BEIRUT –“Questa esplosione è l’inizio di una nuova era”. Sono queste le parole di Emmanuel Macron appena sbarcato a Beirut. Parole che, per chi sa leggere tra le righe, vanno ben al di là della semplice solidarietà. Attraversando le zone colpite ha poi aggiunto: “Sono qui per lanciare una nuova iniziativa politica”, affermando che chiederà (ovvero che ha ordinato) “di attuare riforme per cambiare il sistema, per fermare la divisione del Libano, per combattere la corruzione”. Parole tutt’altro che nuove, le abbiamo già sentite pronunciare per la Libia, per la Siria e per molti altri Stati destabilizzati dall’Occidente per interessi economici. La domanda allora è: se è stato un semplice incidente, perché il Libano dovrebbe operare stravolgimenti nel proprio sistema politico su indicazione del presidente di un’altra Nazione?
UNA NUOVA FASE (DI GUERRA?)
Il reale motivo del viaggio del Presidente francese appare chiaro. La solidarietà c’entra ben poco, si tratta di fare da apripista alla prossima “primavera araba” indotta. Non è un caso se i siriani, emblematicamente, le hanno chiamate “primavere americane”… Il Libano, infatti, rappresenta uno snodo cruciale di collegamento tra il Mediterraneo e il Medio Oriente. La sua posizione geografica lo rende un crocevia fondamentale per gli equilibri della Regione, dove da 75 anni si susseguono conflitti multilaterali con velleità egemoniche di diversi attori. Chi controlla la Capitale libanese e le sue infrastrutture principali, acquisisce un grande vantaggio. Il porto, centro economico propulsivo, è stato distrutto. Qualcuno dall’estero si offrirà di ricostruirlo e, di conseguenza, controllarlo.
Nell’aggressione su più livelli che l’Occidente e i suoi alleati locali stanno portando avanti contro la Siria e l’Iran, neutralizzare il Libano, privandolo della propria sovranità, significherebbe dare un colpo durissimo alla loro resistenza. Difficile che la cosa possa avvenire senza una reazione. Se la presenza di europei ed americani inizia a manifestarsi come una forza di occupazione vera e propria, diretta o surrogata che sia, sarà impossibile non assistere a delle contromisure militari dei difendenti. Quello che Macron ha aperto, dunque, è uno scenario pericoloso, che potrebbe far ripiombare il Libano in un clima da guerra civile.
Ci auguriamo tutti di no, ovviamente, ma abbiamo già visto in passato che di umanitario, nelle ingerenze Occidentali nel mondo, non c’è mai stato niente. Si tratta sempre del solito imperialismo.
UN ULTIMATUM
I francesi, in realtà, ai libanesi non hanno dato dei consigli ma imposto un ultimatum: accettare di schierarsi con loro, o subire l’inizio di una guerra per procura. I cittadini saranno messi gli uni contro gli altri, nel tentativo di operare l’ennesimo “regime change” funzionale agli interessi di Stati Uniti, Francia e soprattutto Israele. Uno scenario molto pericoloso per il Libano perché, a differenza della Siria, non si parla di un popolo unito. Esistono profonde differenze sociali, economiche, religiose e politiche, che se fomentate, possono generare settarismi e portare ad una guerra interna tra più fazioni.
I prodromi di questa operazione sono già in corso da mesi, la crisi che ha colpito il Paese dei cedri lo scorso anno non è casuale. Numerose sanzioni, specie al sistema bancario, sono state comminate da attori internazionali, primo tra tutti gli Stati Uniti. Oltre a questo abbiamo assistito ad una serie mirata di azioni di intelligence, funzionali a colpire le risorse economiche di Hezbollah. Il Partito di Dio è oggi sostenuto non più solo dalla comunità sciita ma da ampie fasce trasversali della popolazione ed è presente nell’apparato statale libanese. Impoverire ed impaurire le masse è funzionale a creare malcontento, ridurre questo consenso, fomentare rivolte e far chiedere cambiamenti.
HEZBOLLAH
L’incidente, dunque, è l’occasione perfetta per enfatizzare la crisi e cercare di indebolire Hezbollah, realtà dotata di grande vitalità, in forte espansione grazie al suo capillare radicamento. Non stiamo parlando solo di una forza militare, ma di un movimento politico strutturato, perfettamente integrato nel panorama politico libanese. Da anni si presenta democraticamente alle elezioni e attualmente possiede una buona rappresentanza parlamentare. Il suo programma politico punta al sostegno delle classi sociali più deboli, garantendo, anche con strutture proprie, il diritto al lavoro, all’istruzione e il libero accesso alla sanità.
In campo internazionale sta dando da anni un contributo molto importante alla Siria nella lotta contro il terrorismo. Fattore di assoluto rilievo, visto che Usa, Israele, Francia, Gb, Arabia Saudita e Turchia investono da un decennio, ormai, nel tentativo di destituire il legittimo Presidente Siriano Assad. Con Israele si verificano anche numerosi problemi di vicinato, Hezbollah infatti fronteggia, in diretto collegamento con l’Iran, le mire espansionistiche dei sionisti. Le sue truppe paramilitari rappresentano una vera e propria spina nel fianco dell’esercito israeliano, il quale compie sovente tentativi di occupazione territoriale del Libano del sud. Ma nonostante la grande modernità di mezzi, spesso desiste di fronte alla determinazione dei combattenti della resistenza libanese.
Sono queste posizioni, indicative di una comunità che non intende sottomettersi ad agenti esterni, che hanno portato ad un’escalation di attacchi contro il Libano. In sostanza, l’intento è separare Hezbollah dal resto del Libano rendendo vulnerabile il Paese, abbattere i raccordi di sostegno alla Siria di Bashar al-Assad, isolare l’Iran e depredare le ricchezze economiche di queste tre Nazioni non allineate.
LE REALI PRETESE SUL LIBANO
Oltre le ridicole sviolinate dei media mainstream, ecco cosa ha intimato Macron al Libano, in accordo ovviamente con Israele e Stati Uniti:
Dichiarare Beirut zona smilitarizzata. Trasferire il controllo di aeroporto e porto di Beirut ad un contingente internazionale congiunto. Conferire all’ONU la gestione delle montagne libanesi, delle acque territoriali e dei confini meridionali. Fornire alle “autorità” internazionali l’elenco dei nominativi degli uomini dei servizi di sicurezza nazionali. C’è poi la volontà di far dimettere il Governo e il Parlamento libanese e indire nuove elezioni. Guarda caso, la stampa globalista, sta insistendo molto sul raccontare che alcuni libanesi vorrebbero l’azzeramento della propria classe politica e addirittura un nuovo colonialismo francese….
In caso di rifiuto nell’accettazione di queste “proposte”, la Francia andrà avanti con la forza, presentando una risoluzione al Consiglio di sicurezza per promuovere una gestione internazionale a guida ONU. Se le autorità libanesi non accetteranno le imposizioni non potranno accedere agli aiuti economici internazionali.
Tutto questo, pensate un po’, per un “semplice” incidente…
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