Antisemitismo e antisionismo: il nuovo vecchio binomio ha invaso i social

Antisemitismo e antisionismo: il nuovo vecchio binomio ha invaso i social

Nel corso della nostra storia recente, abbiamo tutti studiato che cosa è stata la Shoah.

Ma soprattutto, abbiamo studiato che cosa è successo prima che si consumasse lo sterminio degli Ebrei

Tutti, o quasi, eravamo convinti che leggi razziali, discriminazione e ghettizzazione degli Ebrei fossero ormai solo parole stampate su qualche pagina di un libro di Storia. Nessuno, o quasi, avrebbe mai pensato che ci saremmo trovati sulla buona strada per rivivere oggi quel passato.

Basta entrare sulle piattaforme social più bazzicate o sui canali di messaggistica istantanea, per rendersene conto.

Soprattutto dopo il 7 ottobre 2023, le dinamiche di diffamazione antisemita, inasprite dalla guerra scoppiata tra Israele e Hamas, sono sempre le stesse, ma rese più letali dalla velocità di circolazione che caratterizza i social media, con danni incalcolabili a livello globale.

È bene fare subito una precisazione

Non ci si deve ingannare pensando che l’insulto o la minaccia siano prerogativa solo di una o dell’altra fazione. Il problema è quando su uno scambio in merito alla crisi del momento, si innesta l’antisemitismo. E non importa che l’interlocutore sia ebreo o meno, il che la dice lunga su quanto, è inutile negarlo, l’antisionismo e l’antisemitismo combacino.

“Ancora parla, dopo che i suoi compagni criminali sionisti ebrei hanno ammazzato 40000 palestinesi” afferma un’utente di X (ex Twitter), in risposta a un commento su Israele. E poi prosegue, rivolgendosi a chi aveva commentato “Adolfo vi doveva far fuori tutti a voi ebrei maledetti. Finirete di nuovo qui di questo passo” conclude, allegando l’immagine di alcuni deportati in un campo, con le arcinote “divise” a righe.

È innegabile come la critica verso la politica estera israeliana scada nella più becera forma di pregiudizio antisemita, creando un inestricabile collegamento tra antisionismo e antisemitismo – per buona pace di chi sbatte i piedi affermando di essere antisionista, non antisemita

Su un canale Telegram leggiamo: “il popolo ebreo fa sempre e solo la vittima, quindi loro devo[no] essere compatiti, con la storia della shoah si sentono in diritto di fare quello che vogliono”. “Mio papà” ribalza un’altra utente “diceva che Hitler aveva sbagliato a fermarsi [n.b. avrebbe dovuto quindi portare a termine lo sterminio di tutti gli ebrei]”, rammaricandosi persino di non aver dato retta a tali affermazioni.

La quantità di aberrazioni di questo tipo è incredibile, gli insulti ricadono sotto la diffamazione aggravata, violando persino l’art. 595 comma 3 del codice penale.

È abbastanza evidente che la reazione alla divergenza di opinioni sul fronte del conflitto israelo-palestinese ha, in tutto e per tutto, sdoganato l’aperto antisemitismo, con alla base quella inspiegabile proprietà transitiva secondo cui tutto quello che fa Israele ricade su tutti gli ebrei del globo

Quindi siamo proprio sicuri che antisionismo e antisemitismo siano due cose separate? No, non lo sono, inutile girarci intorno. Non lo sono perché è venuto meno quel senso del pudore che ha tenuto duro per decenni ma che, evidentemente, era solo una recita.

Un senso del pudore costruito grazie alle dolorose testimonianze dei sopravvissuti della Shoah, grazie a Primo Levi, a Sami Modiano, a Liliana Segre, a Edith Bruck e a tutti coloro che hanno scelto di rivivere giorno dopo giorno quell’abominio perché potessimo comprendere e mai più dimenticare.

Ma soprattutto mai più ripeterlo

Invece, questo senso del pudore è stato spazzato via in un attimo il 7 ottobre, portando attori e registi nostrani ad affermare in pubblico posizioni inascoltabili, cosa che difficilmente sarebbe accaduta se non ci fosse stato il 7 ottobre.

Ma c’è un altro dato altrettanto allarmante che si innesta su questo “antisemitismo contemporaneo”: il più efferato complottismo. Un complottismo antisemita che oggi trova finalmente la sua prova tangibile nello stato di Israele e nella sua spinta imperialista, volta alla conquista del mondo arabo prima, e del mondo intero poi.

Dai Savi di Sion fino alla propaganda antisionista di matrice arafattiana, siamo di fronte a eserciti di sedicenti “liberi pensatori”, convinti di aver quadrato il cerchio, di aver finalmente smescherato, attraverso i loro smartphones, il complotto “demo pluto giudaico massonico” – e tarapia tapioco.

Un complotto che intende asservirci, a cominciare dai poveri Palestinesi, per berci il sangue, per rubarci gli organi, per prendere dai nostri bambini l’adrenocromo così da rendere immortale, tra gli altri, forse persino il premier Netanyahu

Sono così alienati da non rendersi conto che queste sono esattamente le stesse identiche idiozie che popolano il pregiudizio antisemita da sempre, semplicemente adeguate all’epoca in cui vengono fuori.

Ne è stato un chiaro esempio il pogrom di Kishinev del 1903. Un bambino trovato morto, una ragazza suicida – chissà forse proprio la mamma del bimbo, magari avuto dopo uno stupro.

Poco importa, è colpa degli Ebrei, adoratori del sangue

Le loro case e le loro attività furono date alle fiamme, 49 persone morirono. Lo Zar esultò, il popolo aveva trovato qualcuno con cui prendersela.

Questi liberi pensatori si sentono eroi, che sono stati capaci di vedere oltre la cortina di fumo messa in atto dallo “stato profondo sionista”, senza rendersi conto di essere marionette.

Non verificano, non contestano dati alla mano, seguono il gregge, a cervello spento.

In ultimo, si vuole fare una piccola precisazione

Israele ha una superficie di circa 22145 km², meno del Piemonte, che ha una superficie di oltre 25400 km². Gli ebrei nel mondo sono circa 15 milioni, meno del 2% della popolazione mondiale. La maggior parte sono concentrati in Israele (45%).

In Italia costituiscono meno dello 0,1%, negli Stati Uniti, dove esiste la comunità più nutrita della diaspora, gli ebrei costituiscono il 2%, su una popolazione di quasi 336 milioni di abitanti.

Se anche gli ebrei – e Israele – avessero un intento imperialista e di conquista del mondo, con questi numeri non avrebbero più fortuna della Liguria che dichiarasse di voler conquistare l’Europa

Forse, su tale narrazione, sarebbe il caso di riprendere un po’ il contatto con la realtà.

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