Black Lives Matter: tra ideologia globalista e vampirismo economico

Black

ll “Black Lives Matter”, contrariamente a quanto i media mainstream cercano di inculcare, non è un movimento nato dal basso. Molti degli americani di colore che si stanno dedicando a violenze e saccheggi provengono da situazioni di povertà, è vero, ma quel disagio e quella frustrazione, più che dal razzismo, derivano dagli effetti discriminatori insiti nel capitalismo.

La maggioranza dei manifestanti, tuttavia, non se ne rende minimamente conto. Lo strapotere delle grandi multinazionali è una delle molteplici conseguenze nefaste del capitalismo più predatorio, ovvero quello liberista, così come una delle maggiori cause delle ingiustizie sociali presenti in gran parte del pianeta. Nonostante questo però, i servi sciocchi BLM hanno preso d’assalto store e centri commerciali non per distruggerli, come fatto invece con le statue e i simboli identitari dei popoli europei, ma per accaparrarsi gratuitamente i pezzi più pregiati prodotti dagli agognati brand.

IL CONSUMISMO

Alcune scene sembrano tratte da un film sugli zombie, soggetti alienati dall’ipnosi pubblicitaria si calpestano a vicenda per rubare merce inutile. Il consumismo, nutrimento essenziale del liberismo, si basa sull’utopia della crescita infinita, in funzione della quale vengono artificialmente indotti bisogni non essenziali. Presupposto imprescindibile per l’imposizione di questo paradigma è sradicare ogni forma di bene comune, di ideale e legame sociale.

Protestare contro le ingiustizie con l’appoggio dei più potenti colossi economici del mondo, che dalle diseguaglianze hanno creato la propria ricchezza, dovrebbe far riflettere chi scende in piazza. Il problema è che, cancellata la ragione delle dottrine politiche novecentesche, progressivamente liquefatte nel liberalismo dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, alle mobilitazioni di massa resta poco più che l’emotività. Condizione facilmente manipolabile per chi controlla i mezzi di comunicazione.

Le masse deformi di manifestanti che stanno infestando non solo il territorio statunitense, ma anche parte di quello europeo, si allargano proprio per questa spinta emotiva. Capillarmente alimentata da una massiccia, costosissima, campagna mediatica di propaganda condotta su scala mondiale. Non è un caso se, fin dall’inizio, il Black Lives Matter ha trovato la benedizione di praticamente tutte le più influenti multinazionali del mondo. La motivazione di tale compatto schieramento la si trova ricercando i reali obiettivi che muovono quest’orgia di suggestione antirazzista, che di certo non riguarda l’emancipazione di chicchessia.

Gli utili idioti che si sfracellano cadendo a terra mentre cercano di abbattere le statue, non sono altro che strumenti di un disegno ben più articolato. La maggioranza di essi, una volta utilizzati per disarticolare i pilastri della Civiltà europea, verranno rispediti nei ghetti a spacciare crack per comprarsi un paio di Nike.

UN MIX LETALE

Attenzione, non si tratta di un complotto, anche perché il modus operandi è abbastanza evidente. Si tratta di un letale mix di ideologia, vampirismo economico e fame di potere. L’antropologa Ida Magli diceva: “Oggi si è giunti alla convinzione che saremo veramente liberi soltanto quando non possederemo più nulla di ciò che definisce e caratterizza la vita di ogni essere umano e di ogni popolo: la propria identità, il proprio territorio, la propria lingua, la propria storia”. Nel mirino delle oligarchie cosmopolite c’è l’Europa come forma dello Spirito (che con l’Unione Europea è in perfetta antitesi). Lingua, arte, filosofia, architettura, letteratura e persino i volti degli Europei sono finiti e finiranno sotto attacchi sempre più criminali.

Le nuove élite, ovvero i manager delle grandi imprese, dei mercati e dell’informazione, non si fanno scrupoli nell’imporre le logiche del mercato globale. La piena globalizzazione economica e finanziaria è raggiungibile soltanto creando un modello unico di individuo per tutto il globo: il consumatore perfetto. Apolide, sradicato, privo di memoria, simbologia storica e tradizioni. Senza terra, senza un luogo di provenienza né uno di arrivo, un migrante perpetuo.

La ragion d’esistere del Black Lives Matter è tutta qui: decostruire l’uomo bianco europeo in quanto creatore di civiltà, di specificità. Quando l’argine naturale alla degenerazione globalista, rappresentato della consapevolezza delle radici storiche del nostro continente, sarà definitivamente abbattuto, i popoli europei periranno liquefatti nella melma multietnica. Il cosmopolitismo integralista ambisce esattamente a questo, tanto per ragioni ideologiche, quanto economiche.

IL DESTINO DEGLI EUROPEI

In occidente sono in molti ad avallare l’odio contro se stessi, ormai resi incapaci di comprendere le dinamiche in atto. Credono di partecipare ad un moto umanitario e solidale ma si ritroveranno schiacciati a loro volta. Chiunque rechi in se stesso il germe della rinascita, attraverso la possibilità di sopravvivenza della stirpe, rappresenta un pericolo da estirpare. La cosiddetta “Grande Sostituzione”, ovvero l’importazione pianificata di masse allogene volta a soppiantare quelle autoctone, è funzionale a scongiurare il pericolo della rigenerazione. I risultati di questo meccanismo si vedono in Francia, Belgio, Olanda e Germania, dove intere porzioni di territorio sono state ormai sottratte alla comunità di popolo che una volta le abitava. Appaiono oggi come non-luoghi, privi di ogni caratterizzazione, dove gli individui vengono tenuti insieme solo dalla burocrazia, senza alcun segno distintivo in comune.

In Italia, direte, questo non accade in modo così dirompente. E’ vero, per adesso, ma è solo questione di tempo. Adriano Scianca spiega in modo esaustivo questo processo nel suo celebre libro “L’Identità Sacra”. In attesa che lo compriate e leggiate, iniziate a prepararvi se volete salvare ciò che siete. L’unica soluzione è difenderci adesso, perché tra poco potrebbe essere tardi.

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