Calenda-Renzi, “se sono rose ri-fioriranno”

Calenda-Renzi, “se sono rose ri-fioriranno”

Il 4 ottobre si è celebrato San Francesco. E forse coinvolto nel mistico periodo di “fratello Sole e sorella luna”, Renzi “apre” inaspettatamente a Calenda e gli tende una mano per una alleanza alle prossime Europee. ”Io a Calenda gli voglio bene”, gongola Matteo negli studi televisivi di Vespa.

Ma l’impressione è che poi neanche lui ci creda più di tanto

Renzi ricorda che ha sempre aiutato Calenda fin dagli inizi della sua carriera politica, lo ha appoggiato alla sua candidatura a sindaco di Roma e a quella di europarlamentare. Lo ha aiutato nel 2022 a presentarsi alle politiche con il suo partito, che non aveva le firme sufficienti per presentarsi alle elezioni politiche, e ha affidato sempre a lui la costruzione del terzo polo. Certo la riconoscenza non è di questo mondo. Ma nonostante ciò Renzi porge l’altra guancia a Calenda per la tornata europea del prossimo 9 giugno.

Calenda al momento non dà invece l’impressione di essere molto “centrato”

Il suo percorso politico è costellato da cambi di direzione che neanche nei gran premi di F1. Calenda lascia tutti i suoi piani politici a metà del guado. E’ un tumulto di idee, incarichi, ricerche di alleanze, senza mai una reale visione nel costruire progetti politici. Dal punto di vista manageriale potremmo definirlo come una azienda senza piani industriali e business plan. Viceministro, ministro, candidato a sindaco di Roma, consigliere comunale capitolino (carica che lascia nel dicembre 2021), europarlamentare (incarico che abbandona a ottobre 2022, dopo essere divenuto senatore eletto in un collegio uninominale della Sicilia), sconfitto nel suo collegio elettorale Roma Municipio XIV, in quanto superato dalla candidata Lavinia Mennuni di FDI e Emma Bonino di +Europa.

Renzi lo rinomina da Vespa

“Calenda/calendario” nel senso che cambia idee ogni mese, ogni giorno. Pensieri e parole in ordine sparso.

Calenda, la scorsa domenica in un incontro alla casa del popolo di San Bartolo a Cintoia, a chi lo pressava su un futuro accordo con Renzi, ha ribattuto “Ma Matteo chi?”. Battuta divertente, ma poco credibile, fatta forse per ingraziarsi Nardella, anche lui relatore all’incontro di Firenze. Battuta che fa intendere come la telenovela della coppia di fatto più strana della politica italiana appassioni più di quella tra Belen e De Martino. E che forse sotto l’acredine che c’è in ogni separazione vi è sempre uno sprazzo di speranza.

E’ però ormai chiaro che quello fra i due sia stato più un matrimonio di interesse che di amore. Alle elezioni politiche la loro alleanza serviva, per ragioni diverse, per la sopravvivenza. Le loro personalità hanno finito per distruggere un progetto politico che aveva un senso nel panorama politico italiano. Tanti elettori avevano creduto nel terzo polo.

E adesso? Per ora i due “ex affratellati” guardano verso direzioni opposte

Renzi attende buono buono il momento in cui in Forza Italia cadrà il mito di Berlusconi e strizza l’occhio a destra. Calenda in maniera sgangherata guarda a sinistra, prova a creare una sorta di PD 2.0, puntando adesso all’accordo con Nardella che dopo aver finito i suoi mandati a sindaco di Firenze, a causa dei suoi problemi con la Schlein, ha necessità di trovare da qualche parte – possibilmente come eurodeputato – una collocazione.

Nardella è ben conscio dei limiti di Calenda. Nardella sa che Calenda una mattina si può svegliare e fra la barba e la colazione decidere diversamente, anche in modo opposto, rispetto al giorno prima. Non è attendibile.

La verità è che il centro sta aspettando ancora un leader. Nell’attesa tutto può accadere. Anche una nuova “rifioritura di rose” tra Renzi e Calenda, sotto la bandiera blu a stelle dell’Unione europea.

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