Autonomia differenziata e Premierato a rischio referendum
La legge sull’autonomia differenziata proprio non va giù agli italiani. A poco più di un mese della legge 26 giugno 2024 n.86 che reca le disposizioni di attuazione della autonomia differenziata delle Regioni a Statuto ordinario, una valanga di firme per procedere al referendum abrogativo sono arrivati ai vari comitati organizzatori. Di fatto ancora non è partita le attuazioni per la modifica dell’art.116 della Costituzione, che già viene richiesto immediatamente l’abrogazione.
Un problema di non poco conto per l’attuale maggioranza, che nonostante qualche “mal di pancia”, dimostra forte tenuta e garanzia di continuità.
Ma le divergenze ci sono e anche forti
Il primo e più rilevante riguarda i molti dubbi sulla legittimità del provvedimento. L’art 116 della Costituzione non sembra sia così “aperto” nel trasferire funzioni di primaria importanza alle Regioni. Il rischio di una legge che non abbia totalmente i requisiti di costituzionalità pertanto persiste.
Forti dubbi ci sono anche a riguardo i principi dell’art. 119 Cost. che richiamano alla compatibilità finanziarie nazionali, nonché alla coesione e la solidarietà nazionale
Un provvedimento quindi ritenuto ai più inopportuno che potrebbe avere una sua logica nel cercare di responsabilizzare una classe politica, specie quella del meridione d’Italia, che – a detta di alcuni partiti politici – ha cercato nel passato solo di “sfruttare” le risorse dello stato senza creare sviluppo e ricchezza e che adesso, con l’autonomia, devono provvedere senza l’appoggio di Roma.
La responsabilizzazione quindi delle Regioni al momento più svantaggiate è il “refrain” più utilizzato, ma dall’altro anche il venir meno di aiuti finanziari a vantaggio delle più ricche ed economicamente più avanzate
Strano a dirsi, ma la raccolta delle firme per il referendum abrogativo non è particolarmente vivace nelle regioni più debole. Sono proprio le Regioni del Nord che maggiormente stanno promuovendo il referendum per cercare di frenare e/o addirittura fermare che la norma venga attuata
L’autonomia differenziata è già diventata legge. Adesso viene portata al dibattito alle Camere un’altra norma, questa volta fortemente voluta dalla premier Meloni, che cambia in maniera dirompente il foglio costituzionale: la legge su Premierato.
Pur essendo le norme dell’autonomia differenziata e del Premierato due stesure normative separate, la maggioranza degli italiani li considera un tutt’uno. In particolare, per molti si tratta non solo di un cambiamento politico, ma anche e soprattutto di modifiche organizzative che impattano negli ideali alla base dei padri costituenti e di una modifica del pensiero, dell’organizzazione e dei principi che hanno dato le basi allo Stato Repubblicano Italiano, e che sono stati il fondamento della storia del nostro Paese dal dopoguerra ad oggi
C’era quindi davvero la necessità di attuare modifiche cosi rilevanti nell’ordinamento giuridico, tra l’altro in un lasso di tempo così esiguo?
Il cittadino medio, questo duplice scardinamento di due rilevanti punti fissi costituzionali, li capisce con difficoltà. I partiti di opposizione invece cavalcano l’onda, ingenerando dubbi e confusione negli elettori.
Certo è che la modifica dell’art. costituzionale 92 risulta un cambiamento importante. I cittadini saranno chiamati a votare direttamente il Presidente del Consiglio, ribaltando il potere che adesso stava in mano al Parlamento. Un meccanismo, che negli intenti della attuale maggioranza, dovrebbe garantire continuità politica, evitando governi tecnici e ribaltoni politici, di chi al Governo ci va senza essere legittimato dagli elettori.
Certo è che Salvini e Meloni hanno dimostrato carattere nel presentare argomenti così complessi che possono essere utilizzati come arma politica dai detrattori.
Il coraggio aiuta gli audaci
Ma è importante comprendere che mai come in questo periodo l’Italia ha bisogno di stabilità e certezze.
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