“Segretario generale Gorbaciov, se cerchi la pace, se cerchi la prosperità per l’Unione Sovietica e l’Europa Orientale, se cerchi la libertà, vieni qui a questa porta! Signor Gorbaciov, apri questa porta! Signor Gorbaciov, abbatti questo muro”. Le storiche parole di Ronald Reagan, l’uomo che come ebbe a dire Margaret Thatcher, fu capace di vincere la guerra fredda senza sparare un solo colpo, che simboleggiano per il mondo una nuova era.
Oggi avrebbe compiuto centodieci anni, quell’uomo del secolo scorso che, era stato prima di Donald Trump il più vecchio ad essere eletto in carica, ma che rappresenta una delle visioni politiche più attuali ed audaci anche al giorno d’oggi.
Reagan deve essere un modello di ispirazione in questo momento storico per la destra nel nostro paese.
Anche e soprattutto perché le sue politiche economiche rispondono esattamente alle esigenze dell’Italia contemporanea.
Uno statista che non fu, come dipinto dalla stragrande maggioranza degli intellettuali radical chic, un nemico dello Stato Sociale e dell’assistenza verso le fasce deboli della popolazione. Ma fu bensì un convinto avversario dell’assistenzialismo.
Non voleva fornire alle persone in difficoltà soltanto una rete di protezione, ma l’opportunità concreta di cambiare la loro condizione.
Il libro su Reagan di Sangiuliano
In questi giorni è uscito un interessante libro di Gennaro Sangiuliano, dall’eloquente titolo: Reagan il presidente che cambiò la politica americana. Un importante contributo a che sia conosciuto il lavoro di questo presidente nel nostro paese.
Da giovane aveva vissuto in critiche condizioni economiche, provenendo da una famiglia molto povera. Si era riscattato con lo studio, ed era riuscito a diventare prima giornalista radiofonico e successivamente star di Hollywood.
Fu l’esperienza alla guida del sindacato degli attori a spingerlo verso la strada della politica che lo portò a ricoprire prima la carica di governatore della California e successivamente quella di Presidente degli Stati Uniti.
Reagan non voleva smantellare l’assistenza sociale, ed era fermamente convinto del dovere di intervenire in favore dei più bisognosi. Ma voleva farlo in modo razionale, con l’obiettivo di vincere il bisogno, aiutando queste persone a reinserirsi nel mercato del lavoro, non perpetuando la loro dipendenza dagli aiuti governativi. Voleva affrancare le persone dallo stato di necessità.
L’importanza della riduzione della spesa pubblica
Non si limitava a lenire i mali derivanti dalla povertà, lui voleva risolvere il problema dell’indigenza alla radice.
Reagan oltre ai grandi successi in politica internazionale, capì l’importanza della riduzione della spesa pubblica, di non vessare le imprese ed il commercio con una regolamentazione ed una burocrazia mastodontiche, di contenere l’inflazione ma anche e soprattutto di ridurre la pressione fiscale.
L’intuizione più importante fu quella per cui le tasse elevate per i redditi più alti non colpivano i ricchi, che potevano trovare investimenti esteri alternativi per eluderle, ma devastavano la classe media. E l’impoverimento della classe media è da sempre l’impoverimento del paese ed un contraccolpo netto sulle classi più svantaggiate.
Negli anni della sua presidenza, portò avanti, da conservatore convinto quale era, la difesa dei valori della democrazia liberale ed occidentale. Riuscendo anche a firmare accordi importanti per il contenimento della corsa agli armamenti nucleari di distruzione di massa.
Valori tradizionali americani
Reagan riunificò il paese sui valori tradizionali dell’America, arrivando a difendere anche le radici cristiane della civiltà. Cercò anche di far inserire nella costituzione il diritto di pregare nelle scuole ed in altri edifici pubblici. Temperato dalla tutela di astenersi per chi non volesse .
Lui rispettava le minoranze, ma riteneva suo dovere difendere i valori tradizionali che rappresentavano la maggioranza delle persone. Oggi viene visto quasi come un peccato in fondo appartenere a quella maggioranza.
Reagan deve essere un’ispirazione. Nessun paese ha più bisogno dell’Italia di una grande rivoluzione liberale, che arrivi a limitare lo Stato consociativo, assistenzialista. E sotto il costante ricatto di una partitocrazia clientelare che ha portato la nazione sull’orlo della catastrofe.
Il miracolo della rivoluzione reaganiana risiede nell’aver riscattato un’America umiliata dalla sconfitta militare in Vietnam. Dalle scelte scellerate in politica estera che permisero ai sovietici di invadere l’Afghanistan e culminarono nel sequestro per oltre un anno degli ostaggi americani nell’ ambasciata a Teheran. Spingendola a recuperare orgoglio e competitività guardando alla propria storia con fierezza. Non rinnegando i valori che l’avevano resa grande.
Al tempo di Reagan quelli che sono divenuti dei cliché moderni, a causa della diffusione del pensiero debole, non erano punti di debolezza ma di forza.
Essere ricchi, o benestanti non era una colpa. Godersi il successo non era un crimine. I lussi derivanti dal successo ispiravano desiderio di emulazione, non biasimo.
Ma c’era una rigidità, una razionalità ed un rigore morale che portava ad essere severissimi, nell’utilizzare il denaro dei contribuenti. Simbolicamente Reagan pagherà con capitale privato i tradizionali restauri che sua moglie Nancy in qualità di First Lady operò alla Casa Bianca.
In un periodo di prosperità economica eccezionale, non sarebbe stato ammissibile lo sperpero di un dollaro dei contribuenti nel superfluo per la mentalità del presidente.
Reagan come ispirazione della destra liberale
Oggi come mai prima d’ora, la figura di Ronald Reagan è l’ispirazione per una destra liberale, moderna che guarda alla propria storia ed alle proprie tradizioni con fierezza ed orgoglio.
Una destra che esprima l’importanza dei valori culturali cristiani in una politica di assistenza razionalizzata tesa al reinserimento nel mondo del lavoro. E non alle scellerate politiche assistenziali che si portano avanti in questo paese con un insostenibile, quanto dannoso reddito di cittadinanza.
Una speranza per portare avanti le stanze degli imprenditori, salvare i produttori, gli artigiani, le partite IVA e tutta quella classe media il cui impoverimento sta diventando il de profundis dell’Italia moderna. Ma anche la speranza per quei valori della democrazia occidentale, per tutte le riforme liberali che il nostro paese attende da troppi anni. Contenimento dello strapotere sindacale, degli ordini professionali, abrogazione del valore del titolo, flat tax, contenimento della spesa pubblica, snellimento della burocrazia e semplificazione normativa, riduzione dei tempi della giustizia.
Per non parlare dell’esigenza di democrazia diretta, di certezza della pena, il riscatto del prestigio italiano in Europa e nel mondo.
Reagan un faro che ha riportato il suo paese ad essere guida del mondo libero. A lui dobbiamo ispirarci per stare in Europa da protagonisti, e ridare credibilità internazionale al nostro sistema paese.
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