‘Buongiorno Sig. Franco, in merito alla sua utenza di Firenze,Via di..’
‘Blinda la supercazzola come se fosse di telemarketing..‘. Click..
Fine della chiamata, per stavolta.
Ma, a pensarci bene, io in Via di.., ci abito davvero.
Come fanno a saperlo? Come risalgono ai miei dati?
Glielo ho detti io
Quante volte l’abbiamo subite queste telefonate. Sul cellulare, sul fisso.
A tutte le ore. Si riattacca, ci si arrabbia, stando attenti a non pronunciare mai il “sì”, a volte si fa la mascettiana supercazzola. Si cerca di non essere scortesi con chi svolge un lavoro ingrato, per chi lo svolge, ma fastidioso per chi lo subisce.
Il registro delle opposizioni
Ma non v’è modo di difendersi da queste chiamate?
Con le misure in materia di protezione dei dati personali introdotte dal Codice Privacy prima e dal Gdpr c’è la possibilità di inserire in proprio numero nel registro pubblico delle opposizioni.
Nella realtà, però, non funziona come dovrebbe, e ce ne siamo accorti un po’ tutti.
E per i cellulari il registro non è operativo, non ancora.
Ma il problema è ulteriore.
Il problema siamo noi. Perché siamo noi a fornire i nostri dati, più o meno inconsapevolmente.
Navigando, scaricando app. Quante volte clickiamo su servizi o applicazioni gratuite e non capiamo che in cambio diamo i nostri dati.
Questo accade perché molto spesso i consensi al telemarketing vengono forniti in modo non consapevole e il nostro numero di telefono entra nel mercato della rivendita a terzi.
Ciò che non ha prezzo, esige un corrispettivo, che sono i nostri dati personali.
In teoria, secondo la normativa vigente sarebbe sufficiente comunicare al call center che ci contatta che non siamo interessati alle offerte proposte e che intendiamo esercitare il diritto di opposizione al trattamento dei nostri dati personali per fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.
E il call center dovrebbe cancellare all’istante il nostro contatto dalla propria banca dati, comunicando l’opposizione anche al committente della campagna pubblicitaria.
A quel punto dovrebbero terminare le chiamate pubblicitarie indesiderate.
Così non è, e spesso l’operatore è aggressivo, e con atteggiamento surrettizio per carpire un consenso, per non parlare delle truffe vere e proprie.
È necessario trovare un giusto compromesso tra il diritto a vivere nella data society e quello di proteggere i dati personali, che formano la nostra identità digitale.
Quest’ultima viene desunta dalla nostra attività online dai cosiddetti Over the Top attraverso complessi algoritmi al di fuori del nostro controllo, di cui ignoriamo completamente il funzionamento.
Tutto dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, cambiare nei prossimi mesi con il nuovo registro delle opposizioni. Già la legge n. 5/2018 ha esteso l’ambito di applicazione del Registro a tutti i numeri nazionali, fissi e cellulari, anche se non presenti negli elenchi telefonici pubblici. L’iscrizione al nuovo Registro consentirà l’annullamento di tutti i consensi pregressi rilasciati per finalità di telemarketing e sancirà il divieto di cessione a terzi dei dati personali, indifferentemente dalla fonte dei contatti che utilizzano gli operatori.
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