Oggi Biden è concentrato in Ucraina. Anche se presto potrebbe trovarsi davanti un altro problema non da sottovalutare. Taiwan che fine farà? Sembra che il ministero della difesa della di Taipei abbia reso pubblico un comunicato che informa che in data di ieri c’è stato lo sconfinamento nel loro spazio aereo di ben nove caccia militari cinesi.
Sicuramente il gesto più deciso e plateale degli ultimi mesi da parte dell’Esercito di liberazione popolare guidato al vertice da Xi Jinping. Il mondo guarda a Kiev… momento ideale per fagocitare Taipei.
Lasciate dormire la Cina perché al suo risveglio il mondo tremerà; diceva il buon Napoleone Bonaparte, imperatore dei francesi. E sicuramente Napoleone era uno stratega migliore di Biden. Si ha paura dell’Orso russo e si sottovaluta il Dragone cinese.
Probabilmente l’invasione di Formosa sarebbe una scelta concordata tra Mosca e Pechino se dovesse avvenire.
Per quanto riguarda l’Ucraina rubiamo la frase a De André: si costerna, s’indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità. Sanzioni, condanne, ma senza appoggio militare la partita è chiusa. E l’appoggio militare è impensabile contro una potenza nucleare.
Il rischio è che il prezzo delle sanzioni si riveli altissimo per paesi come la Germania e l’Italia, con la sola differenza che la Germania ha importanti riserve finanziarie. Mentre l’Italia ha un economia sofferente e rischia di finire allo stremo in pochi mesi.
Ma per Taiwan tutto è ancora molto più complicato
Tawian non è ufficialmente riconosciuta dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea come una repubblica sovrana. È vero che difenderne l’indipendenza resta strategicamente importante, ma dal punto di vista del diritto un’invasione cinese non potrebbe essere condannata strettamente come quella di uno Stato sovrano, se non lo si è voluto riconoscere.
È vero che si potrebbe urgentemente fare un riconoscimento da parte delle grandi potenze occidentali, ma probabilmente la Cina non desisterebbe.
Lo zio Joe sarebbe disposto ad entrare in guerra con Pechino? Sicuramente no. Sanzioni anche alla Cina. Il problema è che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese sono in grado di compensare vicendevolmente l’effetto delle sanzioni cooperando strettamente.
Mentre sanzioni su larga scala potrebbero far più male a noi che a loro. L’occidente deve trovare una via differente per far sentire la sua voce.
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