Aspettando il 14 Luglio

Aspettando il 14 Luglio

I Francesi non finiranno mai di stupirci! Il primo turno delle elezioni legislative aveva visto vincere il Rassemblement della Le Pen, con Mélanchon e Macron ad arrancare dietro.

Ma ecco che all’indomani del secondo turno il quadro politico appare completamente capovolto: vince la Sinistra massimalista di Mélanchon, seguita da Macron e per ultimo dal Rassemblement National. Una Gallia divisa in tre insomma, come scriveva Giulio Cesare.

Che dire allora?

Beh diciamo che è senz’altro un risultato frutto di tre fattori. 1) della modalità particolare del sistema elettorale francese. 2) della demonizzazione del partito lepenista operata dalla quasi totalità dei media ufficiali, evocando addirittura il fantasma del fascismo. 3) e della conseguente efficace azione comune svolta contro il Rassemblement National dall’ammucchiata partitica messa in piedi da Macron.

Il cui cinismo viene spesso scambiato per abilità da diversi osservatori nostrani

In realtà Macron ha spregiudicatamente giocato la carta della ingovernabilità della Francia al solo fine di preservare il proprio potere personale. Il che -diciamoci la verità- non fa di lui uno statista. Ma questi sono tempi in cui anche una iena viene facilmente scambiata per un leone. Il Front Populaire frettolosamente allestito da Macron e compagni rappresenta sostanzialmente una impostura, poiché evoca nel nome quello originario del 1934 che riuniva tutte le forze della sola Sinistra di allora. Quando sappiamo bene che quello attuale (raccogliendo Sinistra moderata ed estrema, islamisti d’ogni genere e macroniani d’ogni risma, con un pizzico di destra cosiddetta moderata) è un confuso e contraddittorio amalgama di forze dai contenuti ideologici e politici non solo diversi ma persino contrastanti tra loro.

È una unità “contro” non “per” qualcosa; a differenza appunto del suo omonimo del 1934

Una unità che non ha neppure nulla da spartire con il molto istituzionale Front Républicain, costituito dai Gollisti nel secondo dopoguerra onde evitare derive di estrema destra. E che, anni dopo, consentì a Chirac di battere il vecchio Le Pen facendo il pieno dei voti a Sinistra. Il Front Républicain però aveva un egemone che lo organizzava e lo gestiva: ossia quel Gollismo che incarnava i valori di una Destra conservatrice e nazionalista, sia pur con vocazione europeista, attenta a non aver concorrenti al proprio fianco.

Mentre il Front Populaire vede Macron (il cui partito è secondo dietro quello di Mélanchon) nei panni del mediatore più che dell’egemone

E di un mediatore che esaurisce la sua funzione politica nell’accordare posizioni contrastanti e concorrenti. Ora la Sinistra di Mélanchon, profondamente antisemita e caratterizzata da quello che Michel Onfray chiama «fascisme islamo-gauchiste», è programmaticamente contraria alla politica economica e sociale di Macron nonché alla sua politica estera.

Per cui non si capisce come potrà funzionare una eventuale coabitazione al governo della Francia

Certo, Macron tenterà ogni mediazione possibile e immaginabile. Del resto, da buon alfiere dell’Europa di Maastricht, egli sta già lavorando da tempo alla composizione di un Centrosinistra funzionale agli interessi del capitalismo finanziario che governa i processi di globalizzazione. Solo che con la Sinistra massimalista di Mélanchon sarà dura.

Qui veniamo allora al punto che non può essere eluso né cancellato dai trucchetti di desistenza elettorale o di sbarramenti anti-lepenisti. E cioè al fatto che le elezioni legislative francesi nei loro due vincitori (estrema Destra al primo turno ed estrema Sinistra al secondo) hanno rivelato l’esistenza di una enorme area di malcontento quando non di aperto dissenso verso quello che possiamo chiamare il “Sistema”: inteso sia come Europa di Maastricht che come Ordine Mondiale.

È un malessere, dalle profonde radici nazionali e sociali, diffuso in tutte le opinioni pubbliche dei Paesi occidentali

E che nel nostro continente, dov’è maggiormente avvertito, non può essere arginato dalla retorica europeista o post-atlantista né tantomeno dai soliti teatrini inscenati dal trio Macron-Scholz-Van der Leyen per definire gli assetti politico-istituzionali dell’Unione Europea.

Perché tale malessere va ben oltre le aspettative per nomine commissariali, essendo qualcosa che si interroga sul modo di essere delle nostre società contemporanee e che pone altresì in discussione la realtà stessa dell’attuale Unione Europea

Il vero problema politico, quindi, è come dare voce e senso a questo malessere Come, cioè, utilizzare un voto chiaramente “anti-Sistema” per governare all’interno del Sistema, e per cambiare dall’interno il Sistema. Fermo restando ovviamente la possibilità di cambiamenti. Perché quando non è possibile il cambiamento la politica non ha più alcun senso; e il solo parlarne diventa semplicemente inutile. Per il momento limitiamoci a godere l’imminente festività transalpina del 14 luglio, quando la Rivoluzione esaltò l’umano sogno e bisogno del cambiamento.

Leggi anche: Analisi del ballottaggio a Firenze

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version