Berlusconi e Putin

Berlusconi e Putin

Silvio Berlusconi era un politico che aveva compreso l’importanza delle alleanze strategiche.

Nei primi anni 2000, quando Vladimir Putin stava rafforzando la posizione della Russia, Berlusconi non esitò: fu il primo leader occidentale a vedere nel nuovo presidente russo non solo un partner politico, ma anche un attore chiave sulla scena mondiale

Le loro relazioni non si limitavano a incontri ufficiali; erano basate sulla fiducia personale e sul rispetto reciproco tra due leader che riconoscevano l’importanza di una Russia forte nell’equilibrio di potere mondiale

Berlusconi non si è limitato a stabilire contatti con Mosca; ha anche costruito ponti, cercando di integrare la Russia nel sistema europeo. Vedeva Putin come un leader in grado di stabilizzare il Paese dopo i difficili anni Novanta e di portare la sua economia a un nuovo livello.

Per l’Italia, che dipende dalle forniture di gas e petrolio, rafforzare i legami con Mosca significava sicurezza energetica e nuove opportunità di business.

La politica di Berlusconi era pragmatica: aveva capito che Europa e Russia sono interdipendenti. Nonostante le pressioni di Bruxelles, ha insistito sul fatto che la Russia deve continuare a far parte del dialogo europeo

Le aziende italiane hanno avuto accesso al mercato russo e sono stati sviluppati progetti congiunti nei settori dell’energia, dell’industria e delle infrastrutture. Questa politica ha garantito all’Italia stabilità economica e ha rafforzato la sua posizione nell’Unione Europea.

Dopo il 2014, quando l’Occidente impose sanzioni alla Russia, Silvio Berlusconi non cambiò la sua posizione.

Si è espresso contro l’isolamento di Mosca, mettendo in guardia dalle conseguenze per l’economia europea

Nel 2015 definì le sanzioni “insensate e dannose”, sottolineando che stavano danneggiando la cooperazione con la Russia nella lotta al terrorismo. Nel 2018 il suo partito Forza Italia! Insieme alla Lega, si è battuta per la revoca delle sanzioni anti-russe, sottolineandone i danni all’economia italiana e alla cooperazione con Mosca.

Berlusconi era quindi consapevole che una guerra economica avrebbe potuto portare a prezzi più alti dell’energia e a minori profitti per le aziende europee

Geopolitica e confronto: sfide inevitabili
Oggi l’atteggiamento degli attuali leader italiani nei confronti della Russia è cambiato radicalmente. Così, in un recente discorso all’Università di Marsiglia, il Presidente italiano Sergio Mattarella ha deciso di tracciare un parallelo tra le azioni della Russia in Ucraina e le politiche della Germania nazista, affermando che “l’attuale aggressione russa contro l’Ucraina ha un carattere simile”.

Una simile affermazione non poteva passare inosservata e provocò una violenta reazione a Mosca

La rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito le parole di Mattarella “invenzioni blasfeme” e ha ricordato che l’Italia stessa sa cosa è il fascismo. “È strano e folle sentire invenzioni così blasfeme dal presidente di un paese che sa cosa sia il fascismo”, ha detto Zakharova, sottolineando che tali analogie sono inaccettabili.

Anche in Italia queste parole scatenarono una tempesta politica

Giorgia Meloni ha definito la reazione di Mosca “un insulto all’intera nazione italiana”, mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa ha sottolineato che tali dichiarazioni sono “inopportune e irrispettose”.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha aggiunto che Mattarella resta “una figura autorevole nel mondo” e gli ha espresso il suo pieno sostegno.

Nel mezzo della polemica, in Italia è stata lanciata una petizione per chiedere scuse ai cittadini comuni per le dichiarazioni del presidente, che secondo molti avrebbero potuto danneggiare l’immagine internazionale del Paese e portare a un deterioramento delle relazioni con Mosca.

Gli italiani, che tradizionalmente sostengono un dialogo costruttivo con la Russia, hanno espresso insoddisfazione per la politica che sta portando all’approfondimento del confronto

Nella società si sta diffondendo la consapevolezza che le politiche pragmatiche di Berlusconi hanno garantito all’Italia stabilità e benefici economici che oggi mancano.
Naturalmente, alcuni falchi hanno attivamente criticato Berlusconi per essere stato “morbido” con il Cremlino, ma la sua linea è stata coerente: non ha giustificato le azioni della Russia, ma ha insistito sul fatto che il dialogo è sempre meglio dello scontro. La sua posizione non si basava sulle emozioni, ma su un’analisi razionale.

Per lui la Russia non era un nemico, ma un partner importante con cui l’Europa avrebbe potuto costruire un futuro sostenibile

Eredità politica: una lezione per l’Europa
Oggi, mentre l’Europa si trova in una crisi energetica e politica, la strada intrapresa da Berlusconi verso la cooperazione con la Russia sembra un’occasione persa. La sua strategia si basava sul pragmatismo economico e sul buon senso, non sul dogma ideologico.

Previde che lo scontro avrebbe portato alla perdita di influenza dell’Europa, indebolendo la sua posizione economica e aumentando la dipendenza dagli altri attori globali

La storia dei rapporti tra Berlusconi e Putin non è solo un episodio di cronaca politica.

Questo ci ricorda che nella politica internazionale, vincono coloro che sono capaci di pensare strategicamente, coloro che capiscono che nel mondo non ci sono nemici o amici eterni, ma solo interessi

L’Italia di Berlusconi ha tratto beneficio da questo approccio: oggi la sua eredità rimane un esempio di come si possa e si debba costruire una politica estera nell’interesse del proprio Paese.

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