Autonomi e professionisti
Nei libri di economia buona parte dei testi si occupa di produzione, costo del lavoro, disoccupazione. Lo fa con una serie di ipotesi, formule matematiche, grafici. Produzione sia a livello micro e macro. Punti di equilibrio tra curve tra domanda ed offerta. Poi passa ad introdurre la variabile tasso d’interesse, la moneta, e i rapporti tra aree geografiche e globalizzazione degli scambi. Il tutto, passando a livello macroeconomico, con i dati sulla popolazione attiva e la piena occupazione.
Manca forse qualcosa come suggerimenti alla politica fiscale. Non alla politica monetaria, che chiaramente è legata al controllo del tasso d’interesse-inflazione-disoccupazione.
La politica fiscale determina la qualità della spesa pubblica e la capacità di indirizzare tramite il controllo delle entrate pubbliche lo sviluppo di interi settori imprenditoriali.
Ecco in genere questo argomento è di appannaggio della politica.
Al livello pratico in Italia autonomi e professionisti
Veniamo al caso concreto Italia. Un economista avveduto prima di tutto cercherebbe di fare una analisi di scenario, ad esempio: pandemia, crollo del sistema trasporti, crollo dei flussi turistici, crescita dei servizi digitali, crescita del tasso di disoccupazione… eccetera eccetera.
A questo punto indirizza le sue forze a sostenere le aree produttive più sofferenti del paese. Poi determina la politica fiscale ed eventualmente gli incentivi da fornire al sistema produttivo sofferente da scegliere tra molte alternative. Non tante a dire il vero. Tra queste anche il rinunciare a incassare soldi da determinate imposte e/o contribuzioni.
In queste ore, per i lavoratori autonomi, per l’anno 2021, è stato proposto dalla commissione parlamentare che si occupa di bilancio, da approvare dalle Camere nei giorni di fine anno, un emendamento che esonera dal versamento dei contributi previdenziali a favore delle varie casse di previdenza. È un ottimo viatico per che vive del proprio lavoro. Nello specifico però era preferibile una riduzione diretta dall’Irpef per questa categoria.
Ovvio che ancora il provvedimento, come è scritto non è ancora dato saperlo, è in fase di elaborazione. Ad esempio, potrebbe avere una limitazione, una franchigia, tipo fino a 60mila euro di reddito professionale non si versa contributi, sopra sì. Io spero solo che questa facilitazione possa conciliarsi con le leggi che gravitano sul sistema pensionistico perché di questo si parla.
Il mancato versamento di contributi stimato è di circa 1 miliardo di euro per il 2021. Secondo me dovrebbe inserirsi in una riforma complessiva del welfare per essere veramente efficace. Della serie ti faccio non pagare ma non ti pregiudico il montante pensionistico. Di questo aspetto ancora non abbiamo notizia. Ma è un passo avanti.
Un aiuto immenso ai lavoratori autonomi e professionisti
Un grosso aiuto alle categorie di lavoratori autonomi che svolgono lavori con scarse tutele, e che oltre a vedersi contrarre i volumi di fatturato, sicuramente la notte non dormono bene come i lavoratori pubblici. Quindi la direzione è giusta. Corretta.
L’economista guarderebbe al “complessivo”. Queste norme così particolari dovrebbero conciliarsi con un disegno strategico. Un piano. Chi ha letto alcuni dei miei precedenti interventi sa che lo richiamo spesso, un piano di ricostruzione.
Nel senso ovviamente che non dobbiamo ricostruire una casa distrutta, ma creare delle nuove norme tese alla ricostruzione efficace ed efficiente del Paese. Un disegno complessivo. Una norma sola è un buon inizio, però non basta.
È vero che questa norma sposa una idea delle opposizioni che in questo modo danno un serio contributo al dibattito politico di come qualificare la politica fiscale del Paese, ma la maggioranza deve fare di più. Procede con provvedimenti fiscali spot, chiamati ristori, creati un po’ a seconda del questuante di turno: una categoria brontola, ecco il ristoro, il ristorino. In Germania, o Francia non si è avuto timori a fare provvedimenti di contribuzione a fondo perduto verso tutti gli imprenditori.
Noi italiani aspettiamo, non abbiamo determinazione autonomi e professionisti
Ci vuole coraggio e determinazione. Cose che noi italiani come i giocatori di scacchi non abbiamo. Aspettiamo la mossa, poi pensiamo, ragioniamo, e dopo tre giorni muoviamo una pedina. Il coraggio per la maggioranza non è favorire con una norma la decontribuzione di una categoria, ma quello di affrontare la pandemia con una risolutezza “lacrime e sangue”.
Si dirà, non è facile con questa sanità cosi parcellizzata in 20 regioni affrontare temi di sostenimento dell’intervento pubblico nelle sanità regionali. Che si provveda. Si faccia un progetto, si stanzi denari. Si dirà, non è facile sostenere gli imprenditori nelle aree turistiche del nostro Paese. Provvediamo, si faccia un progetto e si stanzi denari. La maggioranza deve avere un disegno strategico di politica fiscale.
Chioso con qualcosa che suggerisco a tutti di leggere, anche se non lo stampano più, “Vivere e morire per Napoleone” di Georges Blond. in questo bellissimo saggio storico che si legge benissimo, si spiegano le battaglie dell’imperatore Bonaparte, ma anche e soprattutto come le truppe che lo seguirono, vivevano e morivano per lui. A qualcuno potrebbe venire in mente che Napoleone Bonaparte era un dittatore, e quindi il fascino militaresco dei dittatori prende le coscienze dei militari. Vero, indubbio. Ma se il Governo italiano avesse un progetto, un disegno strategico per fare politiche fiscali forti, come la decontribuzione proposta dall’opposizione, il popolo lo premierebbe, almeno nei sondaggi. Invece, tocca vivere e morire… ma per chi?
Leggi anche: L’appiattimento: la politica è come il calcio. Ormai una desolazione
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Tweet di @adhoc_news