Il Presidente della Repubblica ha telefonato a Giorgia Meloni – vittima di una vergognosa aggressione verbale da parte di due noti intellettuali di Sinistra – per manifestarle piena solidarietà. Il suo è stato un autorevole richiamo al rispetto dovuto sia alla persona del leader di Fratelli d’Italia che alla funzione dell’opposizione. La quale, in un sistema democratico, non può mai essere vilipesa.
Tant’è che anche il Presidente del Consiglio ha sentito il dovere di solidarizzare immediatamente con la Meloni. Stupisce invece l’indecente silenzio delle donne di Sinistra. Troppo impegnate forse a rivendicare quote rosa in tutti i luoghi di potere per perdere tempo a solidarizzare con una donna infamata solo per essersi posta all’opposizione del Governo di tutti.
Certo ora, dopo gli interventi di Mattarella e Draghi, qualcosa dovranno dire per forza; non fosse altro che per esigenze di copione. Ma rimane l’imbarazzante abitudine al silenzio delle femministe di casa nostra allorché vengono offese donne considerate di destra.
Basti pensare all’assenza di reazioni quando quella penosa caricatura di giornalista americano di nome Friedman osò definire la signora Trump una escort. Del resto, a precisare il carattere fazioso del silenzio delle amazzoni rosse, ci ha pensato con un post su Facebook la giornalista Selvaggia Lucarelli, affermando che, comunque sia, lei non darà mai solidarietà alla Meloni.
Dal che si deduce qual’è l’importanza di chiamarsi Selvaggia… Ho visto anch’io, come tutti, il video in cui Giovanni Gozzini e Giorgio Van Straten facevano a gara nell’insultare Giorgia Meloni. «Scrofa, vacca, rana, pescivendola» inveiva con iroso scherno il Gozzini, Mentre il più subdolo Van Straten, ridacchiando, gli suggeriva «no, peracottara».
Non si sono mai ripresi dal crollo del comunismo
Ecco, in quello scambio di battute volgari, c’è tutta la patetica presunzione di una Sinistra tanto inadeguata quanto fallimentare: sul piano storico come su quello politico. Mai ripresasi dal crollo del modello comunista e culturalmente incapace di elaborare una critica all’ordine esistente. Questa Sinistra si è rifugiata in un ideologismo totalmente sganciato dalla realtà.
Un ideologismo autoreferenziale e consolatorio, fatto di luoghi comuni e banali proclami, fortemente impregnato di quel moralismo manicheo che nulla ha a che vedere con la moralità della politica. È una Sinistra che ha tradito la causa degli oppressi e degli ultimi per farsi portavoce di ceti borghesi e parassitari solitamente garantiti dal reddito fisso, recidendo ogni legame con il popolo lavoratore o, come diceva una volta, con “le masse”.
È una Sinistra solo di potere, non più “di lotta e di governo”, che ha bisogno di credersi superiore per illudersi di poter guidare processi storici la cui effettiva natura non riesce più a decifrare. Una Sinistra che si è fatta casta e i cui intellettuali organici (ostentando titoli ottenuti per chiari meriti politici o talvolta in omaggio al nome dei più illustri genitori) ritengono che il loro sapere accademico è tale da renderli moralmente superiori.
C’è in questo comportamento un residuo dell’antica mentalità da “nobiltà di toga”, la quale, nel disprezzare il valore di lavori umili seppur utili, tanti danni ha arrecato alla cultura italiana. Ma c’è anche il riflesso condizionato di quell’ideologismo sessantottino che tende a privare l’avversario di turno di qualsiasi concreta umanità. Per trasformarlo in una figura irreale sulla quale riversare tutto l’odio possibile, in una sorta di simulacro da abbattere con violenza.
E sappiamo quanto terrore e dolore questo ideologismo ha causato al nostro Paese in anni definiti non a caso “di piombo”.
Gozzini e Van Straten: tanto retaggio del PCI/PD toscano
Resta il fatto che nello squallido siparietto contro la Meloni, messo su da Van Straten e Gozzini, c’è molto del PCI e del PD toscano. Perché Van Straten è stato a lungo, e per mandato comunista, alla guida di enti e istituti culturali anche fiorentini. Gozzini è stato direttore del Gabinetto Vieusseux nonché Assessore alla Cultura del Comune di Firenze ai tempi del Sindaco Domenici.
Sia Van Straten che Gozzini, insomma, hanno lavorato per consolidare, nella società fiorentina e toscana, quell’egemonia culturale di Sinistra dalla quale fatichiamo ad uscire. Egemonia che punta a preservare posizioni di potere e a mantenere in piedi faziose narrazioni. Funzionali senz’altro agli interessi della parte politica dominante in terra toscana ma non alla ricerca del bene comune e della verità storica.
Egemonia che, sulla base di una presunta continuità, si adopera per evitare alla Sinistra di fare i conti col proprio passato. E di assumersi quindi la responsabilità di errori e orrori. È arrivato però il tempo di cambiare.
Perché gli insulti rivolti alla Meloni da due esponenti di punta della cosiddetta cultura di Sinistra hanno dimostrato, anche a chi si ostinava a non vedere, che è stato abbondantemente superato un limite: quello della decenza e dell’educazione, della verità e del buon senso, del rispetto e dell’onore.
Limite oltre il quale c’è solo odio e bassezza morale.
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