Avevamo lasciato ieri Joe Biden con le sue chiare responsabilità di quanto sta accadendo in Afghanistan. In attesa del suo discorso alla Nazione, ci eravamo augurati che sarebbe stato all’altezza dei suoi predecessori.
Non lo è stato.
Ed era prevedibile. Purtroppo. Da lui non si poteva chiedere di più.
Il peggiore Presidente, pari solo a Jimmy Carter, non si è smentito.
Un discorso esitante ed imbarazzante quello di Biden. Di un uomo anziano,debole, provato, e francamente con un fare patetico.
Mai visto un presidente americano cosi remissivo ed incerto: ha balbettato scuse, chiamando in causa ora Trump, ora il destino.
Ormai schiavo della sinistra deteriore dei Dems, da Nancy Pelosi alla Ocasio Cortez, Joe Biden appare in tutta la sua inadeguatezza.
Questo sarebbe il candidato che ha sbaragliato Trump con il maggior numero di voti nella storia?
Assistere impotente al disastro
L’uomo più potente del mondo è nudo, nella sua balbettante incertezza.
Esordisce con un tentativo di tranquillizzare la popolazione, usando quasi le stesse parole della Lamorgese. E non è un motivo di vanto per nessuno dei due.
“Con i miei collaboratori stiamo monitorando attentamente la situazione e gli ultimi sviluppi. Ci stiamo adoperando per attuare i programmi previsti”.
“L’obiettivo degli Stati Uniti in Afghanistan era di impedire attacchi terroristici in America”.
“La missione era smantellare al Qaeda e la missione è stata raggiunta: abbiamo ucciso Bin Laden e cambiato un percorso che stava diventando scivoloso”.
Poi l’ammissione sconsolata, il segreto di Pulcinella. E la chiara assunzione di responsabilità di una politica fallimentare, con un debole tentativo di addossarla a Trump.
“Creare una democrazia unificata e centralizzata non è mai stato l’obiettivo”
“Sono convinto che la mia decisione sia giusta. Dovevo scegliere tra rispettare un accordo ereditato dal presidente Trump o continuare a combattere i Talebani”.
Ha scelto di fuggire con viltà
“Abbiamo dato al governo afghano ogni strumento per decidere il loro futuro. Continueremo a sostenere il popolo afgano attraverso la diplomazia così come facciamo in tutto il mondo. I diritti umani devono occupare il posto d’onore della nostra politica estera”
“Non ripeteremo gli errori del passato, non possiamo restare all’infinito”.
“Non chiedo alle nostre forze di combattere una guerra civile senza fine“.
A questo punto, anche il raid di due giorni fa suona solo come una richiesta di concessione di qualche giorno in più per l’evacuazione dei cittadini Usa e gli ultimi militari. Concessione di tre giorni che è puntualmente arrivata.
Dalla prossima settimana purtroppo il velo del silenzio calerà sulle epurazioni inevitabili.
Ma l’esercito afghano forte di 300.000 effettivi equipaggiati ed addestrati dalla coalizione che fine hanno fatto? Se lo chiede anche Biden.
Questo forse il concetto più vero e doloroso dell’intera vicenda. La vera sconfitta.
“E’ sbagliato ordinare alle truppe americane di combattere e morire quando le stesse truppe dell’Afghanistan non lo fanno“.
“Io avevo la scelta di seguire l’accordo o d essere pronto a combattere contro i talebani nella primavera. In quel caso ci sarebbe stato il caos: o davamo seguito all’accordo o ci sarebbe stata un’escalation”.
“Io sostengo in maniera monolitica la mia posizione dopo 20 anni. Ho imparato la lezione, non c’è mai un momento giusto per ritirare le forze Usa. Rimanere altri 5 anni o altri 20 non avrebbe fatto differenza”.
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