CAPOLINEA O PASSANTE?

ROMA

CAPOLINEA O PASSANTE?

Gli equilibri mondiali sono in crisi.
Il Medioriente si trova in guerra con se stesso (e questo non risulta essere certo una novita’) e forse anche con buona parte del resto del mondo.

L’Europa Orientale e’ travolta da una guerra piu’ lunga e sanguinosa di quanto molti avrebbero previsto e vecchie ruggini irrisolte sono tornate a galla, insieme a nuovi timori

Allo stesso tempo, mentre nell’Unione Europea, seppur con qualche differenza dovuta allo spostamento verso destra della compagine politica di alcuni Stati membri conseguita alla crisi di alcune identita’ nazionali, i valori e principi fondamentali non sembrano in discussione, gli Stati Uniti si accingono a decidere chi sara’ il prossimo Presidente.

Le differenze tra i due candidati sono sostanziali nei proclami e nei discorsi da campagna elettorale, ma cosa potranno e saranno in grado di fare dopo le elezioni lo scopriremo solo in seguito.

La nostra cultura occidentale dove si trova all’interno di questo dipinto non proprio roseo?

Su un binario che porta ad un capolinea o si sta semplicemente assestando per ripartire forte della storia che la contraddistingue?

In molti, tra scienziati, storici e filosofi hanno ipotizzato la fine della nostra cultura, in maniera piu’ o meno traumatica e in tempi piu’ o meno brevi.

Nella cultura occidentale non si creano interpretazioni dal nulla, ma si interpretano in modo piu’ o meno diverso dei testi che sono sempre piu’ o meno i medesimi. Il punto di origine di tale filone e’ la Grecia del V secolo a.C., quando sono stati sollevati per la prima volta dei problemi a cui si sono date delle risposte a cui ancora oggi guardiamo.

Il regime democratico, nato ad Atene nel 507 a.C. ad opera di Clistene, che introdusse il nuovo ordinamento cancellando la vecchia aristocrazia dei nobili magistrati, teoricamente e’ venuto meno nel 322 a.C. con la conquista macedone, ma nei fatti rappresenta tuttora la nostra guida

Sebbene le differenze quantitative (una polis contava qualche migliaio di abitanti, mentre uno Stato moderno ne ha diversi milioni) e qualitative (una polis greca non possedeva ne’ apparato burocratico ne’ amministrazione e per questo non era distinta in alcun modo dai suoi cittadini, mentre uno Stato moderno non sopravviverebbe in mancanza di questi due elementi) siano sostanziali, i valori fondanti tra democrazia antica e democrazia contemporanea sono condivisi e si sostanziano in prima battuta nel principio di uguaglianza e in quello di liberta’.

Due valori cosi’ sentiti che la Costituzione Italiana li ha posti agli articoli 3 e 13, e che, ancora prima di essa, avevano trovato casa nelle Carte costituzionali piu’ importanti della storia dell’umanita’

La Roma antica (e lo afferma Cicerone nel De Republica) come gli Stati Uniti d’America molti secoli dopo (ne discussero a fondo i suoi fondatori) hanno preso in considerazione un regime misto tra democrazia e aristocrazia.

Nonostante la frattura medievale che conosceva dei forti poteri periferici, basati su rapporti personali, un potere centrale evanescente e una societa’ gerarchica che si fondava sulla disuguaglianza, con la riscoperta di Platone, Aristotele e Giustiniano, grazie alla grande cultura araba del XII secolo, alla rinascita economico sociale delle citta’, si accompagnava un cambiamento politico giuridico che si fondava sull’autogoverno del popolo, tramite sorteggio misto a meccanismi elettorali, e sulla sua capacita’ autonormativa.

Da allora fino al Settecento il terreno politico giuridico ha subito lenti o, a volte, traumatici e improvvisi processi di trasformazione che hanno portato alla nascita dello Stato moderno

Ci sono state delle parentesi, come quella delle monarchie assolute o della rivoluzione inglese, ma il processo di crescita, con lo sguaardo sempre volto alla Politica di Aristotele, non si e’ mai interrotto del tutto, fino all’evento che ha dato vita all’eta’ moderna e spazzato via l’Ancien Regime.

Ed anche dopo la Rivoluzione Francese, tante cose sono successe e tanti scossoni hanno sconvolto la societa’, ma sempre guardando al nostro passato, alla Roma Repubblicana, al mito dell’Impero e, adesso, ai grandi testi sui diritti e sull’unita’ dei popoli europei.

I millenni passano ma la nostra cultura e’ ancora viva. Sta a noi non farla morire, continuare a studiarla come e’ stato fatto fino ad ora e far si’ che anche i giovani lo facciano, valorizzandola e apprezzandola.

Non e’ nemmeno troppo difficile, vista la sua ricchezza e la bellezza che ha generato

Non e’ morta in 2500 anni, credo che anche la mia generazione e quelle future abbiano la possibilita’ di custodirla altrettanto bene purche’ imparino ad averne rispetto.

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