Non è un periodo fortunato per l’allenatore dell’Inter Antonio Conte. Dopo il secondo posto in campionato a un solo punto dalla Juventus e dopo la sconfitta in finale di Europa League contro il Siviglia, l’ex tecnico dei bianconeri e del Chelsea si ritrova da due mesi a cercare di recuperare 30 milioni di euro di un investimento andato (evidentemente) male, tra una presunta truffa dove compaiono anche alcuni documenti falsi di Hsbc, tra le più importanti banche di investimento nel mondo.
Per di più Hsbc, estranea alla vicenda, non è un istituto di credito qualunque. È molto conosciuto nel mondo del calcio, anche perché dal 2008 al 2018 è stato advisor il presidente del Coni, Giovanni Malagò, e in corsa per diventare amministratore della Lega nel 2018 ci fu anche Marzio Perrelli, ex Goldman Sachs nonché ex Ceo di Hsbc Italia e ora vicepresidente di Sky Sport. La storia arriva da Londra. A darne conto sono due sentenze della corte commerciale inglese.
L’investitore londinese
La prima è del 17 luglio, l’altra più recente di agosto, ovvero un’ingiunzione di pagamento a carico di Massimo Bochicchio, classe 1966, investitore italiano di stanza in Inghilterra, titolare di molteplici società di investimento. Bochicchio ha avuto un passato in Hsbc, tra il 2006 e il 2012, alla divisione Global Banking & Markets. Poi, a quanto si evince dal curriculum, si è messo in proprio. Il giudice inglese Dave Foxton nella sentenza del 17 luglio spiega nel dettaglio i fatti.
In pratica gli otto ricorrenti alla corte commerciale di Londra – oltre a Conte ce ne sono altri sette tra cui la Superb Sport Limited – si sarebbero resi conto lo scorso anno di essere finiti in una truffa che Bochicchio avrebbe portato avanti tramite la sua società Kidman. In base agli accordi, infatti, il manager italiano aveva promesso investimenti fruttuosi, ad alto rendimento. Dopo un tira e molla durato mesi, gli otto si aspettavano un pagamento di 33,1 milioni di euro entro il 30 giugno 2020. Non sono arrivati. Così nell’estate di quest’ anno Conte e gli altri hanno provato almeno a riavere le somme investite negli anni passati. Ma Bochicchio non paga.
Gli imputati decidono così di inviare una mail il 7 luglio ma scoprono persino che l’indirizzo è falso. Secondo il giudice le prove sono evidenti. In pratica Bochicchio li aveva convinti dell’investimento in Kidman perché collegata e garantita da Hsbc. Lo stesso istituto di credito ha spiegato a processo di non aver alcun ruolo in questa società né di avere alcun tipo di collegamento tramite le sue controllate. Sempre a processo lo stesso Bochicchio ha smentito il coinvolgimento di Hsbc.
Il documento falso rifilato a Conte
Ma è stato proprio Antonio Conte a portare al giudice un documento che sembrava arrivasse dalla banca d’investimento, pezzo di carta che poi si è rivelato falso. Proprio su questo si fonda la sentenza della corte commerciale inglese che ha verificato come il denaro che era stato affidato a Bochicchio era stato investito in altri modi e non come promesso. Il manager avrebbe a questo punto dovuto – entro la fine di luglio – saldare il suo debito. Non lo ha fatto neanche questa volta.
A questo punto è arrivata l’ingiunzione di pagamento. E Bochicchio si è visto congelare il patrimonio da 61,4 milioni di dollari, tra proprietà di lusso a Miami, in Italia e Londra. Tra queste c’è la lussuosa casa in Holland Park dove ha vissuto Conte ai tempi del Chelsea e dove è rimasto il fratello Gianluca che è stato consulente dello stesso Bochicchio in Tiber Capital. Sono stati bloccati anche i conti correnti in Regno Unito, in Credit Suisse e in Hsbc.
Rischia il sequestro dei beni se non ottempera al decreto ingiuntivo. Tra questi devono essere versati 6,5 milioni di sterline a Palesa Sarl, una società in Lussemburgo e 30,6 milioni di euro proprio a Conte. La truffa sarebbe stata portata avanti anche con prospetti falsi della stessa Kidman, con mirabolanti ipotesi di rendimento. Non c’è solo Conte tra i truffati illustri. Anche la filantropa Leona Koenig, fondatrice dell’Imfoundation for children, sostiene di essere stata ingannata da Bochicchio. Gli aveva fatto credere che la società facesse parte di Hsbc. Ha bruciato 3,9 milioni di euro.
Alessandro Da Rold per “la Verità”
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