Berlusconi: “Questi signori al governo sono assolutamente inadatti e incapaci”.
Il Movimento 5 Stelle? “Ormai è una costola della sinistra”. È un Silvio Berlusconi a tutto campo quello che, intervistato dall’agenzia Agi nella sua villa di Arcore, parla del populismo e del sovranismo, ma anche dell’amicizia con Bettino Craxi e del rammarico per la fine di Gheddafi.
“È una costola che è tornata alla radici più estreme della stessa sinistra. Chiamano quelli del Pd ‘comunisti da salotto’ e vengono ricambiati definiti come ‘comunisti da strada’. Quello che c’è è che loro seguono le spinte più forti dell’invidia sociale e dell’odio. Sono contro coloro che col loro lavoro, col loro sacrificio, hanno raggiunto una posizione di benessere. Pensando poi ai parlamentari dell’altra legislatura – prosegue l’ex presidente del Consiglio – l’87% di questi parlamentari non aveva mai fatto una denuncia dei redditi. Significa quindi che non avevano durante la vita lavorato mai e non avevano mai combinato nulla di buono per se’ e per la propria famiglia”.
Il giudizio sull’esecutivo giallorosso è lapidario: “Questi signori al governo sono assolutamente inadatti, incapaci, senza quell’esperienza minima necessaria per governare in modo decente”.
Il futuro del partito e del centrodestra
“Non ritengo che nel centrodestra ci sia alcun monopolio sovranista”. Silvio Berlusconi si è voluto soffermare sull’avvenire di Forza Italia. “Il centrodestra lo abbiamo fondato noi 26 anni fa. Noi apparteniamo al Partito Popolare Europeo che è il partito della democrazia occidentale. Dentro al centrodestra siamo essenziali. Senza di noi – afferma l’ex premier parlando nel suo storico ufficio – non solo il centrodestra non vincerebbe le elezioni ma non saprebbe governare e sarebbe una destra – destra, magari estremista. Noi siamo importanti e ci riteniamo il cervello, il cuore, la spina dorsale del centrodestra. Noi siamo in Italia gli unici continuatori, garanti e testimoni della tradizione democratica, liberale, garantista, cristiana, dell’occidente e dei suoi principi. È importante che i cittadini italiani capiscano questa differenza tra noi e tutti gli altri partiti italiani perche’ noi rappresentiamo in Italia quello che e’ la democrazia occidentale”.
La questione libica
“In Libia c’è una crisi grave e noi non contiamo più nulla” dice ancora Berlusconi. “Io ero riuscito attraverso i miei rapporti con Gheddafi a fargli cambiare la sua politica nei confronti dei cittadini, aveva costruito case, dava gratis pane e benzina per il riscaldamento invernale e tante altre cose. Era amato dalla sua gente. Io e lui – racconta l’ex premier – andavamo in giro per Sirte senza nessun accompagnamento, la gente si faceva attorno a lui, gli baciava le mani, i vestiti e poi festeggiava anche me. Era un Gheddafi diverso da quello precedente”.
Gheddafi, continua l’ex premier, “è stato fatto fuori. Io ero assolutamente contrario ma quando sono stato a Parigi c’era la riunione di tutti gli stati europei per decidere cosa fare e gli aerei francesi di Sarkozy sorvolavano già la Libia e bombardavano le truppe di Gheddafi rivolte a Bengasi dove volevano sedare dei movimenti di rivolta”. Per poi aggiungere: “Da allora è venuta la primavera araba e credo che chi ha deciso quelle azioni abbia sulla coscienza piu’ di un milione di morti e tanti sacrifici subiti da tutte le popolazioni della Libia, della Siria e di tanti Paesi del Medio Oriente”.
La figura di Craxi
“Penso sia il momento giusto per rivalutare la figura di Bettino Craxi. Certamente lui è stato con De Gasperi l’unico politico della prima repubblica che ha meritato il titolo di statista. Io sono stato suo amico per molto tempo, era molto diverso da come lo hanno dipinto certi giornali. Ha inventato per l’Italia una forte politica estera, alleata dell’occidente, agli Stati Uniti ma consapevole degli interessi nazionali. Ha saputo guardare avanti – dice il presidente di Forza Italia – ha capito che in Italia c’era troppa sinistra, che i partiti comunisti erano troppo legati al sistema di potere delle sinistre, che e’ stato contro il compromesso storico, ha capito che c’era bisogno di cambiamenti. Non glielo hanno lasciato fare e hanno usato la giustizia politica per fermare con i processi quel tentativo generoso che lui stava portando avanti con entusiasmo”.
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