Il campionato di calcio più lungo e strano della storia, causa il periodo di stop dovuto all’emergenza Covid, si è concluso ieri sancendo gli ultimi verdetti. Il Lecce è la terza squadra a retrocedere assieme a Brescia e Spal. Inter, Atalanta e Lazio accederanno alla prossima edizione della Champions League. Alla prossima Europa League, invece, parteciperanno Roma, Milan (fase preliminare), Napoli (direttamente alla fase gironi grazie alla vittoria della Coppa Italia).
Per conoscere la composizione della nuova Serie A 2020-2021, occorrerà attendere i playoff di Serie B i quali decreteranno la terza squadra ad essere promossa nella massima serie dopo Benevento e Crotone.
Il sistema calcio
Durante il periodo del lockdown, mentre l’intera Nazione versava in una situazione drammatica, Lega Calcio e FIGC passavano le giornate a fomentare l’immediato ritorno al calcio giocato. Dopo tutta una serie di confronti con le Istituzioni alla fine si decise di riprendere solo i campionati di Serie A e Serie B.
In altri Stati Europei come la Francia e l’Olanda, al contrario, si optava per la chiusura della stagione. In Italia, Paese dalle mille contraddizioni, tutti gli altri sport – compresi quelli amatoriali – venivano rinviati e/o sospesi mentre il calcio ripartiva come se nulla fosse. Perchè?
La risposta a questo interrogativo ci viene data direttamente da un documento presentanto, a stampa e Istituzioni, da alcuni gruppi di tifoserie sabato 1 agosto. Il primo punto del suddetto documento risulta essere emblematico in quanto chiarisce perfettamente chi gestisce le fila del calcio italiano. “Il crollo del“sistema calcio” italiano si palesa sotto gli occhi di tutti nel momento in cui le Pay-TV minacciano, a seguito dell’attuale stop del campionato, di non pagare 1 delle 6 rate dei diritti televisivi concordati,delle quali 5 sono già state saldate e di cui l’ultima il 1 marzo 2020.” Un sistema ormai da troppi anni ostaggio delle Pay-TV. Fondato sull’affarismo più becero, che coinvolge tra l’altro presidenti, procuratori e calciatori, il calcio è divenuto un prodotto che costa troppo e rende poco.
Cosa chiedono gli ultras?
“Si riparta dall’impulso dato dalla gente, senza ostacolare la voglia di andare allo stadio, di vivere l’atmosfera di settori ribollenti di passione, il boato e l’abbraccio dopo un goal. Fare un passo indietro e ripartire dalle basi: calciatori scelti per capacità ed attaccamento, spalti gremiti, passione per la maglia, inteso anche riflesso nell’operato delle società. Non neghiamo la necessità di poter offrire il “prodotto” anche attraverso i media, ma questo non deve e non può essere una delle principali fonti di guadagno al punto da manovrare i fili di tutta la baracca. Prezzi popolari ed iter facilitati per l’acquisto dei biglietti. Una minore dipendenza dalle televisioni. Salary cap. Ridimensionamento dei compensi dei procuratori e manovre fiscali sostenibili sono solo alcune delle proposte che siamo pronti a discutere.” “Uno sport a misura di tifoso” è l’unica strada da percorrere per fare ripartire il calcio nell’Italia post-lockdown.
Il Governo, per l’occasione rappresentato dalla figura del Viceministro degli Interni Vito Crimi, sembrerebbe essersi dimostrato disponibile sia per la riapertura degli stadi, sia per la revisione del Protocollo del 2017 riguardo il superamento della Tessera del tifoso. Pertanto, l’auspicio è che questo incontro sia stato da stimolo per Istituzioni e politica e che ben presto si possano raccogliere i frutti tanto desiderati.
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