Biden abbandona Israele
Dunque nei giorni scorsi è passata una risoluzione ONU che impone “il cessate il fuoco” a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani ancora in mano ai terroristi di Hamas.
Dopo mesi di tentativi di risoluzioni analoghe, abortiti per effetto dei veti incrociati che da sempre pesano sul Consiglio di Sicurezza, stavolta fumata bianca.
Elemento dirimente è stata l’astensione degli USA sul testo
E subito le anime belle della pace (finta) si sono immediatamente scagliate contro Israele, rea di non rispettare la risoluzione. Che non la rispetti Hamas invece è evidentemente accettato di buon grado dal pacifismo mondiale.
In senso al Consiglio di Sicurezza dunque, con la complicità degli USA, si dà addosso a Israele obbligandolo alla resa; impedendogli di portare a compimento quella necessaria guerra contro il terrore che ne condiziona l’esistenza. Obbligare alla resa la sola Israele, omettendo persino ogni parola di condanna per Hamas, è la prova provata del comune sentire nelle Nazioni Unite.
Il nemico dichiarato è Netanhyau, accusato di tutto e di più, capro espiatorio perfetto al netto delle specifiche colpe, ma che serve per colpire, inibire, bloccare Israele (mentre niente viene chiesto ad Hamas se non una prestazione a cui ella stessa non più capace di adempiere, come ha bellamente dichiarato qualche settimana fa).
E’ dunque davvero una buona notizia la risoluzione, come le anime belle vogliono far passare?
Intanto a gioirne è stato in primo luogo Hamas che parla di svolta storica. E già questo dovrebbe far dubitare, purchè sia abbia un minimo di raziocinio e non si sia in preda a deliranti derive ideologiche.
Ma – nel merito – ci sono diversi punti deboli che depongono a sfavore della risoluzione in questione. Iil testo parla di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi, ma non mette questi due elementi in alcuna relazione tra loro, tantomeno causal-effettuale in relazione di causa-effetto come sarebbe stato auspicabile, laddove interessasse davvero un progetto di tregua duratura. Si tratta di due assunti del tutto scollegati fra loro che si risolvono in vuoti proclami somiglianti più a stanchi slogan che non a una seria presa di posizione politica del consiglio di Sicurezza.
E, infatti, né Israele né tantomeno Hamas hanno dato il benché minimo segnale di rispetto della suddetta risoluzione
La risoluzione dunque, nella migliore delle ipotesi può essere considerata come una gigantesca “supercazzola” internazionale (per dirla con le nobili parole del conte Mascetti), del tutto inidonea a produrre un qualche effetto concreto.
Se sul piano giuridico dunque è un atto privo di effettività e quindi di valore (checchè ne dica quel il Segretario Generale Guterrez), sul piano simbolico invece gli effetti sono tanti, notevoli e nefasti.
Da un lato, abbiamo già accennato alla smodata euforia di Hamas che incassa un indubbio successo diplomatico, rimanendo ben lungi da dare esecuzione a quella parte di risoluzione che la impegnerebbe, dall’altro Israele si sente letteralmente accerchiata e isolata e tradita.
Già la posizione delle parti in causa riflette il clima che questa risoluzione ha generato (o ha , invero, contribuito a cristallizzare)
Nel mezzo “la grande offesa”, il “gran tradimento” degli USA che si astengono e rimpallano spiegazioni a tratti grottesche e imbarazzanti, trincerandosi dietro le parole e omettendo il valore politico della loro ignavia. La verità è che gli USA si sono sfilati,. Dopo mesi di evidenti malcontenti nei confronti di Netanyhau, Biden ha lanciato il guanto (debole) di sfida a Israele.
Il vaso è rotto e non si sa se potrà essere accomodato. Biden ha scelto, ha deciso di ritirare l’appoggio a Israele. Non vi è ragione politica, né preoccupazione per i civili. Siamo navigati oramai, e le belle favole non ci incantano più. Biden lo ha fatto per mere ragioni di calcolo elettorale.
A Novembre ci saranno le elezioni presidenziali e vi è una fetta estremista dell’elettorato democratico fortemente pro-palestinese e molto vicina alla Occasio Cortez e a Talia Rashib, che non può essere deluso o scontentato. Pena la cacciata dalla Casa Bianca.
Un cinismo politico che passa sopra le ragioni del diritto della storia e della politica, e comunque destinato a fallire lo stesso,visto che le speranze di riconferma alla Casa Bianca sono piuttosto esigue
Dunque l’ennesimo segnale di debolezza che si pone nel solco di una politica estera del tutto fallimentare che contribuisce a moltiplicare le aree di tensione e al contempo si dimostra incapace di gestirle.
Quasi quasi si sente nostalgia di quel gendarme del mondo che ha assicurato decenni di pace (fredda) all’Occidente.
Gli USA che cedono ad Hamas, in realtà sono lo specchio più ampio di una democrazia sempre più incapace di arginare le teocrazie religiose o i nazionalismi laici. Dalla Russia, all’Iran (ed epigoni vari), i nuovi nazionalismi risorgono dalle ceneri del passato, si fanno sempre più violenti e audaci.
Al contrario la democrazia sta velocemente tracollando rispetto alle sfide dell’attualità, incapace di generare idee forti e leader autorevoli
Non decide, non si pone come argine deciso alle sfide lanciate dagli autocrati. Sono lontani i tempi di Margaret Tatcher e delle sue parole nette contro Saddam Hussein invasore del Kuwait.“l’aggressore non deve trarre vantaggio dalla sua aggressione” affermò la Lady di Ferro assieme a George Bush senior.
Ad averne di gente così oggi
Invece abbiamo il pavido Biden, il delirante Guterrez, la macchietta di Marcon e nel mezzo un’Europa del tutto assente che da decenni si dibatte nelle proprie contraddizioni; che da decenni agita i soliti slogan senza dar loro una minima parvenza di concretezza.
Inutile dire che non v’è traccia di una politica estera comune, né tantomeno di una politica militare unitaria. Ella riman lì, come vaso di coccio fra vasi di ferro a vegetare, memore di una grande tradizione democratica che oggi non brilla più, nemmeno di luce riflessa.
In tutto questo, l’ONU è divenuta la brutta copia di se stessa. Una macchina burocratica del tutto inefficace e politicamente compromessa e a tratti corrotta (si pensi all’UNRWA), ormai dominata da un asset completamente antioccidentale.
La debolezza di Biden e l’inerzia europea hanno contribuito alla costruzione di un clima in cui tutto è possibile
Nel nuovo ordine mondiale disegnato dalle nuove potenze emergenti, non v’è più bisogno del vecchio modello democratico fatto di diritti umani, relazioni internazionali, sistema giuridico mondiale ecc. Se ne può fare a meno per tornare al Medio Evo della forza bruta, della guerra di conquista, della violenza sui civili.
Fantasmi che dovevano essere sconfitti nel Novecento tornano a minacciare il consesso civile dei popoli in un susseguirsi di guerre inarrestabili che precipita il mondo verso la Terza Guerra Mondiale.
Difficile non vedere le responsabilità in questi anni degli USA sempre più ripiegati su se stessi e sulle loro polarizzazioni interne e sempre meno capaci di dominare gli scenari internazionali
Certamente, l’Amministrazione Biden non è la sola responsabile del declino della democrazia nel mondo, ma la debolezza ben rappresentata persino dalla stessa figura umana del Presidente (confuso, forse malato, in balia di reiterate gaffes) diventa metafora di una nazione che non sa più cosa deve fare e non sa più come farlo. Una nazione che da leader rischia di diventare follower di altri. Uno scenario che spaventa sempre di più anche dato il significato simbolico che gli USA hanno sempre avuto quale sineddoche di democrazia e che oggi invece sono ridotti a controfigura, ad attore passivo di un mondo che indubbiamente non governano più.
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