Benzina alle stelle.
Le previsioni sul prezzo del carburante e dell’energia sono sempre più preoccupanti.
Qualora il rialzo del petrolio continuasse su questi ritmi, nel medio periodo si rischia di avere la benzina, il cui prezzo è già elevato, addirittura a 4 euro al litro.
Colpa anche delle politiche legate alla cosiddetta transizione ecologica
Lo spiega Alberto Clò, docente di economia ed ex ministro dell’industria.
Si fanno sempre più fosche le previsioni sui prezzi dell’energia e dei carburanti.
Dopo il pesante rincaro di questo mese, per luce e gas sono previsti aumenti pure nei prossimi due trimestri, e nel medio termine si rischia di arrivare ad avere la benzina verde addirittura a 4 euro al litro.
Potrebbe accadere se il trend al rialzo del petrolio proseguisse secondo le stime attuali da parte di diversi analisti.
Il Wti è arrivato ai massimi dal 2014 toccando quota 83.08 dollari al barile, mentre il Brent ha segnato un ulteriore rialzo sopra gli 85 dollari.
Un teorico del super-rally del petrolio è Alberto Clò, docente di economia applicata all’università di Bologna, ex ministro dell’industria (1995-96, Governo Dini) e direttore della rivista Energia.
In un articolo pubblicato su rivistaenergia.it (il blog del trimestrale) – riferisce Libero – il professore spiega perché il petrolio sta crescendo e continuerà a crescere sia nel breve che nel medio termine.
All’origine c’è lo spread tra la domanda di greggio che continua ad aumentare («la Cina è disposta a comprare petrolio, gas e carbone a qualsiasi prezzo pur di risolvere la crisi energetica che l’attanaglia»), e l’offerta che ristagna («L’Opec ha confermato che immetterà sul mercato ogni mese non più di 400.000 barili al giorno»).
Un circolo vizioso che ha rafforzato la pressione al rialzo dei prezzi e il conseguente aumento dei profitti dei paesi produttori.
Il problema è Bruxelles
Il problema è Bruxelles, la parte debole dell’ingranaggio che non fa nulla per proteggersi ed è convinta che la svolta green possa risolvere tutto.
«Queste decisioni – continua l’ex ministro – non hanno suscitato preoccupazioni in un’Europa illusa che del petrolio e del metano si farà presto a meno…»”.
E il “bello” deve ancora venire.
“In un futuro neanche troppo lontano (2-3 anni) si ricominceranno a sentire gli effetti nefasti della riduzione degli investimenti sui nuovi giacimenti imposta dalla transizione energetica.
«Se la domanda dovesse proseguire nella sua crescita – conclude l’articolo del professore – sarebbe inevitabile un impatto sui prezzi con livelli che alcune banche di affari proiettano sino a 150-200 dollari al barile. Detto altrimenti, verso i 4 euro al litro della nostra benzina».
Di Matteo Cassol
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