Lì vive un galantuomo di altri tempi: Cesare Battisti. Persona stimata nei vari circoli letterari francesi beneficiando della fantastica dottrina Mitterand, scrittore di buon successo di libri noir, intellettuale, manca poco che prenda pure il Nobel.
Piccolo dettaglio, il quasi gesuita signore in Italia è condannato all’ergastolo per quattro omicidi compiuti con il suo gruppo di boy-scout conosciuti col simpatico nome di “Proletari Armati per il Comunismo“.
Dicevamo che vive in Brasile e non per il bel clima o le affascinanti spiagge: solo perché lì non c’è estradizione con l’Italia. C’è da dire che nel paese carioca si è fatto anche qualche sacrosanto anno di galera, finché un altro bello scienziato come il presidente Lula, che probabilmente invidiava e osannava le gesta di BattIsti con il suo gruppo di volontari, gli ha pure concesso lo status di rifugiato politico.
Ha fatto qualche altra puntatina nei carceri brasiliani, ma poca cosa, giusto per senso di appartenenza.
Adesso in Brasile regna Bolsonaro che, in quanto a idee politiche, non ha nulla a che spartire con Battisti. Ed è qui che si accendono le speranze italiane: forse ce lo rendono. Sì! Bolsonaro ha detto che ce lo impacchetta e pure col fiocco.
Scusi sig. Pres. Bolsonaro: ma per caso ci sta prendendo per il cu**?
Perché se mi vuoi riconsegnare un pezzo di latitante come Cesare Battisti, se lo vuoi veramente, prima lo vai a prendere, gli metti delle manette da 15 chili e poi dichiari alla stampa: estradizione!
Se lo dici prima, ci sta che il fellone forse sparisca. Forse. E adesso che si fa? Ci dai alcune simulazioni di come potrebbe essere Battisti adesso. Mica stiamo giocando a “indovina chi?”.
Dopo tedeschi e francesi, adesso è il turno dei brasiliani. Altro giro altra corsa, giù il gettone.