Limone Piemonte, profondo Cuneese. Un telaio arrugginito di una vecchia Chevrolet in un burrone. Dal 1981. Troppo. Il sindaco Massimo Riberi vorrebbe mandarlo da uno sfasciacarrozze, per sempre. E’ il Magic Bus italiano che, come quello di “Into the wilde” «attira troppa gente in un punto dove è fin troppo facile scivolare e farsi male».
Perché tanto interesse per una rottame? Perché è il fuoristrada del famoso incidente che il 7 dicembre 1981. Beppe Grillo guidava, tre persone morirono. Omicidio colposo il verdetto finale della Corte di Cassazione. 14 mesi di reclusione, pena sospesa. Tre persone perdono la vita per una condotta imprudente del futuro fondatore del Movimento 5 Stelle.
«Quel rottame – racconta adesso il sindaco a La Stampa- non è un trofeo da mostrare ai turisti. Tanti continuano a fermarsi, per scattare fotografie come fosse un’attrazione. Invece bisogna avere rispetto delle persone che sono decedute in quella tragedia. Proverò a contattare Beppe Grillo, per collaborare insieme, trovare una soluzione condivisa e rimuovere definitivamente i resti del veicolo».
Nell’incidente morirono padre, madre e figlio di 9 anni. Quarant’anni dopo quel che resta della Chevrolet è ancora lì, un ricordo arrugginito.
«Ricordo che nel mese successivo all’incidente – prosegue Riberi -, giorno dopo giorno sparirono le componenti “di valore” dell’auto: pneumatici, carrozzeria, parti interne dell’abitacolo. Ora è rimasto soltanto un piccolo cumulo di rottami, tuttavia visibili a un centinaio di metri dalla strada. Niente di personale con Beppe Grillo, capisco che sia difficile per lui ricordare, ma ritengo che vadano rimossi per sempre, mettendo la parola fine a quella terribile vicenda».
La comitiva vuole raggiungere la Baita 2000. Non ci arriverà mai. All’altezza di una curva la strada sterrata è un lastra di ghiaccio. Grillo va avanti, ma il veicolo inizia a scivolare all’indietro, urta la roccia con il posteriore, carambola in avanti e precipita nel burrone.
Beppe Grillo si salva, lanciandosi subito fuori dall’auto, gli altri precipitano con la Chevrolet e muoiono.
«Ho cercato di assecondare la marcia dell’auto all’indietro, come quando si fa retromarcia – dichiarò Grillo nel 1984 – puntando verso una sporgenza di roccia del monte, dove speravo di fermarmi. Per disgrazia ho colpito quella sporgenza con la ruota di scorta esterna, la macchina ha ruotato verso il burrone. Istintivamente, ho spalancato la portiera e mi sono lanciato, mentre la Chevrolet precipitava».
«In questo momento il ricordo struggente va ai poveri Renzo, Rossana, Francesco, i miei cari amici che non ci sono più – concluse Grillo al processo -. Anche se non mi sento, e anche per la magistratura non lo sono, colpevole della loro morte, l’immagine spaventosa di quel che è accaduto a Limone non mi abbandonerà mai».
Non è esattamente così, caro Beppe. Non è omicidio volontario (doloso), ma omicidio colposo. La colpa quindi c’è: per questo sei stato riconosciuto “colpevole”. Tre persone sono morte per “colpa” tua. Per la tua negligenza, imprudenza o imperizia. Questi gli elementi che caratterizzano la colpa nel diritto penale.
Magari tu non ti senti colpevole. Per la legge italiana, invece, lo sei.
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