Bologna – Architetti, un notaio, un impresario della moda, il titolare di un’agenzia di nautica, un ex appartenente alle forze dell’ordine, sportivi, un sindacalista. E ora persino un frate. È la lista, sempre più lunga, degli «insospettabili» che a Bologna partecipavano a festini a base di cocaina e sesso con le escort.
Non solo quelle a «Villa Inferno» – a Pianoro, sulle colline felsinee, con la presenza di una minorenne; 15 gli indagati – ma anche in altre eleganti ville alla periferia della città. Il tutto emerge dalle carte di un nuovo filone dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo e coordinata dal pm Stefano Dambruoso. Uno degli organizzatori, un imprenditore di 46 anni molto conosciuto nel mondo della movida locale per aver gestito in passato anche una nota discoteca, è indagato per spaccio, favoreggiamento della prostituzione e morte come conseguenza di altro delitto (vendita di stupefacenti).
«Livello superiore»
L’uomo sarebbe coinvolto nella cessione di droga a un ex tennista 55enne – in gioventù tra i primi 40 del ranking nazionale e organizzatore di tornei con vecchie glorie – deceduto, apparentemente per un infarto, al termine di una serata nel dicembre 2017. Il nuovo approfondimento investigativo è partito dalle dichiarazioni di una donna che, ascoltata una prima volta nel novembre 2020, aveva ricostruito una serata a «Villa Inferno» dove aveva accompagnato il 46enne indagato.
La quarantenne raccontò di aver visto molti personaggi facoltosi accompagnati da ragazze in abiti succinti. Ma soprattutto parlò di una specie di «livello superiore». Ovvero di festini nelle ville di ricchi bolognesi dove ci sarebbe stato chi, per denaro – le somme erano variabili, a partire agli 80 euro -, avrebbe offerto cocaina o una ragazza da far trovare direttamente in casa. L’imprenditore sarebbe stato coinvolto nell’organizzazione dei droga-party come mediatore di incontri. Ma c’è anche un altro retroscena, di cui ha scritto il Corriere di Bologna.
Lo scorso 28 ottobre l’uomo finito sotto inchiesta si sarebbe presentato in un elegante ristorante in cui la testimone era a cena con tre amici. Furibondo, avrebbe sventolato i verbali firmati da lei davanti agli investigatori nei quali lo accusava di essere al centro del giro di prostituzione e spaccio collegato alle serate da lui organizzate. Su quei fogli, con indicati partecipanti e indirizzi, ci sarebbe stato pure il nome di uno stilista che in quel momento era al tavolo con la signora e altre due persone. Il 46enne avrebbe insultato la donna davanti ai clienti del locale e accusandola di «averlo implicato» nella morte dell’ex tennista. Le avrebbe detto: «Inutile che tu menta, hai nominato trenta persone…».
Il frate birichino
E tra queste, avrebbe appreso lo stilista leggendo quei verbali, ci sarebbe stato anche lui. La donna, su consiglio della sua avvocata Barbara Iannucelli, un’ora dopo è andata in caserma per presentare una denuncia. E non soltanto a causa delle minacce e degli insulti di cui sarebbe stata bersaglio al ristorante.
«C’è da capire come mai le dichiarazioni della mia cliente, a indagini ancora aperte – afferma l’avvocata -, siano finite in mano all’uomo che ha accusato». Un interrogativo al quale vogliono dare risposta anche gli investigatori, che ipotizzano il reato di intralcio alla giustizia. Ma il frate di cui ha scritto ieri il Resto del Carlino? Non è indagato, forse nemmeno lo sarà. Dalle carte giudiziarie si legge solo che il religioso frequentava un paio di locali notturni, ha partecipato alle feste a casa di uno degli organizzatori suo amico e «ha avuto una storia di sesso» con una delle escort.
Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”
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