Morale e bonus – La vicenda del “bonus del disonore” – come è stato chiamato il bonus da 600 euro destinato alle partite IVA in difficoltà ma accalappiato da parlamentari, consiglieri regionali e comunali di destra e sinistra – ha profondamente offeso e disgustato l’opinione pubblica. Abbiamo visto materializzarsi d’un colpo la miseria morale di una classe politica tanto inadeguata quanto irresponsabile.
Parlamentari e Consiglieri regionali (già lautamente retribuiti per fare esclusivamente i legislatori e i rappresentanti del popolo) che, anziché adoperarsi per modificare la norma del decreto governativo, vanno ad approfittare subito dell’occasione. All’insegna del motto “piatto ricco mi ci ficco”! E tutto per 600 euro, che sono nulla per chi ha un reddito alto ma sono tanto per chi non riesce più a sbarcare il lunario. Una vergogna.
Politici che disprezzano la povera gente
Un comportamento indecente che la dice lunga sul disprezzo che certi cattivi politici nutrono per la povera gente e per le istituzioni, che pur dovrebbero difendere ed onorare. È vero che ci sono stati e ci sono molti altri scandali, ma questo è stato immediatamente avvertito dall’opinione pubblica come particolarmente oltraggioso. Proprio per la bassezza morale che contraddistingue il fatto in sé e le argomentazioni portate a giustificazione.
C’è chi ha coraggiosamente scaricato la responsabilità sui propri commercialisti, i quali avrebbero fatto richiesta del bonus ad insaputa dei beneficiari (naturalmente)! C’è poi chi, saltando a piè pari il principio di responsabilità, afferma che la colpa è del troppo invitante decreto governativo. Così com’è, costituisce una forte tentazione per i deboli parlamentari e consiglieri regionali. Variante bizzarra ma aggiornata dell’antica storia del Serpente tentatore, nella quale è stata però omessa la cacciata di Adamo ed Eva a seguito della colpa attribuita a loro e non certo al Serpente!
E c’è infine chi sostiene – ed è l’argomento più insidioso – che non c’è nulla di male in quanto accaduto, visto che non è stato commesso nessun reato o illecito punibile dalla legge. Un ragionamento capzioso, che, ignorando del tutto la valenza morale dell’intera vicenda, riduce volutamente l’etica alla dimensione della norma giuridica. Per cui tutto ciò che non è reato o illecito diventa moralmente irreprensibile!
Non è la legge che fa la morale, ma la morale che fa la legge
Il che rappresenta un capovolgimento dell’idea stessa di civiltà sulla quale si basa il diritto. Perché non è la legge che fonda la morale, bensì il contrario. In quanto che una cosa può essere penalmente o civilmente legale ma moralmente deprecabile.
In realtà questo interessato giustificazionismo punta solo a coprire la pochezza di una classe politica che ha perso qualsiasi freno inibitorio. Il che ci rimanda alla vecchia questione dei criteri di selezione del personale dei partiti. Questi troppo spesso composti da individui che cercano nella politica una sistemazione economica e non un incarico al servizio della comunità. Ma qui il discorso si farebbe troppo lungo.
Resta piuttosto da fare una doverosa precisazione. Nella vicenda del bonus del disonore non possiamo mettere sulla stesso piano parlamentari o consiglieri regionali (cui va una grossa retribuzione per svolgere esclusivamente le proprie funzioni) e consiglieri comunali. Perché la stragrande maggioranza di questi ultimi riceve una modesta indennità, che non li compensa degli inevitabili costi del lavoro politico, compiuto peraltro sottraendo tempo e risorse alla loro vera attività lavorativa.
Certo, vi sono anche qui delle eccezioni. Come quella di Ubaldo Bocci, trombato candidato sindaco del Centrodestra a Firenze che, da consigliere comunale con un reddito dichiarato di 270mila euro non si è peritato di chiedere un bonus di 600 euro. Sottraendo così risorse a chi ne aveva davvero bisogno. Ma questa è un’altra storia che racconterò un’altra volta.
Perché, come diceva Rossella O’Hara, “domani è un altro giorno”.
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