La foto dello “scandalo”, quella che ritrae Christian Natale Hjorth bendato, nella caserma di via in Selci, è stata prontamente censurata dai vertici dell’Arma dei Carabinieri. L’immagine ha anche sollevato il consueto vespaio sui social media e spinto molti esponenti politici a interventi di condanna. Eppure, il bendaggio di un individuo in stato di fermo o arrestato, il “blindfolding”, non è una pratica in “stile Guantanamo”, come evocato da alcuni media, anche internazionali, ma una prassi, seppure eccezionale, presente nei regolamenti di polizia di nazioni civilissime.
Negli stessi Stati Uniti, alcuni dipartimenti di polizia bendano il volto di un arrestato, se c’è il rischio che questi tenti di sputare contro gli agenti, propagando eventuali malattie. Il bendaggio vero e proprio degli occhi è invece praticato, quando non si dispone di altri strumenti, nel caso in cui un sospettato venga messo a confronto con un accusatore, per evitare che quest’ultimo venga riconosciuto. In Europa, il bendaggio degli arrestati è praticato della polizia olandese in operazioni di particolare rilievo. Ad esempio, la polizia di Amsterdam ammanettò e bendò le persone arrestate nel novembre di due anni fa in una retata contro il cosiddetto Cartello Kinahan, un’organizzazione dedita al traffico di droga, con ramificazioni in Olanda, Belgio e Irlanda. Le immagini degli arresti rimbalzarono sui media olandesi e irlandesi e sono ancora rintracciabili sul web.
In passato, ad esempio, il Cpt ha censurato espressamente la Spagna. Altra immagine che fece “scandalo” fu quella scattata nell’agosto del 2015 a Parigi, mentre la polizia francese scortava all’interno del tribunale, scalzo e bendato, Ayoub El-Khazzani, il jihadista marocchino accusato dell’attacco terroristico al treno Thalys Amsterdam-Parigi. El-Khazzami venne fermato da un gruppo di passeggeri, tra i quali tre americani in vacanza. Due di loro erano militari. La vicenda venne anche immortalata nel film, “Ore 15:17 – Attacco al treno”, diretto da Clint Eastwood.