Una crisi energetica che ha innescato un aumento dei prezzi di luce e gas, alimentata da uno scenario macroeconomico incerto scandito dal conflitto in Ucraina: è questa la nuova sfida con la quale le aziende oggi sono costrette a interfacciarsi.
Una crisi globale, che contribuisce a minare profondamente l’intero settore produttivo e su cui pesano le scelte dei più importanti player dell’energia. Quali sono state le conseguenze per le PMI? E quali sono le strade oggi percorribili per superare questo momento di incertezza?
L’abbiamo chiesto a Tommaso Bordini, CEO di Valore Energia, esperto nel settore della finanza agevolata e delle energie rinnovabili, che ha affrontato queste e molte altre tematiche nel suo libro, edito da Bookness, “Intelligenza Energetica: La guida definitiva per liberarsi dalla schiavitù degli aumenti energetici nell’era post-Covid”.
Tra le questioni trattate, i falsi miti sull’energia, le soluzioni per risparmiare, i vantaggi delle comunità energetiche e la messa in sicurezza delle aziende, cui si affianca il tema dell’analfabetismo energetico e della scarsa conoscenza delle dinamiche che guidano il settore dell’energia: facendo luce su questi aspetti, la guida di Tommaso Bordini fornisce quindi gli strumenti per acquisire una maggiore comprensione del mercato energetico ed evitare di esserne travolti.
Come hanno reagito i fornitori alla crisi energetica e quali sono state le conseguenze per le PMI?
I trader energetici, già in difficoltà dopo la recente pandemia, hanno reagito alla situazione attuale mettendo in atto una serie di politiche molto restrittive rispetto a quelle che adottavano in passato. Insoluti e perdite nei bilanci hanno mutato il loro approccio nei confronti delle realtà responsabili di un maggiore consumo di energia, cioè le aziende energivore, che hanno smesso di essere una risorsa, perdendo quel potere contrattuale di cui disponevano fino a qualche tempo fa. Proprio per questo è importante che le PMI imparino a conoscere i meccanismi che regolano il mercato energetico: ignorare tali dinamiche potrebbe ostacolare gli investimenti e contribuire a minare la sopravvivenza del business.
Quali sono le urgenze con cui i fornitori energetici stanno avendo a che fare?
Tenendo conto dei margini operativi molto ridotti cui sono costretti a operare, i player del settore si stanno concentrando sul tema della certezza dei pagamenti che, più che una precauzione, è per loro una vera e propria necessità. Tuttavia, le loro politiche al riguardo hanno finito per avere impatto molto importante sulla realtà di noi consumatori. Basti pensare all’adozione di strumenti di difesa come il rinnovo delle condizioni economiche e le modifiche contrattuali unilaterali e di come si siano tramutati in un problema soprattutto per quelle aziende che, in maniera giudiziosa, già prima della crisi energetica, si erano tutelate stipulando contratti a prezzo fisso. Queste condizioni hanno comportato danni economici e finanziari piuttosto importanti per i trader di energia, ma con il rinnovo o la scadenza del contratto le PMI si sono ritrovate a dover fare i conti con costi energetici molto più alti rispetto a quelli preventivati e con il rischio concreto di fornire al trader una garanzia di pagamento: una situazione che ha innescato una profonda instabilità.
Quali sono le strade oggi percorribili per quelle PMI intenzionate a svincolarsi da questo modello?
Di fronte a uno scenario così complesso e ricco di incertezze, non è più possibile soprassedere, poiché si corre il rischio che il problema si presenti all’improvviso e finisca per travolgerci. Il modo migliore per reagire è investire su noi stessi e sui nostri business, attraverso una riqualificazione dei nostri edifici, cui consegue inevitabilmente anche un miglioramento della nostra situazione finanziaria. Basti pensare che ogni tre anni spendiamo l’importo che ci servirebbe per installare un impianto fotovoltaico e aderire a forme di approvvigionamento più economiche, basate sull’autoconsumo. In media un’impresa che decide di affrontare questo percorso produce energia ad un costo che varia dai 4,5 ai 6 centesimi di Euro a kW. Restare vincolati al vecchio modello, al contrario, significa che tutti i nostri risparmi verranno adoperati per incrementare i bilanci di altri: una scelta tutt’altro che vantaggiosa se si ragiona nel lungo periodo. Proprio per questo, la transizione energetica per le PMI non è più soltanto un’opzione ma una vera e propria necessità. Prendere atto di tutto per le aziende significa adottare un approccio pro-reattivo che permetta loro di crescere e prosperare.
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