Armine, la modella Gucci avanguardia della bruttezza non convenzionale

ARMINE

Armine Harutyunyan è una modella di 23 anni. Già questa sarebbe una notizia. La ragazza armena è diventata nota non tanto per le sfilate per la maison Gucci, ma per un braccio alzato davanti all’Altare della Patria.

Da lì è partita la solita mega-rissa mondiale a suon di colpi sulla tastiera. Un tormento al quale ci siamo ormai assuefatti. Del saluto romano mi importa poco, una riflessione sulla sua “bellezza”, invece, penso valga la pena farla.

Armine è definita una “bellezza non convenzionale”. Bellezza? Possibile che nel terzo millennio tutto debba essere sovvertito per fare contenti i radical chic annoiati. Armine, non me ne voglia, sembra Piero Fassino.

La maison Gucci, da quando è diretta creativamente da Alessandro De Michele, ha fatto del ‘brutto’ la provocazione principale, con ottimi risultati di marketing. Tutto qui. Nella moda è necessario rompere gli schemi di continuo – motivo per cui non la sopporto – e De Michele lo ha fatto con arguzia.

La nostra giovane armena sempre brutta rimane. E’ una spillungona, secca come un chiodo, naso adunco, sopracciglia da boscaiolo, orecchie enormi, piedi che calzano stretto un 46, capelli corvini con fronte bassa. Devo continuare? Sembra Mariangela Fantozzi.

Relativizzare è la parola d’ordine della società liquida. Uomo o donna? Non so. Sono gender fluid. Che poi il tessuto sociale sia un tutto buchi e niente stoffa, interessa a pochi. Dobbiamo essere relativi, liberi da identità e tradizioni. E poi tutti in fila dallo psichiatra.

Brunetta? Un’altezza non convenzionale. Di Maio? Una cultura non convenzionale…

 

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