Una gigantesca esplosione, avvenuta nel pomeriggio di martedì 4 agosto, ha devastato la zona del porto di Beirut, capitale del Libano. Decine sono state le abitazioni distrutte e danneggiate. Per quanto riguarda le persone coinvolte si parla di oltre 100 morti e 4000 feriti. Molti corpi non sono stati ancora ritrovati e per avere contezza dei dati ufficiali bisognerà attendere ancora a lungo.
Le reazioni
Donald Trump ha paventato l’ipotesi secondo cui si tratterebbe di un vero e proprio attentato.“Ho incontrato i nostri generali e sembra che non sia un incidente industriale. Sembra, secondo loro, che sia un attentato, una bomba di qualche tipo.” Inoltre, Trump ha assicurato il pronto intervento americano per aiutare Beirut. Il Presidente libanese Hassan Diab, in un messaggio TV, ha dichiarato che l’incidente nel porto di Beirut è stato causato dall’esplosione di 2.750 tonnellate di ammonio.“Non passerà senza conseguenze: i responsabili di questa catastrofe ne pagheranno il prezzo”, ha tuonato Diab. Il governatore di Beirut, Marwan Abboud, rievocando Hiroshima, ha parlato di “disastro nazionale senza precedenti.” Vicinanza e garanzie di aiuti sono state espresse da Israele, Turchia e Italia. Quest’ultima, con un Tweet del Presidente del Consiglio, ha ribadito il proprio sostegno al popolo libanese.
Una nazione in default
Da “Svizzera del Medioriente” il Libano, ad un anno dallo scoppio della crisi economica, è sull’orlo del collasso. Dopo le manifestazioni oceaniche che nello scorso autunno avevano portato al cambio di governo, nel mese di marzo, in piena emregenza Covid, il nuovo governo in carica non fu in grado di pagare un Eurobond da circa 1,2 miliardi di euro entrando ufficialmente in default. Secondo Limes anche le banche, che per decenni avevano costituito la vera roccaforte dell’intero sistema, al momento rilevatesi assiediate come basi militari. Dunque, una società senza prospettive dove a decine tra cittadini e stranieri si sono tolti o hanno tentato di togliersi la vita.
Incidente o attentato?
I fatti di Beirut, di primo acchito, farebbero emergere dinamiche e responsabilità poco chiare. I sospetti che si sia trattato di un attentato sorgono spontanei anche alla luce dei video e delle immagini diffuse. In attesa di nuovi aggiornamenti, per il momento rimaniamo cauti nel dare qualsiasi tipo di giudizio ma dovremmo tenere ben presente che il Medioriente è sempre stato preda degli istinti di petrolieri e guerrafondai.
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