Bisanzio il falso storico di Costantinopoli

Bisanzio il falso storico di Costantinopoli

Forzature di molti storici moderni. La prima fonte di disinformazione moderna, una vera invenzione storiografica, forse la più vistosa, fu quella di chiamare Bisanzio, la città di Costantinopoli e con lei tutto l’impero Romano d’Occidente. Una città chiamata Bisanzio, è certamente esistita nell’antichità ei bizantini erano denominati i suoi abitanti. Era una città che era sotto la protezione della dea Artemide ed aveva come simbolo la falce di luna simbolo della dea. Questo simbolo lo ereditò anche la Costantinopoli nonostante fosse cristiana ed in seguito, anchenla città ottomana, diventando in seguito simbolo di tutto l’islam. Ma Bisanzio cessò di esistere storicamente nel 330 d.C. quando l’imperatore Costantino decise di fondare una nuova capitale sul Bosforo inglobando anche la vecchia Bisanzio e mettendo fine alla sua esistenza. Con questa nuova fondazione nacque Nea Romae detta città di Costantino, appunto, Costantinopoli che divenne la capitale dell’impero Romano d’Oriente, la componente politica destinata a sopravvivere per un millennio alla caduta dell’impero d’Occidente provocata da Odoacre. Per indicare un’entità che non era più ritenuta essere Romana e per distinguerla nettamente da quella fu utilizzato il termine bizantino. Sappiamo che lo Stato Romano è durato più di duemila anni, nel suo complesso, uno spazio temporale molto esteso che si è voluto frazionare tra la Roma occidentale e quella orientale, fra la latina e quella ellenica, tra quella pagana e quella cristiana. Però si è talmente calcata la mano che abbiamo rischiato di creare dei falsi storici. Infatti certi storici si sono ostinati a denominare Bisanzio la città di Costantinopoli e di estendere la denominazione bizantino, all’impero stesso per non riconoscerlo come romano. Vennero, di conseguenza, denominati bizantini tutti i Romani di lingua greca come se si trattasse di un altro popolo. Bizantinismo divenne addirittura un sostantivo utilizzato per indicare esagerate sottigliezze filosofiche. Nel 395 si ebbe una divisione unicamente amministrativa voluta da Teodosio, del grande impero. Pur avendo due imperatori, l’impero Romano rimase sempre uno solo e non ci furono mai due imperi gemelli. Inoltre, dato che con l’editto di Caracalla, tutti gli abitanti dell’impero erano diventati automaticamente Romani, questo significa che se gli imperi non sono mai stati due, ogni cittadino, di quello che denominiamo arbitrariamente bizantino, in realtà era e si sentiva un romano data l’universalità dello Stato Romano e non la sua etnicità. Erano tutti riconosciuti come cittadini romani che vivevano sotto la legge di Roma. Si è voluto intenzionalmente escludere la componente orientale dal concetto di romanità per il solo fatto che parlavano greco e non latino. Tutti i popoli confinanti con quell’entità statale che noi ancora ci ostiniamo a chiamare bizantina, invece, la indicavano come romana e questo fino alla caduta di Costantinopoli. Non solo ma la città continuò a chiamarsi Costantinopoli anche quando era diventata capitale dell’impero ottomano. Gli stessi imperatori turchi amavano definirsi Kayser i Rum, Cesare di Roma riconoscendo la continuità imperiale di Costantinopoli. Invece il termine Graeci era utilizzato in Occidente, non certo per identificazione etnica ma per accentuare la valenza spregiativa e la distanza dalla romanità per ragioni unicamente politiche. Ma i Romani di Costantinopoli ricambia gentilmente chiamando Franchi gli occidentali che per loro significava barbaro. Lo scrittore Arthur de Gobineau nelle sue novelle, rivela che il termine Franchi, inteso come barbaro, nel secolo XIX era passato agli islamici che con quel termine indicavano tutti i cristiani, utilizzato sempre in modo spregiativo. Per gli storici illuministi inglesi invece, riguardo ai Romani d’Oriente, valeva un altro ragionamento: “Da quando viene il Cristianesimo non sono più Romani”. Lo storico russo Georg Ostrogorsky, negli anni Quaranta, nella sua “Storia dell’impero bizantino “, scrive “La storia bizantina è in primo luogo un nuovo periodo della storia romana e lo Stato bizantino nient’altro che una continuazione dell’antico impero romano. Il termine ‘bizantino’, com’è noto, sorgerà solo molto più tardi e i veri ‘bizantini’ non lo conoscevano. Essi continuavano a chiamarsi ‘Romani’ (Ῥωμαῖοι), gli imperatori bizantini si consideravano imperatori romani, successori ed eredi dei Cesari dell’antica Roma.”. ci siamo soffermati a lungo sui bizantini ma esistono altre leggende metropolitane storiche di fatti che crediamo comprovati ma mai esistiti. Come il famoso Ius primae noctis. È famoso solo perché ha attirato la morbosità di molti. Peccato che questa usanze non sia mai esistita. Certamente qualche nobiluomo avrà approfittato del proprio prestigio come fino ai giorni nostri, molti dirigenti con segretarie o molti signorotti di campagna con qualche figlia del fattore. O anche come fece Vittorio Emanuele II con la bella Rosina. Non è esistita nemmeno la famigerata cintura di castità. Può darsi che ne abbia fatto un esemplare un chierico vagante o un anonimo spirito goliardico come un qualsiasi Pietro Aretino del Medioevo. Le innumerevoli copie sappiamo essere state fatte nel XIX secolo. Anche tutte le macchine di tortura che riempiono i musei sonomprodotte nell’Ottocento essendo stato questo un secolo in cui era di moda il gusto “gotico”, frutto di un confuso intreccio fra romanticismo e Illuminismo. Erano copie fatte su descrizioni e per sentito dire. No che nel Medioevo non si usasse torturare ma le torture e le inquisizioni prevalentemente iniziarono nel Quattrocento ed ebbero fine agli inizi del Settecento. Iniziò con la lotta della chiesa alla superstizione e poi si confusa con la lotta all’eresia. Nel XIII e XIV ci furono gli episodi dei Catari e dei Templari. Poi ci sono fake news anche sulle invenzioni. I numeri che vennero attribuiti agli arabi, la bussola a Flavio Gioia, e la stampa e i caratteri mobili a Guttenberg.

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