Fondazione Palazzo Strozzi e Musei del Bargello con la National Gallery of Art, Washington DC
A CURA DI: Francesco Caglioti e Andrea De Marchi

Orario mostra: tutti i giorni inclusi i festivi 10.00-20.00 – Giovedì: 10.00-23.00

Info
Tel +39 055 2645155
info@palazzostrozzi.org

Prenotazioni
Sigma CSC
Dal lunedì al venerdì
9.00-13.00 / 14.00-18.00
Telefono: +39 055 2469600
prenotazioni@palazzostrozzi.or

Dal 9 marzo al 14 luglio 2019 Palazzo Strozzi celebra Andrea del Verrocchio, artista simbolo del Rinascimento a Firenze, attraverso una grande mostra che ospita oltre 120 opere tra dipinti, sculture e disegni provenienti dai più importanti musei e collezioni del mondo come il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Victoria and Albert Museum di Londra, le Gallerie degli Uffizi di Firenze.

L’esposizione, con una sezione speciale al Museo Nazionale del Bargello, raccoglie insieme per la prima volta celebri capolavori di Verrocchio e opere capitali dei più famosi artisti della seconda metà del Quattrocento legati alla sua bottega, come Domenico del Ghirlandaio, Sandro Botticelli, Pietro Perugino e Leonardo da Vinci, il suo più famoso allievo, di cui sarà possibile ricostruire la formazione e lo scambio con il maestro attraverso eccezionali prestiti e inediti confronti.

L’esposizione, curata da due tra i maggiori esperti dell’arte del Quattrocento, Francesco Caglioti e Andrea De Marchi, si colloca come uno degli eventi di punta delle celebrazioni leonardiane del 2019 e costituisce la prima retrospettiva mai dedicata a Verrocchio, mostrando al contempo gli esordi di Leonardo da Vinci, offrendo uno sguardo sulla produzione artistica a Firenze tra il 1460 e il 1490 circa, l’epoca di Lorenzo il Magnifico.

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e dai Musei del Bargello con la National Gallery of Art di Washington DC (che sarà la seconda sede dell’esposizione dal 29 settembre 2019 al 2 febbraio 2020). Con il sostegno di Comune di Firenze, Regione Toscana, Camera di Commercio di Firenze. Con il contributo di Fondazione CR Firenze. Main sponsor Intesa Sanpaolo.

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