BENIGNI L”ESTREMISTA EUROPEO
Domina ancora a distanza di giorni la polemica sul Manifesto di Ventotene dopo che Sabato scorso la manifestazione indetta da Michele Serra lo aveva brandito come un testo sacro.
E dopo che soprattutto Giorgia Meloni ne aveva criticato alcuni passaggi fondamentali che ne definivano l’ orizzonte socialista
Da lì il dibattito infuocato di questa settimana fra i feticisti del Manifesto e i detrattori dello stesso. Fra i primi, non poteva mancare l’aedo dei progressisti, al secolo Roberto Benigni. Passato dall’ essere genio ribelle a intellettuale organico del sistema mainstream che un tempo voleva combattere. Non indugerò su questo punto cercando di capire o ipotizzare che cosa possa aver bel tempo dato luogo a questa trasformazione.
Personalmente penso che il punto di massima gloria raggiunto da Benigni sia stato il film La Vita è Bella e che dopo si siano alternate iniziative culturali pregevoli in doverosa esaltazione della nostra cultura a partire dalla Divina Commedia tuttavia talvolta piegate a istanze di parte contrabbandate per patriottismo culturale
E veniamo al Sogno. Anche in questo ultimo spettacolo, andato in onda sulla Rai, Benigni alterna concetti assai condivisibili a idee grottesche e completamente insensate in un climax evidentemente studiato che fa dell’autore il controcanto alle critiche di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene.
Con buona pace di chi parla a sproposito di TeleMeloni
Naturalmente la sinistra ha immediatanente esaltato Benigni quale “migliore risposta al Presidente del Consiglio” lanciando gaudiose grida di tripudio per l’ex comico e giungendo fino a organizzare una manifestazione direttamente a Ventotene (miseramente fallita, fra l’altro).
Come dicevo, quel che ha detto con grazia e lirico parlare Roberto Benigni è complesso e andrebbe sezionato e sviscerato attentamente. Purtroppo non v’è tempo per poterlo fare in modo approfondito
Ma mi vorrei soffermare su due concetti fondamentali, uno dei quali è a mio avviso assai condivisibile. L’altro assolutamente no.
Partiamo da ciò che condivido. L’Europa è culla di civiltà. Il più piccolo continente per estensione geografica eppure la fucina da cui è uscito il bello che ha condizionato e condiziona il mondo tutt’oggi in senso positivo. dall’Europa e dalle sue radici giudaico cristiane giunge un affflato spirituale importante che fa della parola di Gesù Cristo il fondamento di una morale collettiva che – seppur non condivisa da tutti in modo religiosamente ortodosso – ha plasmato il nostro modo di essere e di relazionarsi col prossimo. Sfortunatamente questo aspetto è stato ritenuto dagli europeisti un tanto al chilo non sufficiente, tanto che, nell’ondata di miope laicismo il cristianesimo fu espunto dall’ipotesi di costituzione europea quale uno dei fondamenti. Andiamo avanti! Dall’ Europa è nato il pensiero razionalistico che da Cartesio è giunto all’illuminismo passando per la grande rivoluzione scientifica.
Dall’Europa nasce il culto del dubbio e dell’ antidogmatismo che trova in Giordano Bruno la sua figura di riferimento
Per non parlare di Newton, Galileo e gli altri intellettuali-scienziati che hanno dato origine al mondo moderno. E si potrebbe continuare per ore e ore e ore a magnificare le lodi del continente europeo di cui essere indubbiamente fieri.
Certo Benigni i dovrebbe rivolgere tuttavia anche a tutti quelli che nel nome del progressismo miope e ideologico sono portatori di istanze antioccidentali sulla base delle indubitabili brutture che pure ci sono state, non certo cavalcare l’onda antimeloniana della sinistra alleata con chi si fa portavoce della cancel culture
A costoro andrebbe ricordato che senza Europa non vi sarebbe Occidente e che fosse per i loro antenati saremmo stati ottant’anni sotto l’egida dell’Unione Sovietica.
Ma poi ci sono i minuti dedicati all’Osanna di questa Unione Europea definita come la migliore cosa dal punto di vista politico sociale ed economico degli ultimi 5000 anni. Naturalmente con buona pace di Alessandro Magno o dell’impero romano
In realtà le cose non stanno proprio così né possono essere semplificate come fa l’ex comico. Certo gli si potrebne perdonare perche in un monologo non v’è spazio per l’analisi storico politica ma solo per l’afflato emozionale che vuole suscitare.
Ma dal momento che l’intellettuale dovrebbe avere una responsabilità maggiore del militante, sarebbe opportuno andarci cauti con le parole.
Insomma par davvero troppo esaltare una Unione Europea che ad oggi ha dimostrato di aver caratteristiche non proprio esaltanti.
Intenta nel vincolare alle dimensioni delle zucchine, ha dimenticato come rendersi fondamentale sul piano geopolitico internazionale. E ciò avviene a causa non di questa o quella contingenza ma proprio per un deficit strutturale.
Siamo lontani dagli Stati Uniti d’Europa sul piano concettuale e istituzionale rimanendo l’unione ancora qualcosa di molto avulso da un gioco democratico compiuto.
Di fatto per motivi storici e politici, ciò che oggi si chiama Unione Europea non risponde nemmeno ai criteri che Spinelli Rossi ecc avevano immaginato a Ventotene. Quel principio federalista è lontano dall aver trovato una sua codificazione strutturale. Tutt’altro! Di fatto, ne vengono smentite tutte le possibili ricadute pratiche.
Rimanendo appunto un bel principio. Si comprende che come recita il proverbio “chi si accontenta gode” ma francamente pare un po’ poco. Questa UE pare ha al contrario introiettato proprio gli elementi che giustamente Giorgia Meloni contesta al Manifesto: quell’ eccesso di socialismo che si presenta ancora oggi dopo 80 anni sotto mentite spoglie.
E grazie a Dio che quell’ imprinting è stato temperato dalle riflessioni di De Gasperi, De Gaulle e Schumann. Ma, ad oggi una rinnovata spinta socialisteggiante agita le acque europee attraverso l’imposizione di un’agenda ideologica pericolosa e pericolosamente difesa dai pretoriani del potere. Quindi, caro Benigni, non ci hai convinto
Certamente sì sugli ideali, certamente no sulla realizzazione degli stessi soprattutto avendo riguardo agli ultimi trent’anni di storia continentale.
Oggi le sfide che attendono il nostro continente non si possono affrontare persistendo negli errori e nelle iniquità che hanno caratterizzato gli ottant’anni di Europa “(non)politica”, che è ben lungi dall’ essere la migliore invenzione degli ultimi 5000 anni
Rispetto al prestigio e all’orgoglio di essere europei, al contrario, abbiamo diritto e dobbiamo combattere per una Europa assai diversa da quella oggi rappresentata, magari proprio ripartendo da quel dibattito sulla costituzione europea in grado di definirne gli assetti politici in Coerenza con la storia del pensiero occidentale
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT