Auto – Per il comparto dell’auto è tempo di bilanci, ma soprattutto di proiezioni. Mentre il 2019, negli Usa, si è chiuso, per la quinta volta consecutiva, con oltre 17 milioni di immatricolazioni (17,1 milioni), ora si guarda con attenzione ai dati di fine anno della Cina, primo mercato mondiale, e dell’Europa. Questi ultimi saranno comunicati il 16 gennaio.
Per la Cina ci si attende una nuova frenata dopo il -2,8% del 2018 (28,08 milioni di veicoli) e 20 anni di crescita impressionante. Intanto, le prime avvisaglie di un 2020 complesso per l’auto in Europa, arrivano dal mercato più importante, quello tedesco. In Germania, nel 2019, sono stati prodotti 4,661 milioni di veicoli, il valore più basso dal 1996, in calo del 9% sul 2018. Giù, in Germania, anche l’export (3,5 milioni di veicoli), cioè -13%.
Questi dati sono preoccupanti soprattutto per l’ industria della componentistica italiana che ha nella Germania il suo primo cliente in Europa, Fca a parte. Anche la produzione di vetture in Italia (leggasi Fca) è attesa in flessione, secondo le prime stime della Fim-Cisl, intorno alle 100mila unità, quindi intorno a quota 830mila.
A metà mese, come detto, dall’ Acea si conosceranno i dati di vendita a dicembre e in tutto il 2019 in Europa. Negli ultimi undici mesi le immatricolazioni erano state oltre 14,5 milioni (-0,3% rispetto al 2018) e per la fine del 2019, secondo le rilevazioni di Anfia, il mercato dovrebbe risultare più o meno stabile.
Il primo Paese a diffondere i volumi registrati nel 2019 è stato il Regno Unito dove le vendite (2,3 milioni, -2,4%) sono calate ai minimi da sei anni. Le vetture elettrificate hanno invece raggiunto una quota «record»: +144% quelle elettriche, anche se rappresentano ancora solo l’1,6% del mercato. Più 17%, invece, le immatricolazioni di veicoli ibridi.
I due dati portano, nel Regno Unito, la quota complessiva dei veicoli «verdi» al record del 7,4%.
Il 2019, alla luce di questi numeri, viene definito in Gran Bretagna un anno «turbolento» a causa della «bassissima fiducia dei consumatori nell’ economia e delle incertezze politiche ed economiche derivate dalla Brexit». Per non parlare della mancanza di chiarezza sul futuro del diesel, il cui uso è limitato o addirittura vietato in sempre più città.
Cosa aspettarsi, dunque, per il 2020 in Europa? Anfia, che rappresenta la filiera italiana dell’ automotive, vede una leggera decrescita. Più pessimista è Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) che punta su un -5%. L’ anno che si è da poco aperto rappresenta per il settore un salto nel buio in quanto sono entrate in vigore le nuove norme Ue che limitano ulteriormente le emissioni di CO2 considerando le gamme prodotto. Le sanzioni sono severissime per chi non rispetterà i parametri: ogni grammo di CO2 oltre il limite costerà infatto 95 euro per veicolo.
E una prima stima pubblicata da Automotive News parla di un rischio multe fino a 33 miliardi. Per abbassare i livelli medi di CO2 i costruttori sono dunque obbligati a inserire in gamma sempre più veicoli elettrificati, tra elettrici puri e ibridi. E a questo proposito sono partiti ingenti investimenti, in primis da parte di Volkswagen che produrrà nel 2023 un milione di auto elettriche, che saliranno a 1,5 milioni nel 2025. Anche Fca ha messo la quinta sul tema dell’ elettrico e un impulso maggiore arriverà una volta definite le strategie di condivisione delle piattaforme con Psa.
Comunque, tra sanzioni in agguato, crescenti tensioni politiche con ripercussioni sul prezzo del petrolio, Brexit e incertezze economiche varie, l’ auto ha davanti a sé un 2020 difficile da interpretare.
Pierluigi Bonora per “il Giornale”